Analisi e previsioni della giornata di Borsa
- Postato il 10 marzo 2025
- Di Agi.it
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Analisi e previsioni della giornata di Borsa
AGI - I mercati arretrano incerti dopo che domenica in un'intervista a Fox Donald Trump non ha escluso nè una recessione nè un aumento dell'inflazione, pur minimizzando le preoccupazioni delle aziende sulla mancanza di chiarezza sui dazi. La scorsa settimana il presidente Usa ha congelato fino al 2 aprile le tariffe del 25% a Canada e Messico, ribadendo di essere pronto a reintrodurle dopo quella data, insieme ai dazi reciproci e senza aver tolto dal tavolo i rincari tariffari del 20% alla Cina, la quale oggi introdurrà le sue ritorsioni.
Intanto in Canada l'ex capo delle banche centrali di Canada e Inghilterra, Mark Carnery ha vinto la gara per sostituire Justin Trudeau come primo ministro e avrà il difficile compito di cercare di allentare le tensioni commerciali con Trump. Trudeau si è dimesso dalla carica di leader dei liberali al governo lo scorso gennaio, dopo mesi di lotte intestine e di scarsi sondaggi. Carney, che lo sostituirà immediatamente, ha assicurato che il governo canadese manterrà i dazi contro Washington, "finché gli americani non ci mostreranno rispetto" e che avrebbe indetto elezioni, per ottenere un mandato dal popolo per affrontare la battaglia sui dazi con Washington.
Oggi i future a Wall Street sono in calo, dopo una settimana tumultuosa, a causa dei tira e molla di Trump sui dazi e dei timori per la tenuta dell'economia Usa, mentre in Asia i mercati sono misti e in particolare cedono le Borse di Shanghai e soprattutto quella di Hong Kong, dopo che domenica le pressioni deflazionistiche in Cina si sono intensificate a febbraio, poiché sia i prezzi al consumo che quelli alla produzione sono diminuiti più del previsto, a causa della debole spesa dei consumatori. Intanto sul fronte valutario lo yen e il franco svizzero si sono rafforzati sul dollaro, poiché gli investitori si sono indirizzati verso queste valute rifugio per proteggersi dall'incertezza e dalla scarsa propensione al rischio che caratterizza in questa fase i mercati. Domenica Trump non ha voluto escludere che l'economia statunitense possa entrare in recessione quest'anno, dopo che la Fed di Atlanta ha lanciato l'allarme su una contrazione economica nel primo trimestre dell'anno. "Odio predire cose del genere. C'è un periodo di transizione, perché quello che stiamo facendo è molto grande. Stiamo riportando ricchezza in America.
È una cosa grande, e ci sono sempre periodi difficili, ci vuole un o' di tempo". Inoltre Trump non ha escluso che le sue tariffe potrebbero alimentare di nuovo l'inflazione. Tuttavia, il presidente si è anche scagliato contro quelle aziende che hanno espresso confusione sui suoi piani. Dicono sempre: "Vogliamo chiarezza", ha detto Trump a Fox News: "Sembra bello dirlo, ma per anni i globalisti hanno truffato gli Stati Uniti. Hanno portato via soldi agli Stati Uniti, e tutto quello che stiamo facendo è recuperarne una parte". Venerdì scorso è continuata la serie di dati economici deboli negli Stati Uniti, dopo che a febbraio il mercato del lavoro ha creato meno posti di lavoro del previsto, nel primo rapporto sulle buste paga che riflette le politiche di Trump sui dazi.
"A differenza della sua prima amministrazione - ha commentato Kyle Rodda, analista senior di Capital.com. - in cui i segnali di un rallentamento economico o di una correzione del mercato avrebbero comportato un cambiamento di rotta sulla politica, ora Trump è realmente concentrato su un cambiamento significativo e strutturale dell'economia, anche se cio' avviene a scapito della crescita a breve termine". E l'effetto sui mercati si fa sentire, non solo sulle Borse e sul dollaro, ma anche sui rendimenti dei titoli del Tesoro Usa, con il tasso a 10 anni che è scivolato al 4,257% e quello a due anni che è sceso al 3,956%.
Intanto l'euro ha guadagnato lo 0,3% a 1,0866 dollari e la sterlina è salita dello 0,2% a 1,2946 dollari, poiche', come spiega Vincenzo Bova, strategist di Mps, "la percezione dei mercati è cambiata. Adesso l'impressione è che l'economia europea possa avere una marcia in più grazie ai piani di investimento e di aumento della spesa per la difesa, mentre quella americana potrebbe peggiorare. Lo dimostra Wall Street che ha chiuso male, mentre l'azionario europeo è tornato sui massimi". "Tuttavia - aggiunge Bova- questa settimana potrebbe essere meno turbolenta di quella appena trascorsa, perche' Donald Trump ha rinviato l'introduzione degli aumenti dei dazi al 2 aprile, ma molto dipenderà dai dati sull'inflazione Usa che usciranno mercoledì.
