Amedeo Goria e il De Chirico rubato ora all’asta: “Lo comprò mio padre, lo rivoglio”
- Postato il 5 novembre 2025
- Cronaca
- Di Blitz
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Lo ricorda benissimo, appeso nella casa dei genitori: “Era di una bellezza unica, con quei colori così forti, accesi”. Quel quadro, Il Canal Grande di Giorgio De Chirico, per Amedeo Goria non era solo un’opera d’arte, ma un frammento della propria famiglia. “Mio padre l’aveva comprato in una galleria di Torino per regalarlo a mia madre Irene. Era un periodo in cui c’era tensione tra di loro, era stato un modo per riconciliarsi. Lei aveva iniziato a stare a male e purtroppo morirà dopo pochi anni. In quel quadro c’è tutta la mia famiglia”.
Il padre Aldo, medico condotto a Chiaverano, nell’alto Canavese, aveva acquistato nel 1968 la tela Venezia (30×40 cm) per quasi otto milioni di lire. Cinque mesi dopo, i ladri entrarono in casa e la portarono via. Amedeo, allora quindicenne, non dimenticò più quel giorno: “Tornammo e trovammo tutto a soqquadro. Tra gli oggetti di valore mancava solo il quadro di De Chirico. Ho sempre pensato che fosse stato un furto su commissione, i ladri cercavano proprio quella tela”.
Il misterioso ritorno del quadro
La denuncia ai Carabinieri di Ivrea non portò risultati, e del dipinto si persero le tracce per oltre quarant’anni. Riappare nel 2010, ma la famiglia Goria ne viene a conoscenza solo nel 2023. Nel frattempo, Aldo è morto nel 2016 e la moglie Irene nel 1972. Amedeo, unico erede, scopre che l’opera era stata venduta all’asta da Christie’s nel 2015, battuta per 35 mila sterline, molto al di sotto della stima iniziale.
Le indagini rivelano che nel 2010 era comparso un nuovo proprietario, M.G., professionista di Ivrea, e che “la eccezionale contiguità dei luoghi induce a ritenere che il dipinto rubato sia rimasto nelle vicinanze del luogo di origine sin dalla data della sua sottrazione”. Quando M.G. decide di venderlo, si rivolge a Christie’s, che contatta la Fondazione Giorgio e Isa de Chirico per l’autenticazione. La prima richiesta viene respinta perché “l’opera è stata profondamente ridipinta”, poi approvata nel 2013 dopo un restauro, consentendo la vendita due anni più tardi.
L’indagine e la battaglia di Goria
Per i Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale, i tempi della vendita sono sospetti: l’asta si tiene “un anno prima della morte della vittima del furto, come attendendo il crepuscolo della vita dell’originario proprietario per riciclare il dipinto”. Gli investigatori parlano di “una conservazione maldestra e clandestina” e di “una profonda ripittura di un dipinto di tale importanza culturale ed economica, operata scelleratamente da personale non qualificato”.
I militari hanno chiesto alla Procura di Ivrea di disporre una perquisizione e ottenere i documenti da Christie’s anche tramite rogatoria internazionale, ma i magistrati valutano l’archiviazione per prescrizione dei reati di riciclaggio e ricettazione.
Amedeo Goria non si arrende: tramite l’avvocato Paolo Mendolicchio, ha presentato opposizione e l’udienza è fissata per il 2 aprile. “Non è giusto che finisca così – dice l’ex giornalista Rai –. Quel quadro è stato rubato dalla nostra casa e qualcuno non ha vigilato anche se era evidente la sua provenienza illecita. Adesso voglio sapere dove è finito, è giusto che torni in mio possesso. Lo devo ai miei genitori”.
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