Alessandro Tomasi suona la carica: "I toscani sono stufi della solita pappa al rosso pomodoro"
- Postato il 10 ottobre 2025
- Politica
- Di Libero Quotidiano
- 1 Visualizzazioni

Alessandro Tomasi suona la carica: "I toscani sono stufi della solita pappa al rosso pomodoro"
«Oggi alle 18 saranno tutti in Piazza San Lorenzo, a Firenze, a sostenermi. Una bella differenza rispetto al mio rivale del campo largo, costretto a farsi in quattro per mettere insieme l’aiuto di tutti, visto che la sinistra in Toscana è talmente unita da dividersi in quattro piazze per l’atto conclusivo della campagna del presidente, Eugenio Giani».
Giorgia Meloni, Matteo Salvini, Antonio Tajani e Maurizio Lupi sul palco con lei: i leader si prendono un rischio, considerato che il centrodestra non ha mai governato la Toscana...
«Un rischio calcolato. Sento intorno un clima di fiducia. Molti toscani sono stufi della solita pappa al rosso pomodoro. La sfida sarà portarli a votare, perché è dare loro fiducia che le cose possano cambiare».
Lo slogan con cui diventò per la prima volta sindaco a Pistoia, otto anni fa, era “Ora o mai più”. Vale anche per la Regione o può andare bene anche “Ora o ci riproviamo”?
«No, vale anche perla Regione. Io penso di poter vincere. Il tempo della semina c’è stato, adesso è arrivato quello del raccolto».
Bisogna riconoscere che sul suo nome nel centrodestra non ci sono state le tensioni che hanno caratterizzato alcune candidature in altre Regioni. Perché ha messo d’accordo tutti lei o perché nessuno voleva prendersi questa gatta da pelare?
«Perché in Toscana il centrodestra è straordinariamente compatto. Sono tutti con me perché ci conosciamo tutti e sappiamo di essere in una terra politica di frontiera. Quindi non ci sono spazi per gli screzi tra partiti: siamo tutti nella medesima trincea a combattere».
[[ge:kolumbus:liberoquotidiano:44478953]]
Il fornaio Alessandro Tomasi da Pistoia, trentadue anni di vita su un totale di 46 trascorsi spesi nella militanza a destra, conta di servire alla sinistra una ciambella con il buco. «Sarebbe storico, ma nei Comuni è già successo: attualmente il centrodestra governa sette capoluoghi su dieci; mancano solo Firenze, Prato e Livorno». Che però come popolazione fanno quasi mezza regione... «Ho lavorato molto su queste tre piazze, per far capire ai cittadini che possono fare anche una scelta diversa e libera. In ogni caso, io sarei un presidente di tutti, e questa sarebbe un’autentica novità». Due figli, Marco e Manfredi, di nove e undici anni, e una moglie infermiera con cui sta da 25 anni, Stella, senza il pallino della politica: Tomasi battaglia con la sinistra Toscana da che era rappresentante d’istituto, al liceo.
«Quando presi la mia prima tessera del partito, a 14 anni, mio padre, che aveva un forno a Pistoia ed era socialista, me la strappò» racconta. La destra come ribellione alla famiglia? «No, all’ostracismo e alla mancanza di libertà di poter esprimere le proprie idee che si è respirata troppo a lungo in questa terra. E poi, in realtà, io sono di destra da quando ho i calzoni corti perché ne ho sempre condiviso i valori di patria e comunità».
Anche lei generazione Atreju doc?
«Io arrivo dalla destra sociale, ma quando ha vinto il congresso dei giovani, nel 2004, Giorgia Meloni è stata bravissima a tenere insieme tutti. Ricordo che è venuta tante volte a Pistoia. Si può dire che il nucleo di Fratelli d’Italia nacque lì».
Qual è il punto debole del suo rivale, Giani?
«Non ha saputo governare i fenomeni. Non ha saputo affrontare i problemi e ora i toscani ne pagano il conto. Ha confuso la presidenza con il presenzialismo».
E il suo punto forte?