Se l'inflazione si dovesse rafforzare non sarebbe un buon segnale per i mercati e neanche per i consumatori americani e per la Fed. Anzi diciamo che sarebbe veramente un problema, perché la Fed in questo momento non ha preso in considerazione gli effetti inflattivi dei dazi, mentre i mercati li temono. Se a febbraio i prezzi al consumo dovessero rafforzarsi i mercati, sia quelli azionari sia quelli obbligazionari, riprenderebbero a ballare.
Se invece i risultati dovessero essere quelli previsti, allora potremmo avere una settimana più tranquilla". La previsione è che mercoledì ci sarà un lieve rallentamento sia per quanto riguarda la componente generale, sia per quella 'core', anche se dagli ultimi sondaggi Ism si è registrato un aumento della componente "prezzi pagati" e il costo dell'energia è rimasto molto elevato a febbraio, per cui non e' da escludere una possibile sorpresa al rialzo. Intanto oggi in Giappone i salari reali sono diminuiti a gennaio dopo due mesi di lievi guadagni e l'inflazione ai massimi degli ultimi due anni ha trascinato verso il basso i salari reali. Per questo nella prossima revisione della politica monetaria del 18-19 marzo si prevede che la Banca del Giappone manterrà invariati i tassi di interesse.
Tutto ciò ha spinto oggi la Borsa di Tokyo e di Seul in rialzo, mentre in Asia il prezzo del petrolio è in calo dopo che Trump ha reso noto che sta valutando seriamente l'ipotesi di imporre sanzioni alle banche russe e tariffe sui prodotti russi per cercare di porre rapidamente fine alla guerra in Ucraina. Più in generale i future sull'EuroStoxx sono in rialzo e quelli a Wall Street sono in ribasso, sulla scia di un trend che tende a ripetere quello della scorsa settimana.
Questa settimana, comunque, il focus sara' sui dati sull'inflazione Usa. Oltre a quelli sui prezzi al consumo di mercoledì, avremo giovedi' quelli alla produzione, all'interno dei quali alcune componenti (prezzi aerei, servizi sanitari ecc.) rientreranno nel calcolo del Pce, la misura di inflazione preferita dalla Fed. Intanto oggi usciranno i dati sulla produzione industriale in Germania e a Bruxelles torneranno a riunirdi i ministri europei della difesa, mentre domani sarà pubblicato il sondaggio Nfeib relativo alle piccole imprese Usa, che al suo interno offrirà interessanti indicazioni sulle prospettive di inflazione e mercato del lavoro.
Occhi puntati venerdì sulla fiducia dei consumatori dell'Università del Michigan, che nell'ultima pubblicazione ha visto un deciso aumento delle aspettative d'inflazione. Sul fronte banche centrali, mercoledì si riuniranno gli istituti di Canada e Polonia, con Varsavia che dovrebbe tagliare i tassi di 25 punti base, mentre Ottawa dovrebbe mantenerli invariati. Da tenere sotto osservazione anche gli interventi di numerosi membri Bce, tra cui mercoledì quello della Presidente Lagarde e del capo economista Philip Lane, alla conferenza che si terra' a Francoforte, dai quali i mercati si aspetteranno dei chiarimenti su una possibile pausa nel ciclo dei tagli ad aprile.
Usa: Inflazione a febbraio attesa in lieve rallentamento ma potrebbero esserci sorprese
L'inflazione Usa a febbraio è attesa in lieve rallentamento. La previsione è che quella generale freni da +0,5% a +0,3% su base mensile e dal 3% al 2,9% su base annua. Anche l'inflazione 'core', al netto dei prezzi dell'energia e dei beni alimentari, dovrebbe rallentare passando dal 3,3% tendenziale al 3,2% e dallo 0,4% congiunturale allo 0,3%.
"Ci si aspetta un rallentamento - spiega Bova - ma l'impressione è che guardando le diverse componenti, in particolare i prezzi dell'energia e del gas a febbraio, c'è il rischio che possa invece esserci un'ulteriore tendenza al rialzo dell'inflazione". Inoltre è anche significativo che febbraio sarà il primo mese pieno del secondo mandato di Trump alla Casa Bianca e che quindi i dati terranno conto dell'effetto annuncio sui rincari dei dazi che l'amministrazione Trump ha iniziato a fare subito, appena insediata alla Casa Bianca. Il dato di mercoledì avrà inevitabilmente un effetto 'ago della bilancia' sulle decisioni della Fed. Al momento i mercati temono che ci sia un effetto dazi sulla crescita e scommettono su tre tagli Fed quest'anno. Tuttavia Powell venerdì si è detto ottimista sulla tenuta dell'economia americana e ha ribadito che la Fed "non ha fretta" di decidere sui tagli e preferirà restare alla finestra, in attesa di capire come evolve la situazione. "Per ora la Fed resterà in stand-by, ma il dato di mercoledì peserà sulle sue scelte, soprattutto se l'inflazione dovesse rafforzarsi".
