Almasri, l’Aja chiede il deferimento dell’Italia e accusa il governo: “Ricostruzioni insostenibili”
- Postato il 28 giugno 2025
- Politica
- Di Il Fatto Quotidiano
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La procura della Corte penale internazionale accusa il governo italiano di “non aver ottemperato ai suoi obblighi” sul caso Almasri e di aver cosi “impedito alla Corte di esercitare le sue funzioni”. E per questo chiede il deferimento dell’Italia all’Assemblea degli Stati che aderiscono alla Cpi o al Consiglio di sicurezza Onu“. E’ quanto contenuto nelle 14 pagine di “osservazioni” firmate dal procuratore Nazhat Shameem Khan sulla vicenda del generale libico arrestato il 19 gennaio a Torino e frettolosamente riaccompagnato a Tripoli dal governo Meloni.
Nel testo – riportato oggi dalla Stampa – viene contestata la strategia dell’esecutivo secondo cui una richiesta di estradizione formulata dalla Libia sarebbe stata emessa il 20 gennaio, solo due giorni dopo l’arresto di Almasri. Una richiesta, viene sottolineato dalla procura della Corte, resa nota “oltre tre mesi dopo il rilascio“. Non solo: “La documentazione dall’Italia non include alcun mandato d’arresto presumibilmente emesso dalle autorità libiche”, continuano le osservazioni, mentre Almasri “non è stato né consegnato alla Corte né è stato estradato (o arrestato) in Libia al suo ritorno, ma trasferito in piena libertà a Tripoli, dove è stato accolto da una folla festante”.
Dunque, sottolinea la procura dell’Aja, “l’Italia sembra aver ritenuto di poter esercitare discrezionalità nel determinare se potesse dare priorità alla richiesta di estradizione della Libia rispetto alla richiesta di consegna della Corte”, mentre “aveva l’obbligo di consultare la Corte e la sua mancata consultazione costituisce di per sé una grave inadempienza”. Ciò che quindi viene contestato è di aver agito senza alcun confronto “di fronte a qualsiasi problema percepito che potesse ostacolare l’esecuzione della richiesta di consegna della Corte, ai sensi dell’articolo 97 dello Statuto”.
Per quanto riguarda il ministro Carlo Nordio, la procura Cpi sottolinea che il titolare della Giustizia è “l’unico destinatario delle richieste di cooperazione della Corte” e dovrebbe “semplicemente eseguire la richiesta trasmettendola al Procuratore generale”. Contestando poi quella che Nordio definì “l’incertezza assoluta sulla data dei delitti commessi” nel suo intervento alla Camera dei deputati, il testo precisa che nella “parte sostanziale del mandato non vi è alcun suggerimento che qualsiasi crimine ivi discusso possa aver avuto luogo a partire dal 2011, un tempo in cui la prigione di Mitiga non esisteva nemmeno come tale”.
In sintesi, “la conclusione dell’Italia è giuridicamente e di fatto insostenibile” e le osservazioni inviate a l’Aja “non forniscono alcuna spiegazione praticabile, tantomeno una giustificazione, per la sua incapacità di cooperare”. Quindi, la procura della Cpi “chiede alla Camera di emettere un accertamento formale di inadempienza nei confronti dell’Italia e di deferire la questione all’Assemblea degli Stati parti e/o al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite“.
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