Ambasciatore Iran in Vaticano al Fatto.it: “Nessuno può chiederci di non arricchire l’uranio. Esecuzioni e arresti? Questioni interne”

  • Postato il 26 giugno 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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“Cosa farebbe lei se, in piena notte, un Paese vicino bombardasse il suo territorio?”. Chiede empatia l’ambasciatore della Repubblica islamica dell’Iran presso la Santa Sede, Mohammad Hossein Mokhtari, intervistato da Ilfattoquotidiano.it presso l’ambasciata a Roma, da dove ha ribadito il suo disappunto per l’aggressione israeliana nei confronti di Teheran. “Erano i giorni dei colloqui indiretti sul nucleare qui a Roma, con il ministro degli Affari Esteri dell’Oman, e d’improvviso il regime sionista ha fatto saltare le trattative martirizzando un gruppo di persone tra cui vertici militari, scienziati, donne e bambini”, sottolinea l’ambasciatore mentre rielabora l’accaduto. “In base a quale regolamento delle Nazioni Unite si può giustificare tutto ciò?”. La guerra dei dodici giorni è finita, ma il clima rimane teso. “Talvolta i media non riportano la verità”, dice l’ambasciatore mentre chiede che le sue parole vengano riportate con precisione, in quanto riflettono la posizione del governo iraniano. Classe 1965, Mokhtari è nato a Qaemshahr, nella provincia del Mazandaran, situata a Nord dell’Iran, ha ottenuto un dottorato in Filosofia Occidentale presso l’Università di Durham, Inghilterra, e dal 2023 è ambasciatore in via Bruxelles.

Aytatollah Mokhtari, quali scenari si aprono dopo la guerra dei dodici giorni?
Siamo pronti a riprendere le trattative. Dopo la nostra risposta all’ultimo attacco statunitense, Washington e Tel Aviv hanno chiesto di fermare le ostilità. E noi, avendo solo esercitato il diritto alla legittima difesa, nell’osservanza dei nostri principi religiosi e dell’articolo 51 della Carta dell’Onu, abbiamo accettato il cessate il fuoco. Vale la pena sottolineare che in 7mila anni di storia l’Iran non ha mai attaccato per primo, ma si è solo difeso. Auspichiamo inoltre posizioni di condanna dell’aggressione da parte del governo italiano e del Vaticano: se fosse successo a voi noi avremmo preso posizione immediatamente.

Sottoscrivereste un accordo per fermare l’arricchimento dell’uranio in cambio della riduzione dell’embargo nei vostri confronti?
Nessuno Stato terzo ha diritto di farci una richiesta del genere. Partiamo dal dato: l’Iran fa parte del Trattato di non proliferazione delle armi nucleari (Npt), mentre il regime sionista non ne fa parte, che è già una garanzia di non arricchimento dell’uranio a fini bellici. Poi, l’utilizzo dell’uranio a scopi pacifici è un nostro diritto. Altri dettagli vanno risolti nelle trattative che noi stavamo seguendo fino a quando non siamo stati attaccati. Noi non cerchiamo armi nucleari: sarebbe vietato anche in ambito religioso, e ci sono Fatwa, norme fondamentali, che ne impediscono lo sviluppo.

Tuttavia il parlamento iraniano ha dato l’ok per sospendere la sua collaborazione con l’Agenzia internazionale per l’energia nucleare.
È una decisione sovrana del Parlamento iraniano. Oppure qui si crede nella democrazia solo quando fa comodo? La decisione del Parlamento dovrà poi passare dall’Alto consiglio nazionale della sicurezza, che deciderà se rendere esecutiva o meno la decisione. A proposito dell’Aiea: nessuno ha il diritto di attaccare i siti nucleari di Stati terzi per il rischio di radiazioni, eppure è stato fatto nei nostri confronti.

Ma questa decisione potrebbe ledere la fiducia degli Usa e dei Paesi europei.
Da quanti anni si dice “fra sei mesi l’Iran avrà sviluppato l’Atomica”?. Sono tutte scuse, non cerchiamo armi atomiche. E non sappiamo più come farvelo capire. L’Iraq, nei primi anni duemila, non aveva mica le armi di distruzione di massa. La verità è che per qualcuno è un problema la nostra indipendenza e la ferma decisione di non sottoporci all’imperialismo. La fiducia? È tutta da ricostruire dopo le ultime settimane, visto che non sappiamo cosa aspettarci.

E ritiene che si possa ripartire dal Vaticano?
Le parlerò in ottica di Filosofia politica: le grandi organizzazioni internazionali sono state create quasi tutte dopo la Seconda guerra mondiale per portare ordine nelle relazioni tra Stati. Oggi non è così, si veda quello che succede a Gaza, con stragi quotidiane di bambine e bambini senza che nessuno faccia nulla. Si veda quello che succede nell’America di Trump. Perciò, in un tempo in cui le organizzazioni internazionali perdono la loro legittimità la religione può venire d’aiuto alle persone. E il Vaticano potrebbe essere un collante, anche per gli altri leader religiosi, al fine di fermare l’escalation. Ma è soltanto una proposta.

Bene alzare la voce per Gaza, ma solo nel 2024, secondo Amnesty, mille persone sono state condannate a morte e tanti giornalisti imprigionati, compresa l’italiana Cecilia Sala.
È un tema che spetta all’ambasciata iraniana presso il Quirinale, ma per fare chiarezza a Gaza c’è uno Stato, Israele, che fa stragi quotidiane contro gli innocenti. Sulla questione interna dell’Iran, lo Stato reagisce laddove una legge viene infranta, anche secondo principi religiosi. I giornalisti imprigionati? Non sono dietro le sbarre senza giustificazione. Ultimamente sono stati detenuti alcuni giornalisti con l’accusa di spionaggio. Eppure in Iran riscontro più libertà di stampa rispetto all’Occidente, dove ho vissuto per anni. Il problema è quando, in piena guerra, un giornalista fa propaganda per il nemico o spionaggio.

Vista la crisi, potrebbe nascere nel popolo il desiderio di un cambio di regime?
Il popolo è saggio. Lo è stato anche quando Saddam Hussein, poco dopo la rivoluzione, ha voluto invadere l’Iran. Gli ultimi avvenimenti giocano a nostro favore, il popolo è più unito che mai, con uno spirito rinnovato, e persino i dissidenti hanno condannato l’attacco israelo-statunitense. Tant’è che non si parla più di cambio di regime.

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