Anche l’Italia può aiutare a includere Taiwan nell’Onu. Parla l’amb. Tsai

  • Postato il 18 settembre 2024
  • Esteri
  • Di Formiche
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“L’Italia può contribuire al riconoscimento internazionale di Taiwan intensificando le relazioni economiche e commerciali con Taiwan, esplorando nuove opportunità di collaborazione nei settori strategici”, dice Vincent Tsai, che guida l’Ufficio di Rappresentanza di Taipei in Italia (ossia l’ambasciatore di Taiwan a Roma), intervistato da Formiche.net in vista della prossima Assemblea Generale delle Nazioni Unite (UNGA). Taiwan sta portando avanti una campagna per l’inclusione e per contrastare la distorsione della Risoluzione 2758 da parte della Repubblica Popolare Cinese, chiedendo una maggiore partecipazione del Paese alle attività dell’Onu. In un contesto globale sempre più attento alle dinamiche della regione Indo Pacifico, l’ambasciatore ha spiegato come l’inclusione taiwanese sarebbe un vantaggio per la comunità internazionale – e anche l’Italia può avere un ruolo in questi sforzi.

Taiwan ha lavorato molto per partecipare alle attività della comunità internazionale. Può condividere alcuni dei successi ottenuti negli ultimi anni?

Taiwan ha ottenuto diversi successi significativi nei suoi sforzi per impegnarsi con la comunità internazionale, nonostante le pressioni diplomatiche imposte dalla Repubblica Popolare Cinese. Negli ultimi anni, Taiwan ha rafforzato le sue relazioni con Paesi che condividono i nostri valori di libertà, democrazia e rispetto dei diritti umani. Un esempio è il crescente sostegno da parte di nazioni come gli Stati Uniti, che hanno ripetutamente espresso il loro supporto a Taiwan, riconoscendo il contributo positivo che possiamo offrire alla comunità internazionale. Inoltre, il Senato australiano ha recentemente approvato all’unanimità una “mozione urgente” che condanna la distorsione cinese della Risoluzione 2758, evidenziando il crescente riconoscimento del nostro diritto a partecipare alle Nazioni Unite.

Taiwan ha dimostrato di essere un attore responsabile e collaborativo sulla scena internazionale. Abbiamo dato un contributo sostanziale in settori come la salute pubblica, fornendo assistenza medica e know-how tecnologico a vari paesi, soprattutto durante la pandemia di Covid-19. Taiwan è anche un leader nella tecnologia e nell’innovazione, con un’economia dinamica che contribuisce in modo significativo al commercio globale. Non possiamo dimenticare che questi successi sono stati ottenuti nonostante le continue pressioni di Pechino per isolarci diplomaticamente. Questo dimostra la resilienza e la determinazione del popolo taiwanese a contribuire positivamente alla comunità internazionale.

Quest’anno il vostro governo sta promuovendo una campagna in occasione della prossima Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Quali sono i punti chiave sollevati dal vostro Paese?

Quest’anno Taiwan sta lanciando una vigorosa campagna per l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per contrastare la distorsione della Risoluzione 2758 da parte della Cina. Uno dei nostri punti chiave è sottolineare come questa distorsione minacci la pace e la stabilità nella regione dell’Indo Pacifico. Pechino usa la risoluzione come pretesto per legittimare le sue pretese su Taiwan e giustificare potenziali azioni aggressive nei nostri confronti. È essenziale che la comunità internazionale comprenda che la Risoluzione 2758 non determina la sovranità di Taiwan, né legittima le rivendicazioni cinesi.

Inoltre, stiamo esortando l’Onu a riconoscere che Taiwan ha il diritto di partecipare in modo significativo agli eventi delle Nazioni Unite. La partecipazione di Taiwan non è solo moralmente e legalmente giusta, ma anche benefica per la comunità internazionale, data la nostra volontà di promuovere la pace, lo sviluppo sostenibile e la dignità umana. Infine, chiediamo al Segretariato onusiano di mantenere una posizione neutrale e di smettere di usare la Risoluzione 2758 come motivo per escludere Taiwan. Il nostro obiettivo è fare in modo che la comunità internazionale comprenda che la nostra richiesta di partecipazione non proviene solo dal governo taiwanese, ma riflette anche la volontà del popolo taiwanese, che desidera essere riconosciuto e contribuire alla società globale.

