“Anche i 14enni in coda per il crack”. Residenti della Darsena sul piede di guerra: “Serve un approccio radicale”

  • Postato il 7 agosto 2025
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  • Di Genova24
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Darsena, droga e degrado

Genova. “Il centro storico di Genova, che dovrebbe essere il nostro orgoglio e la nostra vetrina verso il mondo, versa oggi in condizioni allarmanti. Le zone della Darsena, di Prè, dell’ex Ghetto e di via del Campo sono diventate teatro di un degrado che non possiamo più ignorare o minimizzare. Si parla spesso di presa in carico dei tossicodipendenti, ma la realtà è ben diversa dalle belle parole. La maggior parte dei consumatori non ha alcuna intenzione di farsi aiutare, preferendo continuare nel proprio percorso autodistruttivo. Di fronte a questa evidenza, quale strategia concreta si intende adottare?“.

Con queste parole inizia la lettera che i residenti e i lavoratori della Darsena hanno inviato a Genova24 a seguito dell’intervista pubblicata nei giorni scorsi nella quale gli esponenti della nuova giunta Salis, hanno spiegato l’approccio che si vuole approntare per il risolvere una delle criticità più dirompenti della nostra città, vale a dire la sicurezza e la lotta al degrado in centro storico e in particolare nel quartiere di Darsena e via Rubattino.

Tra le priorità quello di arginare un fenomeno che nei fatti da anni sta diventando sempre più ingombrante, vale a dire quello della droga. Ma non parliamo di “semplice” spaccio, come magari si poteva vedere una decina di anni fa tra i vicoli della movida, ma bensì una vera propria ecatombe di giovani e giovanissimi che restano invischiati nel consumo di droghe pesanti, crack ed eroina su tutti, sostanze tornate con prepotenza al centro del mercato degli stupefacenti, con un ciclo di compravendita e assunzione h24. “Ogni sera e ogni giorno vediamo tantissimi ragazzi e anche ragazzini che vanno a comprare la droga in Darsena. Ci sono in fila anche dei 14enni. Il problema però non si risolve spostandolo – scrivono i residenti che in questi mesi si sono associati in gruppi informali di cittadini – Trasferire il problema da una strada all’altra non è una soluzione, è semplicemente un gioco delle tre carte che non inganna nessuno. Lasciare che spacciatori, giocatori d’azzardo e sbandati occupino stabilmente i nostri spazi pubblici senza un intervento deciso non può essere considerato un progetto di riqualificazione. L’invio di quattro operatori che non conoscono nemmeno il territorio non può essere la risposta a problemi così radicati. I risultati, diciamocelo chiaramente, sono stati nulli. Anzi, durante un recente incontro pubblico in piazza del Roso, chi ha avuto il coraggio di denunciare gli spacciatori alle forze dell’ordine è stato etichettato come “spia”. Un paradosso che rivela quanto sia distorta la percezione del problema“.

Darsena, droga e degrado

A questo contesto la nuova giunta ha impostato una risposta sul medio periodo, con una soluzione “interdisciplinare”: affiancare il rafforzamento della sicurezza (leggi presidio del territorio) alla presa in carico dei tossicodipendenti e dei “disperati”, insieme ad una riprogettazione urbana e commerciale di questi territori. Un approccio che però non sembra essere stato accolto positivamente da alcuni dei residenti che ancora in queste ore documentano sui social situazioni di degrado, tra parcheggiatori abusivi, bivacchi di disperati e sporcizia lasciata ovunque: “Possediamo uno dei centri storico più belli e più estesi d’Europa, eppure lo lasciamo visitare ai turisti in condizioni pietose. Permettiamo che vengano scippati, che le loro auto vengano saccheggiate, che posteggiatori abusivi operino indisturbati. Questa non è accoglienza, è abbandono“.

Il senso di esasperazione è alto tra i residenti: “Ogni giorno dobbiamo fare i conti con fumatori di crack nei portoni e negli androni dei palazzi, persone che dormono per strada trasformando marciapiedi e piazze in dormitori all’aperto – scrivono – spacciatori che operano alla luce del sole e che puntano ragazzi e ragazzini, degrado igienico-sanitario, con spazzatura e bisogni corporali espletati in ogni angolo possibile”.

La richiesta, quindi, è quella di un approccio più forte: “Questa situazione non è più sostenibile – concludono – Serve un cambio di approccio radicale che affronti il problema alla radice, non che lo nasconda sotto il tappeto. È tempo di parlare chiaro e di pretendere soluzioni concrete, non pannicelli caldi o interventi di facciata. Il centro storico di Genova merita rispetto, i suoi abitanti meritano sicurezza, i turisti meritano accoglienza. È ora di agire davvero”.

Autore
Genova24

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