Alla scoperta dello skiffle: Lonnie Donegan, Alexis Korner, Van Morrison…

  • Postato il 15 giugno 2025
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Molti di voi non avranno neanche mai sentito parlare dello skiffle e probabilmente non sanno di cosa si tratta. Ma questo genere musicale, se di genere si può parlare, è stato fondamentale per gran parte della scena musicale dagli anni Sessanta fino ai giorni nostri. E allora oggi facciamo un viaggio alla scoperta dello skiffle, o forse alla riscoperta, dal momento che è una di quelle incredibili storie sotto gli occhi di tutti ma di cui nessuno parla. Lo skiffle originale nasce negli Stati Uniti intorno agli anni Venti, sì, esattamente un secolo fa. Il termine indicava la musica fatta dai neri americani per le feste private, con band più o meno arrangiate e soprattutto strumenti di fortuna, spesso autocostruiti.

In particolare, accanto a chitarre acustiche, si trovavano il washboard, ovvero la tavola per lavare i panni che diventava uno strumento percussivo, e il tea-chest bass, ovvero un basso rudimentale composto da una cassa di risonanza, per la quale erano perfetti gli scatoloni con cui si importava il tè, con un filo teso e legato al centro della cassa da una parte e a un manico di scopa all’altra estremità. Intorno alla metà degli anni Cinquanta, questo mondo viene scoperto ed esplorato da alcuni musicisti britannici: spesso componenti di big band jazz, questi speleologi della musica erano mossi sia dalla ricerca di qualcosa di nuovo da proporre al pubblico, sia dalla passione per la musica nera d’oltreoceano. Ne emerge rapidamente una scena musicale estremamente nutrita, con una marea di band che aggiungono il termine “skiffle” al loro nome: la moda dello skiffle dilaga velocemente sia tra i musicisti che tra il pubblico.

Ad essere rigorosi, però, lo skiffle non può essere definito come un vero e proprio genere musicale. Il repertorio classico includeva il blues delle origini, il rock’n’roll e brani tradizionali, in un’opera di riscoperta che somigliava molto a quella dell’etnomusicologia, anch’essa una disciplina all’avanguardia all’epoca. Insomma, uno sguardo su un passato misterioso (almeno per gli europei) e una propensione verso gli aspetti più moderni proiettati al futuro. Ma perché lo skiffle sarebbe così importante, se in pochi ne hanno sentito parlare? Se guardiamo ai singoli aspetti che caratterizzavano i gruppi e il repertorio dello skiffle, ce ne rendiamo subito conto. L’aspetto degli strumenti autocostruiti era visto come qualcosa che rendeva molto democratica la musica. Non era necessario essere ricchi per comprare strumenti costosi: l’arte musicale era figlia dell’artigianato.

Al di là delle implicazioni politiche, a molti di voi non sarà sfuggito che questa è esattamente l’etica del “do it yourself” abbracciata e propagandata dal punk venti anni dopo. Inoltre, una volta esplorato il repertorio della tradizione americana, quegli stessi musicisti hanno pensato bene di poter inserire anche musiche tradizionali locali. Anche volendoci limitare solo al Regno Unito, questo ha dato una spinta molto importante a tutta la scena folk, spesso legata al mondo hippie e dei festival, che in Gran Bretagna è ancora viva ed estremamente interessante.

Se questo non fosse sufficiente, pensate che tantissimi degli eroi del blues e del rock moderni hanno iniziato proprio suonando skiffle: fra gli altri, Van Morrison, Alexis Korner, Ronnie Wood, Mick Jagger, Alex Harvey, Roger Daltrey, Jimmy Page, Ritchie Blackmore, Robin Tower, David Gilmour, oltre a diversi musicisti folk e, ovviamente, ai Beatles, che prima di diventare i Fab Four avevano suonato insieme in un gruppo skiffle chiamato The Quarrymen. Insomma, lo skiffle è stata la culla da cui sono originati gli Who, i Led Zeppelin, i Deep Purple e chi più ne ha più ne metta. Attraverso l’opera dei musicisti della scena skiffle, le nuove generazioni di musicisti britannici hanno potuto conoscere la musica nera americana, il blues, il rock’n’roll. In alcuni casi, hanno potuto anche vedere gli artisti originali in concerto in Gran Bretagna.