BCE: mercoledì parlerà Lagarde ma su pausa tagli tassi la parola passerà ai 'Falchi'
Mercoledì sarà una giornata clou, perché oltre ai dati dell'inflazione americana, si terra' a Francoforte il convegno "The ECB and Its Watchers", in cui interverranno il presidente, Christine Lagarde, il capo economista, Philip Lane e diversi Governatori, tra cui il 'falco' della Buba, Joachim Nagel, e due 'colombre', il francese, Francois Villeroy de Galhau e lo spagnolo, Jose Luis Escriva. La scorsa settimana la Bce ha tagliato i tassi al 2,5% e ha segnalato che "la politica monetaria sta diventando significativamente meno restrittiva", frase tecnica che di fatto segnala un possibile rallentamento nei tagli ai costi di indebitamento. Christine Lagarde ha gia' detto che il cambiamento di formulazione non è stato "un piccolo cambiamento innocuo". E ha sollevato la possibilita' di sospendere la serie di tagli dei tassi della Bce, affermando che i decisori dei tassi saranno guidati dai prossimi dati.
Questo significa che da aprile ci potrebbe essere gia' una pausa nei tagli, anche se i trader al momento scontano ancora pienamente un ulteriore taglio di un quarto di punto quest'anno, probabilmente ad aprile, mentre la possibilità di un secondo taglio a giugno è scesa dall'85% al 60%. Resta il fatto che l'epoca delle decisioni unanimi dentro al direttivo Bce è finita. Mercoledì scorso il governatore della banca centrale austriaca Robert Holzmann, un 'falco' si è astenuto. E da aprile la divisione interna tra 'falchi' e 'colombe', tra chi chiede una pausa di riflessione sui tagli e chi invece non vuole farmarsi, si eccentuerà. "Al convegno di mercoledi' - spiega Bova - sarà interessante capire se ad aprile la Bce propenderà per una pausa o farà un nuovo taglio. Probabilmente Lagarde non si esporra' piu' di tanto, ma parleranno anche Villeroy, Nagel, i quali qualcosa diranno. E non escludo che faranno affermazioni più concrete, soprattutto i 'falchi', chiedendo una pausa".
Scontro tra Francia e Germania per l'acquisto di armi dall'Ue
La proposta di un'iniezione di 150 miliardi di euro nell'industria della difesa dell'Ue è diventata un motivo di attrito tra Francia e Germania. Berlino afferma che i nuovi finanziamenti da 150 miliardi di euro per l'industria della difesa dovrebbero essere aperti ai partner extra-Ue, come Gran Bretagna, Norvegia, Svizzera o Turchia. Ma Parigi non è d'accordo e il presidente francese Emmanuel Macron ritiene che "la spesa non dovrebbe essere destinata a nuovi kit già pronti che, ancora una volta, non sono europei". Per quanto riguarda le lacune nelle capacita' critiche dell'Europa, tra cui la difesa aerea, gli attacchi a lungo raggio, l'intelligence, la ricognizione e il targeting, secondo Parigi "il metodo dovrebbe consiste nell'identificare i migliori imprenditori e le migliori aziende europee".
I diplomatici di Bruxelles temono che l'iniziativa da 150 miliardi di euro possa essere ostacolata dallo stesso argomento che ha ritardato per più di un anno l'accordo sul Programma europeo per l'industria della difesa, un fondo da 1,5 miliardi di euro che eroga sovvenzioni per la difesa, un fondo da 1,5 miliardi di euro che eroga sovvenzioni per la difesa. Gli sforzi per implementarlo si sono bloccati quest'inverno dopo che Parigi ha chiesto un tetto alla quota che poteva essere spesa per componenti extra-UE. Gli alti funzionari della Commissione incaricati di redigere la proposta dettagliata nei prossimi 10 giorni sono stati invitati a collaborare strettamente con Parigi, Berlino e altre capitali per assicurarsi che la proposta non venga bloccata quando verrà sottoposta all'approvazione degli Stati membri.
Il governo polacco, che attualmente detiene la presidenza di turno dell'UE e ha il compito di presiedere le riunioni ministeriali del blocco, sara' sotto pressione per elaborare un accordo rapido, ma l'adesione francese è considerata essenziale anche se il paese può essere messo in minoranza, come dimostra il precedente EDIF. "Siamo a una fase in cui tutto questo deve essere risolto in nome della velocità, non della perfezione", ha affermato un diplomatico dell'UE coinvolto nei negoziati. "Ma se c'è stata riluttanza a far passare 1,5 miliardi di euro oltre le obiezioni francesi, come ci si aspetta che faremo con 150 miliardi di euro?". La commissione non ha rilasciato commenti.
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