Quale impatto vi aspettate dalla campagna di quest’anno?

Crediamo che la campagna di quest’anno possa avere un impatto significativo, soprattutto in un contesto globale sempre più consapevole delle dinamiche nel Mar Cinese Meridionale e dell’importanza strategica di Taiwan. Sebbene non ci aspettiamo un cambiamento immediato nella posizione delle Nazioni Unite, crediamo che questa campagna aumenterà ulteriormente la consapevolezza internazionale della nostra situazione e della necessità di una partecipazione taiwanese più inclusiva.

È importante notare che, sebbene non vi siano dichiarazioni esplicite da parte della comunità internazionale a sostegno della nostra partecipazione, c’è un crescente sostegno implicito. Molti Paesi, compresi i membri del G7, hanno mostrato apertura verso Taiwan, riconoscendo la nostra importanza non solo a livello regionale, ma anche globale. Il veto della Repubblica Popolare Cinese rimane un ostacolo significativo, ma l’assenza di un ostracismo esplicito da parte della comunità internazionale dimostra che c’è spazio per il dialogo e la cooperazione. Questo ci incoraggia a continuare a costruire alleanze e a lavorare per una maggiore integrazione di Taiwan nel sistema internazionale, un obiettivo supportato non solo dal governo ma anche dalla volontà popolare della nostra nazione.

Il governo enfatizza ragioni specifiche per includere Taiwan nelle Nazioni Unite, come l’economia globale, la sicurezza internazionale e il commercio mondiale. Quanto è importante anche sottolineare la volontà del popolo taiwanese?

È cruciale. Non stiamo parlando solo di interessi governativi o economici, ma della volontà di un intero popolo. La società civile taiwanese è determinata a partecipare alla comunità internazionale e a contribuire a un mondo più sicuro e prospero. Ignorare le voci di 23,5 milioni di persone sarebbe un grave errore. Includere Taiwan nelle Nazioni Unite non risponderebbe solo a una necessità di equità e giustizia, ma sarebbe anche un passo fondamentale per garantire che nessuno sia lasciato indietro, come promesso dall’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile.

Di fronte a tutto ciò che abbiamo detto, cosa dovrebbe fare l’Italia, anche alla luce della protezione degli interessi reciproci con un partner come Taiwan?

L’Italia ha già espresso il suo sostegno a Taiwan in diverse occasioni, unendosi alle voci dei suoi alleati, come nel G7, chiedendo che Taiwan venga accolta nei fori internazionali come l’Onu, l’Oms, l’Unfccc e altri. Apprezziamo molto questo sostegno e speriamo che possa continuare in tutti i forum possibili.

Quello che chiediamo all’Italia è di osservare attentamente il contenuto della Risoluzione 2758 delle Nazioni Unite sul ripristino dei diritti della Repubblica Popolare Cinese nell’Onu, e di tenere sotto controllo il modo in cui Pechino ne sta distorcendo il significato per adattarlo al suo “One China Principle” e rivendicare la sovranità su Taiwan, nonostante la risoluzione non menzioni mai Taiwan.

Inoltre, speriamo che l’Italia, in quanto membro importante dell’Ue, possa usare la sua influenza in Europa per aumentare il sostegno alla partecipazione di Taiwan alle organizzazioni internazionali, per esempio condividendo i nostri progressi nella scena internazionale, come il rispetto e il raggiungimento degli Sustainable Development Goals dell’Onu.

Nel concreto, intensificare le relazioni bilaterali?

A livello bilaterale, un modo concreto in cui l’Italia potrebbe contribuire è intensificando le relazioni economiche e commerciali con Taiwan, esplorando nuove opportunità di collaborazione nei settori strategici. Questi legami non solo porterebbero benefici reciproci, ma dimostrerebbero anche che Taiwan è un partner affidabile e prezioso per l’Italia e l’Europa.

È essenziale che l’Italia continui a promuovere e sostenere i principi democratici, ricordando che il sostegno a Taiwan non è solo una questione geopolitica, ma anche un impegno morale verso un partner che condivide i nostri valori. Aiutare Taiwan significa contribuire a un mondo più giusto, equo e stabile, in cui ogni nazione e ogni popolo ha il diritto di determinare il proprio destino e di partecipare alla comunità internazionale.

Autore
Formiche

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