Almasri, concorso con Nordio “tutela” Mantovano, nodo scudo Bartoloz

  • Postato il 8 agosto 2025
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Almasri, concorso con Nordio “tutela” Mantovano, nodo scudo Bartoloz

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Roma, 8 ago. (askanews) – Ci sono due leggi, entrambe risalenti al 1989, che riguardano le tutele previste per il presidente del Consiglio e per i ministri, anche se cessati dalla carica, e i reati ministeriali. All’indomani della richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti di Nordio, Piantedosi e Mantovano per la vicenda Almasri, entrambe le leggi, non senza confusione, sono state tirate in ballo dopo che dalla maggioranza sono filtrate indiscrezioni circa la possibilità di estendere al capo di Gabinetto del ministero della Giustizia, Giusi Bartolozzi, quell’immunità relativa di cui godono i ministri (possono essere processati solo previa autorizzazione della Camera o del Senato). Tanto che anche il presidente della Giunta per le Autorizzazioni di Montecitorio, Davis Dori (Avs), è intervenuto a fare chiarezza.

La prima legge, la n. 1 del 1989, è una legge costituzionale che stabilisce vengano affidate al Tribunale dei ministri – un collegio composto da tre magistrati – le indagini preliminari su premier e ministri e che lo stesso collegio possa indagare anche su altri soggetti, anche non parlamentari (per i quali invece esiste l’immunità parlamentare prevista dall’articolo 68 della Costituzione) che abbiano concorso coi ministri al reato. Ne deriva che, in caso di non archiviazione, la richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti di un ministro porti con sé la necessità di autorizzazione anche per colui che ha agito in concorso ed è stato indagato nello stesso procedimento. È la ragione per cui alla Giunta della Camera è giunta la richiesta di autorizzazione a procedere anche per Mantovano che non essendo ministro, né eletto in Parlamento, non godrebbe di alcuna immunità.

Lo chiarisce oggi Dori: “La posizione del sottosegretario Mantovano si è trovata all’esame del Tribunale dei ministri e poi della Giunta delle autorizzazioni solo e soltanto in quanto legata a quella del ministro Nordio. La Giunta applica l’articolo 96 Costituzione e la legge costituzionale n. 1 del 1989: cioè la competenza del Tribunale ministri per Nordio e Piantedosi ha ‘trascinato’ Mantovano in quanto è unico il procedimento”.

Dori poi aggiunge una chiosa ulteriore: “Così sarebbe avvenuto anche se vi fossero stati altri ipotetici indagati sempre per il medesimo procedimento, cioè anche in quel caso la loro posizione sarebbe stata al nostro vaglio”. Dunque se Bartolozzi fosse stata indagata con Nordio dal Tribunale dei ministri e non archiviata, oggi la Giunta della Camera avrebbe dovuto vagliare anche la sua posizione. Così come vagliò ad esempio nel 2006 quella di Calisto Tanzi e Romano Bernardoni (due imprenditori, né parlamentari né ministri) per concorso nel reato di finanziamento illecito con l’allora deputato e ministro dell’Agricoltura Gianni Alemanno.

La legge che potrebbe salvare Bartolozzi, se fosse indagata e rischiasse il processo, è invece la 219 del 1989. “In base all’articolo 4 – spiega oggi il costituzionalista Azzariti sulla Stampa – il Parlamento può estendere il diniego di procedere anche ai soggetti ‘in concorso'”. Azzariti tuttavia riconosce che si tratterebbe “di un atto politicamente non neutro” perché “allarga una prerogativa riservata ai membri del governo a persone, non parlamentari né componenti dell’esecutivo, indagate per lo stesso reato, che, in via di principio, dovrebbero essere assoggettate alla giurisdizione ordinaria”. Il costituzionalista non esclude che la questione potrebbe finire davanti alla Consulta: “Se nelle prossime settimane la procura di Roma dovesse aprire un’inchiesta” su Bartolozzi “per gli stessi reati contestati ai ministri coinvolti o, comunque, per reati connessi, la Giunta per le autorizzazioni della Camera potrà valutare il caso e arrivare a decidere di negare anche per lei l’autorizzazione a procedere, motivandone le ragioni. L’estensione di questa prerogativa a soggetti terzi potrebbe violare la limitazione posta direttamente in Costituzione, dall’articolo 68 per i parlamentari e dall’articolo 96 per i membri del governo. Non escludo che possa alla fine risultare incostituzionale, se la questione arrivasse davanti alla Consulta”.

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