Anche in Campania il campo largo traccheggia. Nel Pd espulsioni e congressi congelati

  • Postato il 18 dicembre 2025
  • Di Il Foglio
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Anche in Campania il campo largo traccheggia. Nel Pd espulsioni e congressi congelati

In ogni regione in cui vincono iniziano a mostrare crepe che rischiano di diventare voragini. E anche all’interno del campo largo iniziano sempre più spesso a chiedersi: ma chi ce l’ha fatto fare? Lo si è visto bene in Sardegna, dove la presidente Alessandra Todde è finita nel fuoco incrociato degli alleati. Ma anche in Campania, a meno di un mese dalla vittoria elettorale di Roberto Fico, la situazione non è granché esaltante. L’ex presidente della Camera sapeva non sarebbe stata una passeggiata di salute provare a costruire la squadra di governo regionale. Eppure forse nemmeno lui si aspettava una serie di trattative così intricate e tra di loro intrecciate, con al centro Piero De Luca, figlio dell’ex presidente Vincenzo. Che legano la costruzione della squadra regionale alla tenuta sui territori, con pezzi di Pd che già mostrano segnali di sfaldamento (vedi i congressi che saltano e le epurazioni in alcune province).

Ieri c’è stata ufficialmente la proclamazione presso la Corte d’appello di Napoli degli eletti in Consiglio regionale, la cui prima seduta si terrà il 29 dicembre. Da adesso il presidente Fico ha venti giorni per insediare la giunta. E l’umore che circola nel suo entourage è che possa prenderseli tutti, sciogliendo i nodi dopo le feste. Questo anche in ragione di un protagonismo, quello del deputato e segretario del Pd campano Piero De Luca, che a dire dei 5 stelle starebbe conducendo negoziazioni non solo per i dem. Ma anche, suggerisce qualche pentastellato indispettito, per dare rilievo alle rivendicazioni della lista “A Testa Alta”, legata al padre Vincenzo, che nelle urne ha pesato oltre l’8 per cento e che adesso rivendica alcuni ruoli strategici all’interno della giunta. Le trattative si muovono sull’asse Fico-De Luca, e da quest’ultimo diramano verso Mario Casillo, Marco Sarracino e Igor Taruffi. Casillo è il capogruppo uscente del Pd, i “suoi” candidati sono andati molto bene nelle urne e da questa posizione di forza rivendica la vicepresidenza. Che però potrebbe andare anche a Marco Sarracino, deputato schleiniano che non lo vedrebbe come un downgrade. Anche per questo Taruffi maneggia, ma solo limitatamente, il dossier. A ogni modo proprio questo mancato sblocco su una figura come Casillo ha fatto sì che slittasse il congresso del Pd a Napoli: le candidature in teoria scadrebbero domani, ma siccome Casillo vuole prima vedere come andrà a finire la partita legata alla giunta, il congresso è stato posticipato e si terrà a gennaio. Della serie: per concedere la segreteria cittadina a uno di area “schleiniana” (rispetto al segretario attuale Peppe Annunziata), vuole prima che si chiarisca il suo futuro personale. Se vicepresidenza non sarà, Casillo ambisce almeno all’assessorato ai Trasporti. Anche in questo caso si tratta di un incastro che tocca anche un altro veto: quello nei confronti del “deluchiano” Fulvio Bonavitacola, ex vicepresidente che Fico non vuole riconfermare e che non vorrebbe nemmeno inserire in giunta. Per placare i continui attacchi di Clemente Mastella, poi, i maggiorenti dem starebbero ipotizzando per il figlio Pellegrino la presidenza del Consiglio regionale. Si vedrà.

Fatto sta che dal fronte territori le grane per il Pd non arrivano solo dal congelamento del congresso a Napoli. Negli ultimi giorni Susanna Camusso, commissaria del partito nella provincia di Caserta, ha firmato l’espulsione di 24 tra ex amministratori e dirigenti con la tessera del Partito democratico, tra cui gli assessori dell’amministrazione comunale guidata dall’ex sindaco Guido Marino, poi caduto per infiltrazioni mafiose. Il motivo? Avrebbero fatto campagna elettorale, o addirittura si sarebbero candidati, con liste non appartenenti al campo largo. Per quel che riguarda i congressi del Pd che si dovrebbero celebrare nelle diverse province campane, oltre allo slittamento di Napoli risalta il caso di Avellino. Per il congresso regionale di fine settembre (quello che ha incoronato Piero De Luca senza avversari) in alcuni comuni dell’Irpinia si registrarono zero votanti. E dire che lo scorso congresso era stato attenzionato anche da Striscia la notizia perché, nel 2021, ci furono circa 10 mila iscritti online in una sola notte. Anche per questo c’è chi preferirebbe prendere tempo e rimandare, come successo nel capoluogo. Intanto Fico aspetta ma il suo sembra essere più uno stallo imposto che una strategia.

 

 

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Il Foglio

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