Altro che masse: nella piazza di Michele Serra solo i vip più narcisisti

  • Postato il 16 marzo 2025
  • Di Libero Quotidiano
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Altro che masse: nella piazza di Michele Serra solo i vip più narcisisti

Non c'era da dubitarne. Alla fine la piazza convocata da Michele Serra si è trasformata in un caravanserraglio, una narcisistica esibizione di vip e aspiranti tali. Le masse? Non pervenute. Ma questa non è una novità. Perché il mondo dello spettacolo e dell'intrattenimento, che comprende in qualche modo quello degli scrittori à la page, ha risposto convinto all'appello del giornalista di Repubblica? Il primo punto da tener presente è che non si tratta di un fenomeno solo italiano.

Per rendersene conto basta sfogliare l'elenco delle star- da Beyoncé a Taylor Swift, da Bruce Springsteen a Lady Gaga- che fecero endorsement a favore di Kamala Harris nella recente campagna elettorale americana. Non mancò chi, fra gli opinionisti, preconizzò una sicura sconfitta di Donald Trump proprio in seguito alla loro presa di posizione contro il “fascismo” montante. Fu una pia illusione: ai milioni di copie vendute dai loro dischi non corrispose nemmeno un voto nelle urne. Che è poi la situazione che si è verificata puntualmente in Italia nelle ultime elezioni: appelli e dichiarazioni non sono serviti a nulla. Perché ciò accada non è difficile capire: si può anche apprezzare una canzone o uno spettacolo alla moda, ma poi l'elettore ragiona con le proprie idee e con il proprio portafoglio (che quasi mai è paragonabile a quello delle suddette star). La domanda resta: perché cantanti, attori, cineasti, giornalisti e scrittori di successo continuano imperterriti sulla loro strada, non limitandosi ad avere, come è giusto che sia, le loro opinioni politiche, ma sentendo la necessità di manifestarle pubblicamente, esibirle, scendere in piazza, essere e mostrarsi impegnati in ogni occasione? La risposta non è semplice, ma credo che essa debba essere ricondotta anche alla non sincronicità dei processi storici, alla coazione a ripetere abitudini e comportamenti maturati in tempi precedenti.

 

Bisogna infatti ammettere che la sinistra globale ha saputo reagire, in anni lontani, in maniera per lei proficua ai meccanismi imposti dalla globalizzazione e dalla cultura di massa. Essa è stata la prima a capire e a sfruttare opportunisticamente, alla fine del secolo scorso, le tendenze che sembravano allora emergere verso una sorta di capitalismo globale basato sul predominio delle industrie della comunicazione su quelle classiche manifatturiere. La nuova merce erano i contenuti cognitivi. Il capitalismo per sua natura è neutro ed è capace di assimilare ogni contenuto, riducendolo alle sue logiche e in qualche modo depotenziandolo. La sinistra, persa la fede nel vecchio Dio fallito, ha perciò accettato uno scambio che pensava alla pari con il mercato.

Uno scambio che ha funzionato fino a quando non si è toccato un punto di massima con le esagerazioni postmoderniste e woke, coi nuovi surrogati del vecchio Dio (a cominciare dalla religione ambientalista). È in questo preciso momento che si è verificata la rottura con le “masse” ed è riapparsa sulla scena la Politica (cioè il “principio di realtà” e il buon senso comune). L'avanzare e poi il trionfo della destra in tutto l'Occidente ha questo significato.

 

La seconda presidenza Trump è molto più radicale della prima perché sta provando a smantellare, con il consenso del cittadino medio americano, la liaison innaturale che si era creata fra industrie della comunicazione e sinistrismo culturale. La risposta dal mondo delle imprese già c'è stata, come si può vedere dalle nuove policies adottate dalle Big Tech, e presto darà i suoi frutti in America e, di rimbalzo, in Europa e in Italia. Come sempre capita, i grandi processi storici non sono lineari e sincronici. È perciò probabile che i protagonisti della manifestazione romana di ieri, nel loro piccolo, vivano ancora in un mondo che è all'epilogo e la cui fine cercano di scongiurare.

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Libero Quotidiano

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