Alice Cooper: «I miei amici? Jimi, Janis e Jim, ma sono rimasto solo io»

  • Postato il 19 settembre 2025
  • Di Panorama
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Una vita da film, la storia perfetta per un biopic trionfale. «Con Johnny Depp nei miei panni sarebbe fantastico. Dovrebbe solo mettere una protesi al naso per farlo assomigliare al mio…» racconta Vincent Damon Furnier, in arte Alice Cooper, il re dello shock rock, miracolosamente sopravvissuto all’era del rock tossico. Poteva tranquillamente essere uno del famigerato “Club 27”, quelli che a 27 anni si sono spenti per sempre: Jim Morrison, Jimi Hendrix, Janis Joplin, Brian Jones dei Rolling Stones. Lui, no, a 77 anni è ancora qui con tanta voglia di vivere un bagaglio impressionante di ricordi: «Jim Morrison era un genio assoluto, ma uscire con lui era una roulette russa. Mentre guidavo, si lanciava in corsa dall’auto e spesso camminava nel cuore della notte sui cornicioni dei tetti di Los Angeles barcollando con una bottiglia di whisky in mano. Troppo autodistruttivo. Come me. Ero il Dean Martin del rock, sempre con un bicchiere di whisky e cola in mano. E poi, la cocaina…», sottolinea oggi dopo 44 anni di assoluta sobrietà e 49 anni di matrimonio con Sheryl, ballerina e insegnante di danza che per lungo tempo ha ballato nei suoi concerti a tinte dark.

La sua scommessa è stata portare sul palco l’arte del rock and roll, ingredienti visivi dei film horror e sprazzi di comicità surreale. «Il boa constrictor, la ghigliottina che decapita un pupazzo dalle mie sembianze, l’infermiera killer e tutto il resto sono teatro, show, circo. Quando si spengono le luci Alice resta in camerino e Vincent torna a casa, chiede i risultati delle partite dell’NBA, beve succo d’arancia, e la domenica va a messa con la donna della sua vita. La fede in Dio e questo grado di separazione tra palco e realtà mi hanno salvato la vita negli ultimi 44 anni». 

In scena oggi, Alice sembra un uomo senza età, complici i travestimenti, il mascara e una voce ancora tonica e potente. E il pubblico gli dà ragione riempiendo i teatri e le arene e comprando i suoi album, come il recente The Revenge Of Alice Cooper, registrato con “i ragazzi” della band con cui tutto è iniziato nel 1969. Non c’erano formule e algoritmi per il successo allora, solo la determinazione a farcela e una verve creativa senza limiti. Vincent è diventato Alice grazie a due film: Che fine ha fatto Baby Jane?, uscito nel 1962, in cui Bette Davis appare con il trucco nero spalmato sul viso e sotto gli occhi, e Barbarella (1968), con i leggendari e lunghi guanti di pelle nera da cui spuntavano coltelli a serramanico indossati dall’attrice-modella Anita Pallenberg (compagna prima di Brian Jones e poi di Keith Richards, entrambi dei Rolling Stones).

A chi gli chiede se non non ci sia uno stridente contrasto tra il suo essere credente e praticante e lo show che porta in giro per il mondo, lui replica a muso duro: «Non scherziamo. Nel mio spettacolo, non c’è niente di satanico, nessun incitamento a drogarsi, nessuna parolaccia e zero nudità. È un’esperienza di intrattenimento, punto e basta». 

Pratica il golf appena può sui migliori green d’America Mister Furnier, che di recente si è fatto scappare di aver giocato con il Presidente Trump. «Da quando l’ho detto i giornalisti mi chiedono ossessivamente se è uno che bara… In realtà è un buon giocatore a cui piace vincere. Molti non vogliono o fanno finta di non capire che tra le ragioni per cui è stato rieletto c’è il fatto che gli Stati Uniti erano sull’orlo di un esaurimento nervoso per la follia della cultura woke e del politically correct. Bastava che un uomo dicesse a una collega d’ufficio: “Stai bene con quel vestito” per rischiare di essere licenziato. Pazzesco. Credo che anche alcuni democratici avessero capito che tutto questo era troppo». 

Alice Cooper vive il presente e nello stesso tempo tiene vive le radici del suo passato nell’età dell’oro del rock. Per questo ha creato con Joe Perry degli Aerosmith e Johnny Depp (alla chitarra) gli Hollywood Vampires, una superband nel nome della sobrietà senza se e senza ma, che colleziona sold out in tutto il mondo. «Johnny è un gran musicista che quando suona lascia a casa l’ego della superstar di Hollywood» spiega. Dietro il nome del gruppo c’è una delle tante storie di follia rock dei 70’s. Vampiri di Hollywood era infatti la definizione che si erano dati i membri di un drinking club esclusivo che si riuniva in segreto per sbronze epocali nel loft di un club di West Hollywood chiamato Rainbow Bar and Grill. Tra i membri, John Lennon, Jimi Hendrix, Keith Emerson, John Belushi, Keith Moon degli Who e, naturalmente, Alice. «Purtroppo sono rimasto solo io…».

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Panorama

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