Così è nata quella scena che poi ha dato vita alla cosiddetta “british invasion”, ovvero l’ondata di musicisti blues e rock britannici che hanno portato la musica blues dei neri in America, suonandola per i bianchi e aprendo un nuovo mercato anche per gli stessi musicisti neri americani. Lo skiffle ha poi vissuto un nuovo revival negli anni Ottanta e poi ancora recentemente negli anni Duemila. Si potrebbe dire che lo skiffle in realtà non è mai morto!

Menzioni speciali

Accanto agli eroi dello skiffle che vi presenterò più avanti, alla fine degli anni Cinquanta c’erano una lunga schiera di altre band esplicitamente dedicate allo skiffle. E dagli anni Sessanta ai giorni nostri, l’elenco di compilation skiffle pubblicate è incredibilmente lungo e costante negli anni. Basti pensare che una di queste compilation è del 2023: Kansas City Blues. Include tutti i grandi artisti della fine degli anni Cinquanta, dal Ken Colyer’s Skiffle Group all’Alexis Korner Skiffle Group al Beryl Byrden’s Backroom Skiffle e via dicendo. Ken Colyer, sassofonista di una big band jazz, è una figura molto importante nello sviluppo dello skiffle, anche perché decise di andare a New Orleans a suonare con i musicisti che suonavano quella musica per tradizione e riportò in patria la sua esperienza per condividerla con gli altri musicisti. Altre band molto importanti e molto famose all’epoca erano i Vipers Skiffle Group, i Chris Barber Skiffle Group, i Bob Wallis’ Washboard Beaters, i City Ramblers Skiffle Group.

E questi sono solo alcuni nomi di un fenomeno che era davvero dilagante, tanto da far mettere sempre il termine “skiffle” nel nome delle band, perché era una cosa molto di moda. A qualcuno di voi non sarà sfuggito che l’utilizzo di strumenti prevalentemente acustici e il tipo di repertorio ricordano un po’ le caratteristiche del bluegrass, a cui ho già dedicato un altro articolo. E infatti, nel mondo dello skiffle, prevalentemente britannico a cavallo fra gli anni Cinquanta e gli anni Sessanta, troviamo anche Johnny Duncan and His Blue Grass Boys. Lo skiffle è per molti versi vicino anche al mondo del rockabilly, per il quale di nuovo vi rimando all’articolo dedicato. E così, negli anni Ottanta emergono ad esempio i Gutter Brothers, mentre in tempi più recenti troviamo ancora il Westcott Skiffle Group e The Skiffle Players, che nel loro album del 2018 Skiff includevano un brano dal titolo Skiffleman.

Insomma, credo che si possa tranquillamente parlare di “skifflemania”, se non altro per quante volte ricorre il termine nel panorama della musica rock! Un interessante saggio sullo skiffle, purtroppo mai tradotto in italiano, è stato scritto da Billy Bragg, cantautore impegnato britannico, nel 2017: Roots, Radicals and Rockers: How Skiffle Changed the World.

