Alluvione del Fereggiano, Genova ricorda il disastro di 14 anni fa: cosa è cambiato da allora
- Postato il 4 novembre 2025
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- Di Genova24
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Genova. A quattordici anni di distanza Genova ricorda oggi l’alluvione del 4 novembre 2011, la più drammatica di questo secolo, spartiacque nella storia della protezione civile della città. Furono sei le vittime travolte dalla furia del torrente Fereggiano a Marassi: Evelina Pietranera di 50 anni, Angela Chiaramonte di 40 anni, la 19enne Serena Costa, la 28enne Shpresa Djala con le sue bimbe Janissa e Gioia, rispettivamente 1 anno e 8 anni.
I loro nomi sono incisi sulla lapide posta dal Comune nel tratto finale di via Fereggiano, dove in mattinata si terrà la consueta commemorazione insieme ai familiari delle vittime. Presenti la sindaca Silvia Salis (per la prima volta), l’assessore ai Lavori pubblici Massimo Ferrante (più volte coinvolto negli anni scorsi come presidente del Municipio), il presidente del Municipio Bassa Valbisagno Fabrizio Ivaldi e il console onorario d’Albania Giuseppe Durazzo.
Subito dopo le celebrazioni proseguiranno a Borgo Incrociati, in via Canevari nei pressi di piazzetta Raggi, con la deposizione di una corona in memoria di Antonio Campanella, morto nell’alluvione del 10 ottobre 2014 a causa dell’esondazione del Bisagno.
Oggi i 500 millimetri di pioggia che si concentrarono in poche ore sulla Bassa Valbisagno non provocherebbero più l’esondazione del Fereggiano, che dal 2019 è prevalentemente in sicurezza grazie allo scolmatore che porta la piena direttamente in mare. L’opera è costata 40 milioni di euro, 25 finanziati dal Governo (Piano nazionale per le città e Italia Sicura) e 15 dal Comune di Genova.
Anche il Bisagno è più sicuro grazie al rifacimento della copertura della Foce che ha ampliato la portata da 450 a 850 metri cubi al secondo. Ma lo scolmatore, essenziale per assorbire tutta la piena duecentennale del torrente, è ancora in via di realizzazione dopo anni di lungaggini tecniche e burocratiche e costi saliti ormai oltre i 230 milioni. La cosiddetta talpa, cioè la Tbm arrivata dalla Cina, avrebbe dovuto essere operativa dallo scorso giugno, mentre il cronoprogramma fornito durante l’ultima cerimonia in cantiere prevedeva l’assemblaggio terminato a ottobre e l’inizio degli scavi a pieno regime entro dicembre, in modo da realizzare tutto il tunnel entro la fine del 2026. Con diversi anni di ritardo sulla tabella di marcia.
Per quei fatti l’ex sindaca Marta Vincenzi concordò nel processo d’appello bis una condanna a tre anni per omicidio colposo plurimo, disastro colposo e falso. Per la Cassazione “la macchina allestita dal Comune fu colposamente insufficiente e inefficiente”. Sotto accusa finì soprattutto la mancata chiusura delle scuole nonostante l’allerta 2, il massimo grado previsto dal sistema dell’epoca.
Oggi con l’allerta rossa le scuole vengono chiuse a prescindere e le strade a rischio vengono continuamente presidiate dalla polizia locale. Il rischio legato alle alluvioni e al dissesto idrogeologico è entrato nelle coscienze collettive. Ma il territorio, al di là delle grandi opere, è ancora insicuro: secondo i dati Ispra più aggiornati, il 21,6% della popolazione genovese vive in un’area a media o elevata pericolosità alluvionale, mentre il 23,4% si trova esposto a un pericolo di frana medio, elevato o molto elevato.