Chi ha visto la saga di Ritorno al Futuro, sa che il geniale "Doc" trasformò la mitica DeLorean in una macchina del tempo alimentata non più dal raro plutonio, ma da semplice spazzatura. Quella che allora sembrava pura fantasia oggi si avvicina alla realtà, grazie al lavoro di un gruppo di ricercatori dell'Università dell'Illinois Urbana–Champaign, che ha sviluppato un metodo per convertire i rifiuti alimentari in carburante per aerei, con risultati sorprendenti.. Lo studio. La ricerca pubblicata su Nature Communications, mostra che il "biofuel", ottenuto da scarti di cibo, può soddisfare gli stessi standard del cherosene tradizionale, senza modifiche ai motori. Una prospettiva che potrebbe decarbonizzare il trasporto aereo e allo stesso tempo dare un nuovo scopo a milioni di tonnellate di rifiuti organici prodotti ogni giorno in tutto il mondo.. Energia circolare. L'idea nasce dal concetto di economia circolare, in cui nulla si butta ma tutto si trasforma. In un mondo ancora dominato da un modello "lineare" – produci, usa, getta – il progetto guidato dal professore Yuanhui Zhang propone di recuperare energia e materiali di scarto per creare prodotti ad alto valore, come il carburante.
L'industria aerea è infatti una delle più lente a ridurre le emissioni: negli Stati Uniti, secondo l'EPA, i voli commerciali sono responsabili del 7% dei gas serra legati ai trasporti. A differenza delle auto, che possono contare su batterie sempre più performanti, gli aerei necessitano di un combustibile densissimo di energia: un chilo di cherosene contiene circa 50 volte più energia di un chilo di batteria al litio. Per questo i biocarburanti sostenibili (o SAF, Sustainable Aviation Fuel) rappresentano una delle poche vie realistiche verso la neutralità carbonica entro il 2050, con la possibilità di ridurre le emissioni fino all'80%.. Dal cibo al cielo. Per ottenere il carburante, gli studiosi hanno raccolto scarti alimentari da stabilimenti di lavorazione e li hanno sottoposti a un processo chiamato liquefazione idrotermale (HTL). Si tratta di una sorta di "pentola a pressione" che replica in poche ore ciò che la Terra compie in milioni di anni: trasformare la materia organica in una forma di greggio. Da lì, il materiale è stato purificato e raffinato attraverso l'idrogenazione catalitica, un procedimento che elimina impurità come zolfo, azoto e ossigeno, lasciando solo gli idrocarburi necessari al volo. Tra i catalizzatori testati, il più efficace è risultato quello a base di cobalto e molibdeno, già utilizzato su larga scala nelle raffinerie.
Il risultato finale è un carburante indistinguibile da quello convenzionale, capace di rispettare le rigorose specifiche stabilite dalla Federal Aviation Administration e dall'American Society for Testing and Materials.. Dalla teoria alla pista. Per ora si tratta di una prova di concetto, ma gli esiti sono promettenti. Il carburante derivato dagli scarti ha superato tutti i test di laboratorio e potrebbe, in linea teorica, alimentare un aereo di linea senza alcuna modifica ai motori.
Restano però altre difficoltà: produrne la quantità necessaria a un solo volo commerciale richiederebbe tonnellate di rifiuti organici e impianti di raffinazione avanzati. La sfida, spiega Zhang, è ora trasferire la tecnologia dall'ambito sperimentale all'industria, capace di affrontare i costi e la logistica della produzione su larga scala. Se avrà successo, la spazzatura potrebbe diventare una nuova risorsa strategica per l'aviazione del futuro, proprio come previsto dal geniale "Doc"..