Alcol, omicidi, famiglie distrutte: l’incubo dei veterani russi al rientro dall’Ucraina con disturbi post traumatici

  • Postato il 24 agosto 2025
  • Mondo
  • Di Il Fatto Quotidiano
  • 4 Visualizzazioni

Il tribunale di Ekaterinburg ha condannato a dodici anni di carcere Nikita Sidorov; è stato riconosciuto colpevole di aver strangolato l’ex moglie, Natalia Dorma, la notte del 25 febbraio 2024. Sidorov è un veterano della guerra in Ucraina e aveva festeggiato con gli amici la “Giornata dei difensori della patria”. Stanislav Ionkin aveva il grado di sergente. Durante una licenza, si è ubriacato ed è stato coinvolto in una rissa; poi ha sparato un razzo con la sua pistola da segnalazione, il razzo ha provocato un incendio in cui sono morte tredici persone. Si tratta di due episodi che coinvolgono militari tornati dal fronte dell’operazione speciale Z.

Secondo un’indagine del media indipendente Verstka, almeno 242 persone sono morte e altre 227 sono rimaste ferite in crimini commessi da veterani di guerra, tra febbraio 2022 e agosto 2024. I casi vanno dall’omicidio alle aggressioni sessuali e alle percosse. Alcuni di questi veterani facevano parte della Wagner, una volta esercito privato di Evgenij Prigožin, il “cuoco di Putin” e poi, dopo la sua caduta in disgrazia e la sua morte, inglobato nell’armata russa. Wagner ha arruolato detenuti con la promessa dalla libertà dopo sei mesi di servizio, ammettendo di aver inglobato 50.000 carcerati.

Bbc News Russia evidenzia che all’inizio dell’anno il criminologo Willie Maslov, dell’Istituto di diritto degli Urali presso il Ministero degli Interni, ha pubblicato uno studio che esamina “l’impatto dell’operazione militare speciale sulla criminalità in Russia”; il risultato è un netto aumento dei crimini gravi e particolarmente violenti, in tutto il Paese, dall’inizio dell’invasione.

Il disturbo post traumatico da stress è stato riconosciuto un problema di salute mentale nel 1980, a livello internazionale, grazie ai veterani della guerra del Vietnam. Nonostante la spesa per il sostegno agli ex combattenti, con una rete di 120 centri, circa 30.000 veterani si sono tolti la vita tra il 2001 e il 2019, un numero quattro volte superiore a quello di tutti i militari americani caduti in Afghanistan e Iraq. Sono solo i numeri ufficiali, dunque la cifra potrebbe essere maggiore.

La Russia cerca di trovare un approccio ai disturbi comportamentali degli uomini che tornano dal Donbass. Sebbene il presidente Putin nel 2023 abbia approvato la creazione del fondo “Difensori della Patria”, con uno stanziamento di 1,8 miliardi di rubli (circa 200 milioni di dollari) prevedendo supporto psicologico, assistenza medica, sociale e occupazionale, istruzione e formazione per nuovi lavori a cui avviare i veterani e i loro familiari, in maggio il partito di centro-destra Novyye lyudi (New People) ha chiesto al governo di creare un programma di formazione accelerato per terapisti, dato che i professionisti capaci di affrontare questa malattia scarseggiano.

La vice leader del partito, Sardana Avksentyeva ha lanciato un appello al Ministero della Difesa affinché contribuisca alla riqualificazione degli psicoterapeuti professionisti: “Abbiamo bisogno di specialisti in grado di supportare con competenza i soldati e le loro famiglie, perché il disturbo da stress post-traumatico di un soldato può avere gravi ripercussioni sui propri cari”.

Questo è l’altro punto dolente: un soldato instabile che torna a casa mette a rischio anche la propria famiglia. Moscow Times riporta che secondo il Ministero della Difesa russo, un veterano su cinque soffre di Ptsd ma ci sarebbe una media di un terapista ogni 7.000 adulti, e ancora meno con esperienza nel trattamento di traumi da combattimento. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, in Russia ci sono 4-5 psicologi ogni 100.000 cittadini, rispetto ai quasi 30 degli Stati Uniti.

Resta il problema di quantificare la dimensione di questa tragedia. Il Cremlino non ha mai fornito cifre ufficiali sui combattenti al fronte; nel dicembre 2023 il presidente Putin ha dichiarato che 617.000 soldati erano in prima linea in Ucraina. Altri 490.000 sono partiti l’anno successivo. Nel 2024, il personale militare rappresentava il 10% di coloro che si rivolgevano al Centro Serbsky, l’ospedale psichiatrico di punta della Russia, per il trattamento delle dipendenze.

Cure inadeguate, difficoltà a trovare un terapista, famiglie che subiscono il contraccolpo del rientro di un parente che non è più lui. E poi c’è il timore di confidarsi. Come ha raccontato una psicologa a Bbc News Russia, la paura di dire cose sull’operazione speciale potrebbe esporti a denunce; a quel punto “la tua vita è rovinata”.

L'articolo Alcol, omicidi, famiglie distrutte: l’incubo dei veterani russi al rientro dall’Ucraina con disturbi post traumatici proviene da Il Fatto Quotidiano.

Autore
Il Fatto Quotidiano

Potrebbero anche piacerti