Anche l’Italia riconosce lo Stato di Palestina? Meloni frena: “Adesso sarebbe controproducente”
- Postato il 26 luglio 2025
- Politica
- Di Il Fatto Quotidiano
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“Il riconoscimento dello Stato di Palestina, senza che ci sia uno Stato della Palestina, può addirittura essere controproducente per l’obiettivo”. Giorgia Meloni lo dice in un’intervista a Repubblica, spiegando di non avere alcuna intenzione di seguire la scelta di Emmanuel Macron, che poche ore fa ha ufficializzato la volontà francese di riconoscere lo Stato di Palestina, sfidando l’ira di Israele e la contrarietà di Donald Trump. La premier italiana non cambia linea: “L’ho detto varie volte, anche in Parlamento – sostiene Meloni – L’ho detto alla stessa autorità palestinese e l’ho detto anche a Macron”, rivendicando coerenza nelle sue posizioni. Per la presidente del Consiglio, il riconoscimento diplomatico rischierebbe di essere un gesto puramente simbolico, capace però di generare effetti distorti: “Se qualcosa che non esiste viene riconosciuto sulla carta, il problema rischia di sembrare risolto, quando non lo è”, spiega.
Meloni rivendica quindi di essere “favorevolissima allo Stato della Palestina”, ma precisa che la creazione di uno Stato richiede un processo politico concreto, “capace di andare oltre le dichiarazioni di principio”. Per questo motivo, pur condividendo l’obiettivo finale, la premier boccia la tempistica scelta da Parigi: “Non sono favorevole al suo riconoscimento a monte di un processo per la sua costituzione“, sottolinea.
Le dichiarazioni della leader di Fratelli d’Italia provocano gli attacchi dell’opposizione. “Su Gaza, come ormai su tutto il resto, Meloni pende dalle labbra di Donald Trump“, dice Roberto Speranza, deputato del Pd, riferendosi alla dichiarazione del presidente degli Stati Uniti dopo il riconoscimento della Palestina da parte della Francia: “Quello che pensa Macron sulla Palestina non conta nulla”. “Le dichiarazioni di Giorgia Meloni sul riconoscimento dello Stato di Palestina sono gravi e inaccettabili. Dire che non è il momento e che sarebbe addirittura controproducente, mentre a Gaza si continua a morire di fame e sotto le bombe, è il segno di una totale subalternità politica e morale al carnefice Netanyahu e alla destra israeliana”, dice invece Angelo Bonelli dell’Alleanza Verdi Sinistra.
La linea della premier, però, deve fare i conti con sfumature diverse all’interno della sua stessa maggioranza. Il Ministro degli Esteri e leader di Forza Italia, Antonio Tajani, pur condividendo la cautela, pone l’accento sulla reciprocità: “L’Italia è per la soluzione due popoli e due Stati, ma il riconoscimento del nuovo Stato palestinese deve avvenire in contemporanea con il riconoscimento da parte loro dello Stato di Israele”. Tajani ha poi aggiunto che “è giunto il momento di arrivare ad un immediato cessate il fuoco”. Al leader di Forza Italia ha replicato l’opposizione, con la deputata Pd Laura Boldrini che ha ricordato come “l’Autorità nazionale palestinese riconosca già Israele, da tempo”. Più possibilista è apparso il presidente leghista della Camera, Lorenzo Fontana: “La cosa non mi vede contrario, però non so se si risolve il conflitto”. Una timida apertura subito “corretta” da una nota del Carroccio, che ha posto condizioni nette: “Prima serve il rilascio degli ostaggi e lo scioglimento di Hamas”.
I leader di Francia, Gran Bretagna e Germania – Emmanuel Macron, Keir Starmer e Friedrich Merz – hanno discusso del tema in una videochiamata ieri pomeriggio, confermata dall’Eliseo e dalle agenzie internazionali. Secondo fonti italiane, Londra avrebbe chiesto di coinvolgere anche Meloni, ma la partecipazione sarebbe stata osteggiata dallo stesso presidente francese. Il governo italiano, dall’inizio del conflitto seguito agli attacchi terroristici del 7 ottobre, ha mantenuto un atteggiamento prudente, storicamente vicino alle posizioni israeliane. Negli ultimi mesi, tuttavia, Roma ha avviato un progressivo distacco da Tel Aviv, spinta dall’opinione pubblica e dalle crescenti critiche occidentali verso il genocidio messo in atto da Israele nei confronti del popolo palestinese.
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