Lonnie Donegan, Rock Island Line

Lonnie Donegan è considerato “il re dello skiffle”, “il padrino del rock’n’roll inglese”, un vero e proprio eroe degli anni Cinquanta. Uno dei primi pionieri in questa riscoperta del repertorio skiffle dell’America degli anni Venti, fu anche uno dei primi ad eseguire queste canzoni sui canali televisivi americani dopo averle portate al successo mondiale. Rock Island Line, in particolare, divenne subito un suo marchio di fabbrica quando la incise nel 1956 all’interno dell’album Showcase, interpretandola in stile “skiffle”. Il brano è un traditional americano registrato per la prima volta nel 1929 in forma di spiritual. Nello stesso anno, Lead Belly ne incise una versione nella prigione di Tucker, in Arkansas, per opera dell’etnomusicologo Alan Lomax. L’interpretazione di Lonnie Donegan è più ritmata e veloce e divenne subito una hit mondiale. Nel video, un’esecuzione dal vivo in uno studio televisivo nel 1961.

The Quarrymen, In Spite of All the Danger

Dei giovanissimi John Lennon, George Harrison e Paul McCartney si incontrarono per suonare insieme verso la fine degli anni Cinquanta negli ambienti dello skiffle. Misero su una band, che chiamarono The Quarrymen, accompagnati dal pianista John Lowe e dal batterista Colin Hanton. Il repertorio era quello classico dello skiffle, con una particolare predilezione per il rock’n’roll. Nel 1958 registrarono il loro primo singolo, una loro versione di un famoso rock’n’roll di Buddy Holly dal titolo That’ll Be the Day. Sul lato B del 78 giri, incisero il loro primo brano originale: In Spite of All the Danger che nel 1995 è stato inserito nell’album retrospettivo Anthology 1.

Les Hobeaux Skiffle Group, Mama Don’t Allow

Altra band di grande successo all’epoca nella scena skiffle erano Les Hobeaux Skiffle Group. Celebre, e spesso inserita nelle varie compilation dedicate al genere, è la loro versione di Mama Don’t Allow, pubblicata come singolo nel 1957. Il brano è un traditional americano di cui la prima registrazione nota risale al 1928, ad opera di Riley Puckett. Il testo, nelle tantissime reinterpretazioni successive, viene sempre adattato al contesto: in questo caso, inserendo la parola “skiffle” invece della generica parola “music”. Ne esistono anche famose versioni successive di Johnny Cash e di J.J. Cale.

Chas McDevitt Skiffle Group & Nancy Whiskey, Freight Train

Freight Train è un brano scritto da Elizabeth Cotten quando era quindicenne. Elizabeth Cotten era una nera americana, nata nel 1893. Dopo aver smesso di suonare per molto tempo, all’età di quasi 60 anni finì fortuitamente a lavorare come domestica nella casa dei Seeger, famiglia di musicisti che includeva dei giovanissimi Pete Seeger e Peggy Seeger. Fu proprio Peggy Seeger a portare Freight Train in Inghilterra quando si trasferì nel Regno Unito nel 1956. La registrazione del 1957 ad opera dello scozzese Chas McDevitt con la cantante Nancy Whiskey divenne ben presto una hit mondiale, tanto da portarli ad eseguirla anche negli States: una piccola anticipazione di quella che sarà poi la “british invasion”. Questa registrazione fece riscoprire Elizabeth Cotten come un’artista e cantautrice seminale, e allo stesso tempo è considerata uno dei momenti chiave per la diffusione dello skiffle.

Alexis Korner’s Blues Incorporated, Hoochie Coochie Man

Alexis Korner è considerato il padre del british blues. Dopo una prima esperienza nello skiffle più puro con la band di Ken Colyer, Korner si specializza su quella parte del repertorio skiffle che riguarda il blues delle origini, quello di Lead Belly, Leroy Carr, Big Bill Broonzy e via dicendo. Si circonda di musicisti sempre più appassionati di blues, tra cui Jack Bruce e Ginger Baker dei futuri Cream, Charlie Watts dei futuri Rolling Stones, Dick Heckstall-Smith dei futuri Colosseum, e poi ancora Mick Jagger, Keith Richards, Brian Jones, Rod Stewart, John Mayall, Jimmy Page… Insomma, da quella formazione mutevole che chiamava Blues Incorporated è passato quasi tutto il rock e il blues britannico dei successivi cinquant’anni. E ancora di più, lì si sono formati praticamente tutti. Perché uno dei grandi meriti di Alexis Korner è stato anche di fondare un live club a Londra e invitare molti artisti americani a suonarci, permettendo così a un’intera generazione di musicisti inglesi di conoscere di prima mano il sound del blues: la stessa generazione che sarà poi protagonista della “british invasion” che ha portato in America il blues dei neri nelle case dei bianchi. La versione di Hoochie Coochie Man, brano del 1954 di Willie Dixon, registrata da Alexis Korner è inclusa nell’album live R&B from the Marquee, del 1962: qui troviamo Cyril Davies all’armonica, Jack Bruce al basso e Charlie Watts alla batteria.

