Alla scoperta delle Badlands: canyon, deserti e cieli infiniti

Vi sono luoghi negli Stati Uniti capaci di disorientare il viaggiatore, tanto da farlo dubitare di trovarsi ancora sul nostro pianeta. Scenari che sembrano descritti in un romanzo di fantascienza o in una visione primordiale della natura, scolpiti dal tempo, dal vento e da millenni di erosioni silenziose.

Il Badlands National Park è uno di questi luoghi. Un deserto di roccia, colori e silenzi, dove le forme della terra assumono contorni quasi mistici. È uno di quei paesaggi che non si dimenticano, anche quando il viaggio è finito da tempo.

Fuori dai percorsi turistici più battuti, lontano dalle folle dei grandi parchi americani, le Badlands regalano un’esperienza davvero intensa e viscerale.

Dove si trova e come arrivare

Per raggiungere questo angolo surreale degli Stati Uniti occorre puntare verso il South Dakota, che già di per sé parla di grandi spazi e di libertà. Il Badlands National Park si estende proprio qui, e la città più vicina, Rapid City, rimane a poco più di un’ora d’auto.

Chi desidera varcare i confini del parco deve essere in possesso di un biglietto d’ingresso dal costo di 30 dollari per veicolo, a meno che non si possieda l’abbonamento annuale “America the Beautiful”, un vero lasciapassare per andare alla scoperta dei parchi nazionali statunitensi.

Sono due le principali strade d’accesso: la più rapida è la Interstate 90, che conduce direttamente alla Badlands Loop Road, una delle strade panoramiche più affascinanti del paese. Ma se il tempo non è un problema e si desidera che la meraviglia inizi ancor prima di arrivare a destinazione, allora vale la pena optare per la Highway 44. Più lunga, certo, ma capace di donare scorci spettacolari e un primo assaggio dell’incanto selvaggio che attende oltre l’ingresso. Porta all’entrata sud del parco, passando per la cittadina di Interior, piccola e silenziosa, quasi un avamposto dimenticato nel nulla.

Cosa vedere in un luogo incredibile

Paesaggio del Parco delle Badlands in South Dakota
Fonte: iStock
Scenario surreale nel Parco delle Badlands al mattino

Se c’è un motivo che spinge i viaggiatori verso il South Dakota, è il desiderio di trovarsi di fronte a qualcosa di irripetibile. Le Badlands, con i calanchi frastagliati e colorati, offrono esattamente questo: uno spettacolo geologico che lascia senza parole, plasmato da una distesa di creste taglienti, pinnacoli, canyon e coni piramidali che sembrano appartenere alla Preistoria.

Il cuore pulsante è la Badlands Wilderness Area, la zona più visitata del parco, dove l’esperienza si fa totale. Percorrendo la Highway 240, conosciuta anche come Badlands Loop Road, ci si immerge in un viaggio panoramico che potrebbe anche durare solo un’ora, ma che spesso finisce per prolungarsi, perché ogni curva apre nuovi orizzonti da contemplare. Fermarsi a osservare le rocce che cambiano colore con la luce, scattare una foto, respirare il silenzio: è questo il ritmo che il parco impone, senza fretta.

A rendere ancora più variegata l’esperienza, non mancano gli ingressi principali, che accolgono i viaggiatori in tre differenti punti del parco: il Northeast Entrance, facilmente raggiungibile dalla Interstate 90 all’uscita 131, il Pinnacles Entrance all’uscita 110 della stessa autostrada, e l’Interior Entrance, accessibile dalla Highway 377 passando per la cittadina omonima.

Per chi desidera spingersi oltre i percorsi più battuti, esiste un’area che racconta un’altra storia, meno spettacolare dal punto di vista paesaggistico, ma carica di significato: è la Stronghold Unit, nella parte meridionale, che sconfina nella Pine Ridge Indian Reservation. Qui è dove si trova il sito di Wounded Knee, testimone di una delle pagine più dolorose della storia dei nativi americani. Nel 1890, oltre 250 membri della tribù Lakota furono massacrati dalle truppe del 7° Cavalleggeri degli Stati Uniti. Oggi, ospita la fossa comune, una piccola chiesa e poche lapidi silenziose, ma capaci di trasmettere un’emozione forte e profonda.

E poi ecco i sentieri, ognuno con la propria anima. I più spettacolari si snodano tra pareti rocciose, creste e canyon, e disegnano prospettive sempre diverse.

Il Door Trail, ad esempio, è un invito ad aprire “una porta verso un altro mondo”: 1,2 chilometri andata e ritorno che arrivano a un’apertura naturale tra le montagne. È un percorso semplice, ma oltre il punto segnalato il terreno diventa più selvaggio, e solo i più esperti si avventurano oltre.

Per chi cerca emozioni forti, c’è il Notch Trail: un sentiero di 2,4 chilometri che si fa subito più impegnativo. Dopo aver costeggiato un canyon, ci si arrampica su una scala in legno e si raggiunge una cresta spettacolare che domina tutta la White River Valley. Non adatto a chi soffre di vertigini, ma ideale per chi vuole sperimentare la “vertigine della bellezza”.

Il Cliff Shelf Trail, invece, è una passeggiata breve ma panoramica: 800 metri su un percorso sopraelevato che disegna una vista d’insieme del paesaggio tutt’intorno. Infine, il Fossil Exhibit Trail propone una prospettiva diversa: oltre ai panorami, racconta la storia geologica del territorio. In soli 400 metri si possono osservare pannelli informativi e repliche di fossili, testimonianze di un passato remoto che riaffiora dalla polvere con la stessa forza con cui la natura continua a scolpire le rocce.

Autore
SiViaggia.it

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