Amazon sotto inchiesta: per la Procura è il “cavallo di Troia” del contrabbando cinese. Sequestri a Milano e Bergamo

  • Postato il 24 novembre 2025
  • Giustizia
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Le forze dell’ordine italiane hanno condotto perquisizioni e sequestri in due siti di Amazon in Italia lunedì 24 novembre, nell’ambito di un’indagine che ipotizza il reato di contrabbando di prodotti provenienti dalla Cina. La Procura di Milano, con il pm Elio Ramondini, sta indagando su responsabili del colosso dell’e-commerce per presunte irregolarità nella movimentazione di prodotti giunti dalla Cina sui quali non sarebbero stati pagati l’Iva e i dazi doganali. Secondo le fonti di Reuters, che ha anticipato la notizia, l’indagine ipotizza che Amazon abbia agito come una sorta di “cavallo di troia”, consentendo a merci cinesi di circolare nel Paese senza la tassazione appropriata.

Le operazioni condotte dalla Guardia di finanza di Monza in collaborazione con l’Agenzia delle Dogane, hanno portato al sequestro di circa cinquemila prodotti presso un polo logistico gestito da Amazon a Cividate al Piano, in provincia di Bergamo. perquisizioni sono state effettuate anche nella sede milanese di Amazon (alcuni responsabili sarebbero indagati) con sequestri di materiale informatico per le indagini. I militari hanno anche identificato il manager della società responsabile del trasporto delle merci all’interno del territorio italiano.

L’indagine è nata dal filone principale di un’altra inchiesta coordinata dalla Procura di Milano su una presunta evasione fiscale da 1,2 miliardi di euro relativa alle vendite online in Italia tra il 2019 e il 2021. Proprio nel contesto della precedente inchiesta sono già stati effettuati sequestri di centinaia di migliaia di prodotti e le Fiamme Gialle avevano già effettuato perquisizioni e acquisizioni di documenti per ricostruire, a partire dal 2019, la tipologia di business del colosso statunitense, a partire dalla suddivisione dei venditori e tracciando i percorsi della merce. Gli inquirenti sospettano che le merci cinesi vengano introdotte nell’Unione Europea, e quindi in Italia, attraverso canali attualmente sconosciuti, senza il versamento delle imposte sulle vendite o dei dazi doganali dovuti. I prodotti, che si ipotizza siano stati portati in Italia attraverso uno schema societario complesso e mediante l’uso di decine di società italiane, molte delle quali ritenute società di comodo, sarebbero stati successivamente movimentati e venduti attraverso il marketplace di Amazon.

In base all’indagine, proprio l’algoritmo di Amazon favorirebbe la vendita in Italia di prodotti extra-Ue senza adeguata identificazione, consentendo così l’evasione dell’Iva di cui Amazon sarebbe corresponsabile in base alla legge italiana sugli intermediari. L’Agenzia delle Entrate ha proposto un accordo che l’azienda dovrebbe valutare entro dicembre. La Procura indaga sia sul sospetto contrabbando sia sulle violazioni del codice doganale Ue. A causa della complessità nella gestione dei flussi di merci negli hub logistici del gigante dell’e-commerce, le indagini procedono con la collaborazione di Amazon. L’indagine è inoltre destinata ad essere estesa al resto dell’Ue. “I magistrati di Milano sono stati convocati a luglio nella sede dell’Eurojust all’Aia, dove hanno illustrato l’ampiezza della loro indagine ai colleghi di diversi Paesi Ue, tra cui Germania, Francia, Paesi Bassi, Polonia, Spagna, Belgio, Svezia e Irlanda”, ha scritto Reuters, e l’EPPO, la Procura europea, ha avviato verifiche sui conti del gruppo dal 2021 al 2024.

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Il Fatto Quotidiano

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