Alzheimer, così uno spray nasale spegne blocca il declino cognitivo spegnendo un enzima nel cervello

  • Postato il 25 novembre 2024
  • Scienza
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Un altro passo per la comprensione dell’Alzheimer e magari in futuro un’arma per arginare la malattia che colpisce 55 milioni di persone nel mondo e circa 600mila in Italia. I ricercatori dell’Università Cattolica-Policlinico Gemelli di Roma sono riusciti a bloccare il declino cognitivo e il danno al cervello in animali con la malattia, somministrando loro uno spray nasale a base di un farmaco sperimentale che ‘spegne’ un enzima (S-aciltransferasi o zDHHC) nel cervello.

È il risultato di uno studio pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences (Pnas) dal gruppo di Claudio Grassi e Salvatore Fusco, in collaborazione con l’Università di Catania. È emerso anche che nel cervello di persone morte con Alzheimer l’enzima zDHHC è in eccesso; inoltre che, maggiore è la concentrazione di zDHHC nel cervello, peggiore era il quadro cognitivo del paziente in vita. Grazie ad un finanziamento del ministero della Salute pari a 890.000 euro nell’ambito del bando Pnrr 2023, gli esperti sperimenteranno nuove cure mirate contro l’enzima.

Alla base dello sviluppo della malattia di Alzheimer vi sono alterazioni a carico di alcune proteine, tra le quali beta amiloide, che si aggrega e si accumula nel cervello. La formazione di ammassi tossici di beta-amiloide è favorita da una modifica biochimica, l’aggiunta di un particolare grasso che viene letteralmente agganciato da zDHHC a varie molecole, con una reazione detta di ‘S-palmitoilazione’. “In questo lavoro abbiamo dimostrato che nel cervello, durante le prime fasi della malattia, si verifica un aumento dell’enzima zDHHC7 e l’alterata S-palmitoilazione porta all’accumulo di proteina beta-amiloide”, spiegano gli esperti.

L’Alzheimer è la forma più comune di demenza ed è una malattia neurodegenerativa che uccide progressivamente le cellule nervose, soprattutto quelle nelle aree del cervello che regolano i processi di apprendimento e memoria. Secondo i dati dell’Oms entro il 2030 saranno 78 milioni le persone affette dalla malattia e si stima che questa patologia e le altre demenze rappresentano la settima causa di morte nel mondo. Per questo la ricerca incessantemente prosegue negli studi per cercare un trattamento.

“I nostri dati dimostrano che nei cervelli post-mortem di pazienti vi sono elevati livelli di zDHHC7 e di S-palmitoilazione”, aggiunge la prima autrice Francesca Natale: i pazienti con bassi livelli di S-palmitoilazione totalizzavano in vita punteggi migliori alla scala di valutazione cognitiva in uso clinico. Inoltre, spegnendo in topi con Alzheimer gli enzimi zDHHC con uno spray nasale a base di ‘2-bromopalmitatò, i ricercatori hanno fermato la neurodegenerazione e i sintomi tipici della malattia; lo spray riduce l’accumulo di beta-amiloide e allunga la vita degli animali. “Ad oggi, non sono disponibili farmaci in grado di bloccare selettivamente l’enzima zDHHC7; il 2-bromopalmitato non è sufficientemente preciso – sottolinea Grassi – ma testeremo nuovi approcci terapeutici facilmente traslabili all’uomo“.

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Il Fatto Quotidiano

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