Terry & Gerry, Clothes Shop

Il revival skiffle degli anni Ottanta ha preso diverse forme, da quella più legata agli ambienti del rockabilly e dello ska, a quella più sbarazzina delle parodie musicali o delle reinterpretazioni in chiave skiffle di brani pop di successo. In quasi tutti i casi, però il termine skiffle era legato alla cultura di sinistra e ad una musica eseguita rigorosamente con washboard e contrabbasso, o addirittura tea-chest bass. Terry & Gerry sono stati un duo particolarmente famoso in Gran Bretagna in quegli anni, tra i maggiori esponenti di questo revival dello skiffle. Clothes Shop è stato probabilmente il loro singolo di maggior successo nel Regno Unito, pubblicato nel 1985 e incluso nell’ep di esordio Butter’s on the Bread.

Van Morrison, Cotton Fields

Fra i tantissimi artisti che si sono fatti le ossa con lo skiffle, c’è anche l’irlandese Van Morrison, ancora prima di formare i Them. In tempi recenti, Van Morrison è tornato alle origini in due produzioni: nel 1998 ha registrato il live The Skiffle Sessions – Live in Belfast, ripreso da un concerto con due eroi dello skiffle, Lonnie Donegan e Chris Barber, e poi nel 2023 ha pubblicato un bellissimo album dal titolo Moving On Skiffle. Cotton Fields è un brano originariamente registrato da Lead Belly nel 1940 e incluso da Van Morrison proprio in Moving On Skiffle.

Railroad Bill Skiffle Group, Take This Hammer

Altro esempio di band skiffle in tempi recenti sono i Railroad Bill Skiffle Group, che riprendono il repertorio classico dello skiffle e addirittura utilizzano sia il washboard che il tea-chest bass. Take This Hammer è un antico canto di lavoro (e di ribellione) che risale all’Ottocento. È stato registrato nel 1940 dal solito Lead Belly, sempre grazie all’opera di Alan Lomax. I Railroad Bill lo hanno inserito nel loro album del 2001 Crazy Words, Crazy Tune. Il video li riprende in studio mentre ne registrano una nuova versione nel 2008.

Fat and Frantic, Last Night my Wife Hoovered my Head

I Fat and Frantic sono stati attivi negli anni Ottanta e poi nuovamente negli anni Duemila. Nei loro album si trovano tanti generi mescolati, dal punk al rockabilly al rock’n’roll allo skiffle più puro, e c’è sempre un brano a cappella. Lo stile in cui mescolano gospel e skiffle lo hanno definito “goffle”, mentre quando mescolano punk e skiffle lo chiamano “piffle”. Last Night my Wife Hoovered my Head è il singolo estratto da Quirk, album pubblicato nel 1990.

The Dodge Brothers, Sugar

I Dodge Brothers sono una band di Southampton attiva dal 1996, che mescola americana, rockabilly, folk country e blues. Nel 2018 hanno pubblicato il loro quarto album, Drive Train, da cui è tratta Sugar, che qui vi presento nel video ufficiale. Nel 2024 la band è anche apparsa nel film Midas Man mentre interpreta Rock Island Line al Cavern di Liverpool.

 

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