«Lo stesso: è campione del mondo in taglio dei nastri».
Lei è giovane, grintoso, ha una buona immagine, però sembra non puntarci troppo. Perché?
«Perché da quando mi hanno eletto ho pensato solo a fare il sindaco, non certo ad autopromuovermi. Le assicuro che è un lavoro impegnativo».
Ha anche un lavoro o ha sempre vissuto solo di politica?
«Io siedo in Consiglio Comunale a Pistoia dal 2007, ma certo che ho un lavoro. Il negozio di nostro padre ha chiuso dopo il Covid e lui ora è in pensione, ma io e mio fratello abbiamo il nostro laboratorio, legato alla grande distribuzione».
Perché la sinistra dovrebbe perdere questo fine settimana per la prima volta?
«Una delle ragioni potrebbe essere il fatto che non ha un programma. Giani, per tenere M5S nell’alleanza, ha dovuto impegnarsi a sostenere il reddito di cittadinanza regionale, ma Italia Viva e buona parte del Pd sono contrari: se ne vergognano e non ne parlano mai. Altro elemento di tilt sono le infrastrutture: grillini e Alleanza Verdi e Sinistra non vogliono ampliare l’aeroporto di Firenze, il campo progressista più moderato invece sì. Sempre i Cinque Stelle vogliono smantellare il piano regionale dei rifiuti; la maggioranza tace, ma è quello che ha fatto solo cinque mesi fa, e non abbiamo ancora neppure l’inceneritore. Sulla legge per l’urbanistica avviene l’opposto: i 5 stelle vogliono renderla ancora più restrittiva per bloccare lo sviluppo; i riformisti vorrebbero invece smantellarla proprio perché blocca lo sviluppo».
[[ge:kolumbus:liberoquotidiano:44471073]]
È lo schema nazionale che si riflette su scala locale: tutti insieme contro il centrodestra...
«Sì, ma per poi non fare nulla».
Lei invece cosa vorrebbe fare, se venisse eletto?
«Una priorità è la battaglia agli sprechi nel bilancio della Regione. Le risorse dei cittadini sono preziose, bisogna ripassare tutto con la lente d’ingrandimento».
Questa era facile: e poi?
«L’anno scorso hanno lasciato la regione quattromila giovani, duemila e settecento dei quali laureati. Tenerli qui sarà un obiettivo».
È l’unico candidato governatore sfidante che non attacca sulla sanità?
«Lo so bene che la sanità toscana ha delle eccellenze ma anche tante cose che non vanno, specie nelle liste d’attesa, troppo lunghe. Posso dirle che mi impegnerò per tenere aperti anche i piccoli ospedali che ora vorrebbero chiudere e che investirò molto sulla prevenzione, che costa il giusto, accorcia le liste e aiuta a vivere meglio».
Lei che è in Fratelli d’Italia da prima che nascesse: perché dopo tre annidi governo il consenso di Meloni e del partito è cresciuto?
«I cittadini sono più informati di quanto si pensi: capiscono che la realtà è complessa e Meloni è tutti i giorni sul pezzo a lavorare a testa bassa e combattere. Il suo impegno ispira fiducia e paga».
E lei, la ispira?
«Io certo sono uno che tiene duro».
Anche il suo rivale cerca di sfruttare a proprio vantaggio l’onda emotiva favorevole alle sofferenze del popolo di Gaza. La preoccupa?
«Mi preoccupa quello che succede a Gaza. Quello che accade qui da una parte mi inquieta, perché vedo un tentativo di strumentalizzazione politica da parte dei miei rivali delle migliori intenzioni di molti cittadini, e dall’altra lo trovo strabiliante».
In che senso, sindaco?
«La notizia del giorno ieri a Firenze è che la commissione che doveva ritrovarsi per conferire la cittadinanza onoraria a Francesca Albanese si è aggiornata. Dopo le recenti performance della commissaria all’Onu per la Palestina, forse la sinistra non voleva esibire le proprie divisioni anche sull’argomento guerra».
[[ge:kolumbus:liberoquotidiano:44464783]]
Continua a leggere...