Alessandra Todde resta presidente della Regione Sardegna. La Consulta: “Il Collegio di garanzia non poteva dichiararne la decadenza”
- Postato il 15 ottobre 2025
- Politica
- Di Blitz
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La Corte Costituzionale ha stabilito che Alessandra Todde resta presidente della Regione Sardegna. Con una sentenza depositata oggi, i giudici hanno deciso che non spettava al Collegio regionale di garanzia elettorale imporre la sua decadenza dalla carica. Secondo la Consulta, il Collegio “ha esorbitato dai propri poteri” pronunciandosi su una causa di ineleggibilità “non prevista dalla legge”, provocando così “una menomazione delle attribuzioni costituzionalmente garantite alla Regione”.
Le contestazioni riguardavano “la mancata nomina di un mandatario elettorale” e alcune “irregolarità nella dichiarazione delle spese di campagna”. Tuttavia, la Corte ha chiarito che tali irregolarità non rientrano tra le cause di decadenza previste dalla legge 515/1993. L’ordinanza del Collegio di garanzia è dunque annullata nella parte relativa alla decadenza di Todde, ma resta impregiudicata la possibilità di una “riqualificazione dei fatti” da parte del giudice civile.
La causa giudiziaria e il conflitto di attribuzione
Il caso Todde resta aperto sul piano civile. Il tribunale di Cagliari, infatti, aveva confermato a maggio una sanzione pecuniaria di 40mila euro nei confronti della presidente, con un processo d’appello già fissato per il 7 novembre.
Parallelamente, la Regione Sardegna aveva sollevato un conflitto di attribuzione davanti alla Consulta contro la sentenza del tribunale, ma la Corte ne ha dichiarato l’inammissibilità. I giudici hanno osservato che la decisione di primo grado era stata pronunciata solo tra la Todde e il Collegio di garanzia, senza coinvolgere formalmente la Regione, rimasta estranea al procedimento.
Le reazioni: tra soddisfazione e polemiche
Da Bruxelles, dove presiedeva il Forum delle regioni insulari europee, Alessandra Todde ha accolto la decisione con sollievo:
“Oggi la Corte Costituzionale si è espressa. Continuiamo ad andare avanti, a testa alta, con un solo obiettivo: il bene della Sardegna”, ha dichiarato.
La presidente ha poi aggiunto: “In questi mesi mi hanno chiamata decaduta, hanno provato ad affossare il lavoro della Giunta e a screditare il mandato dei sardi. Noi abbiamo scelto la fiducia nella giustizia, lavorando con serietà e schiena dritta. La verità ha parlato da sé”.
Più critico il commento di Umberto Ticca, capogruppo dei Riformatori Sardi, che pur riconoscendo il valore costituzionale della decisione, ha sottolineato che “le gravi inadempienze restano” e che “il pasticcio politico e l’imperizia non si cancellano”.
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