Alessandro Gonzato: salta l'inchiesta su Tesei, il Pd in Umbria ora trema

  • Postato il 1 novembre 2024
  • Di Libero Quotidiano
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Alessandro Gonzato: salta l'inchiesta su Tesei, il Pd in Umbria ora trema

To': due settimane prima delle elezioni regionali umbre esce la notizia che la ricandidata governatrice di centrodestra è indagata per abuso d'ufficio. Guarda un po': la notizia la sparano i siti di Repubblica e La Stampa; i due giornali evidenziano che Donatella Tesei, leghista, «si salva solo per l'abolizione del reato»; da sinistra parte il fuoco di fila, dichiarazioni tragicomiche in ciclostile (ci arriviamo); poco dopo l'Ansa scrive che «l'indagine sarebbe partita da un esposto anonimo» e che «nel fascicolo non sarebbe stato formalizzato un vero e proprio capo d'accusa». Insomma, è un flop. Il procedimento è stato archiviato dal giudice per le indagini preliminari il quale ha accolto la richiesta del procuratore Raffaele Cantone.

La sinistra ha sperato di imbastire un nuovo “caso Liguria” – magari con esito elettorale diverso – ed è finita spernacchiata. Prima la reazione della Tesei: «Ho appreso la notizia solamente oggi e solo perché ne hanno parlato i giornali. Mi risulta che l'indagine era iniziata da tempo e già questo dimostra ancora una volta la correttezza dell'operato della mia amministrazione. Per il resto», ha aggiunto, «in attesa di consultare gli atti assisto alla consueta attività di strumentalizzazione e mistificazione, con argomenti di ignobile livello, amplificata dalla vicinanza della scadenza elettorale».

I 5Stelle, eccitati, erano già pronti a tornare in piazza con la forca – come a Genova a luglio – e alla fine non gli è riuscito di meglio che gridare «Tesei chiarisca comunque, anche se è arrivata l'archiviazione. Lo faccia per decenza istituzionale», ha tuonato la pentastellata Emma Pavanelli (reddito di 3.517 euro all'anno prima di entrare in parlamento e guadagnarne quasi 100mila), «decenza istituzionale che è mancata nel governo regionale nell'ultimo quinquennio». Il Pd fa addirittura meglio. Tommaso Bori, segretario dem dell'Umbria, emette la sentenza senza che ci sia stato nemmeno un dibattimento: «L'indagine svela con evidenza un sistema consolidato che si è servito delle istituzioni per finanziare aziende di famiglia».

Sintetizziamo l'oggetto della mancata inchiesta: Tesei e il suo assessore alla Programmazione europea e Bilancio, Paola Agabiti (Fdi), sarebbero finite nel fascicolo in merito all'uso di fondi comunitari per lo sviluppo rurale. «La società che ha percepito i fondi pubblici», hanno strillato i giornali di centrosinistra, «appartiene al marito dell'assessora Agabiti. E nella stessa azienda lavorerebbe il figlio della governatrice». Ma l'avvocato dell'assessore, Nicola Di Mario, ha poi spiegato: «I provvedimenti adottati erano tutti atti di programmazione generale che coinvolgevano l'economia della regione, e non soggetti in particolare.

Dire che il settore dell'olio è rilevante per l'economia della regione, così come il comparto del luppolo e del tartufo, è un atto di programmazione generale. Con le due delibere non c'è mai stata attribuzione di denaro a nessuno». L'avvocato è entrato nel dettaglio: «Per comprendere l'inconsistenza dell'addebito è necessario precisare che la delibera assunta dalla giunta regionale il primo settembre 2021 non integrava alcuna strumentalizzazione della funzione da parte dell'assessore, perché si limitava a prendere atto della allocazione di nuove risorse finanziarie a favore del Piano sviluppo rurale dell'Umbria in ossequio alle determinazioni assunte dal presidente del Consiglio dei ministri il 17 giugno 2021 (governo Draghi, ndr).

Trattandosi di provvedimento a contenuto recettizio e vincolato», ha sottolineato l'avvocato, «non poteva configurarsi, neppure sul piano teorico, un esercizio deviato delle attribuzioni connesse alla carica istituzionale ricoperta dall'assessore». Torniamo alla politica: qualcuno avverta la sinistra che quando il governo Meloni ha abolito l'abuso d'ufficio uno stuolo di sindaci di sinistra ha applaudito. Tra questi due sono diventati eurodeputati del Pd. Giorgio Gori, quand'era sindaco di Bergamo, aveva detto: «Giusto, nel 2021 ci sono state solo 27 condanne su oltre 5mila imputazioni»; Matteo Ricci, ex collega di Pesaro, aveva addirittura rivendicato la decisione presa dal centrodestra: «L'abolizione dell'abuso d'ufficio è una nostra vittoria».

L'abolizione del reato è stata una storica battaglia dell'Anci, l'associazione nazionale dei comuni italiani. D'altronde i numeri sono eloquenti: in media oltre l'85% dei procedimenti aperti per abuso d'ufficio ha portato al nulla. Il segretario della Lega Umbria, Riccardo Augusto Marchetti, parla di «fango a orologeria». Il ministro Giancarlo Giorgetti, ad Assisi per inaugurare la nuova sede della Lega, ha commentato: «Gli umbri ragionano per se stessi e non per conto d'altri. Sapranno valutare il lavoro fatto, anche in mezzo a tante difficoltà, dalla governatrice». A sinistra schiumano rabbia: gli tocca a vincere senza inchieste.

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Libero Quotidiano

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