Alberi, dopo la tragedia un milione di euro ad Aster per raddoppiare controlli e abbattimenti
- Postato il 16 marzo 2025
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- Di Genova24
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Genova. “Serve un cambio di mentalità, abbiamo urgenza di dare segnali ai cittadini”. Lo ripete più volte il vicesindaco reggente Pietro Piciocchi durante la conferenza stampa convocata a Palazzo Tursi di domenica – caso più unico che raro – per fare il punto sulle azioni varate dal Comune per affrontare quella che ormai viene definita “emergenza alberi” dopo la tragedia di piazza Paolo da Novi e il crollo di un pino a pochi passi da un’area giochi per bambini ai giardini Esposito di Albaro.
Questo, dunque, il primo provvedimento: uno stanziamento straordinario di un milione di euro ad Aster per potenziare i controlli sulle aree più critiche e di conseguenza accelerare sugli abbattimenti seguendo anche logiche diverse: “Oggi noi abbattiamo gli alberi solo in caso di evidenze scientifiche che li dichiarino a rischio crollo, all’esito di indagini affaticanti e dispendiose, con un margine di incertezza – spiega Piciocchi -. Non accettiamo che abbiamo alberi vecchi che magari non sono considerati da tagliare, ma possono presentare pericoli soprattutto in una situazione di cambiamento climatico. Dobbiamo ragionare sulla sostituzione degli alberi vecchi e intervenire non solo quanto un albero è a rischio crollo, ma anche quando non ha più una prospettiva di vita“.
“Passare da 200 a 400 abbattimenti all’anno”
Oggi sono 39.143 gli alberi censiti secondo l’indagine più recente, quella avviata dalla prima giunta Bucci. Nel 2024 sono stati 2.182 gli alberi sottoposti ad analisi di stabilità (tra cui, secondo le dichiarazioni, la palma che ha ucciso Francesca Testino), con 183 abbattimenti e 245 reimpianti. L’anno prima erano state 1.898 le piante monitorate, 277 quelle tagliate, 313 quelle messe a dimora. Nei cimiteri è stata effettuata un’ulteriore campagna di analisi (costata 600mila euro) per verificare lo stato di salute di 4.667 esemplari.
“Non arriva Attila, intendiamoci”, precisa Piciocchi. Però l’obiettivo è sostanzialmente raddoppiare questi numeri, ampliando le aree dei controlli e concentrandosi non solo sulle zone rosse, quelle a maggiore frequentazione con un fattore di rischio molto elevato, ma anche sulle zone arancioni che includono vie e piazze meno trafficate. “Se passiamo da 2mila a 4mila alberi monitorati – spiega Giorgio Costa, dirigente di Aster che fino a pochi mesi fa si occupava proprio del verde – possiamo stimare che passeremo da circa 200 a 400 abbattimenti. Mediamente si arriva a un 10% di piante da eliminare, anche se poi il meccanismo non è così drastico, perché è evidente che, se si ripetono questi controlli, la percentuale è destinata a diminuire”.
Ci saranno più squadre sul territorio, anche grazie alle 17 nuove assunzioni già previste nel 2025. “Allargheremo il raggio delle zone oggetto di controllo e renderemo più frequenti i controlli nelle zone a rischio – aggiunge la Ceo di Aster Francesca Aleo -. Dobbiamo rafforzare il monitoraggio durante e soprattutto dopo le forti piogge. La situazione è diventata più complessa”. Osservati speciali saranno i pini domestici, come quelli tagliati e sostituiti a Brignole negli scorsi mesi tra mille polemiche: “Sono circa 2.500 in tutta la città – riprende Costa – e su questi concentreremo l’attenzione perché è difficile se non impossibile diagnosticarne il pericolo di caduta e i danni radicali”. Si cercherà anche di stringere i tempi per tagliare le piante a rischio crollo certificato: “L’iter per abbattere un albero è lunghissimo, soprattutto per gli alberi datati vincolati dalla Soprintendenza – lamenta Piciocchi -. C’è una trafila molto lunga che porta a ritardi”.

Alberi vecchi e malati: “Dobbiamo sostituirli”
In generale, però, si vuole anche “superare la sola logica della pubblica incolumità” per decidere se tenere in piedi un albero. “La popolazione arborea di Genova è vecchia, se non viene rinnovata rischiamo di arrivare a un momento di crollo generalizzato – avverte il dirigente -. Questo non vuol dire che taglieremo senza scrupolo: abbiamo già iniziato a tagliare e sostituire ed è evidente che dobbiamo continuare, sicuri di questa scelta. Non ha senso sprecare moltissimi soldi in controlli, a volte è meglio un rinnovamento completo delle alberature“. Anche sulla base di questo principio si valuteranno abbattimenti non solo di piante in classe D (quelle che hanno il fattore di stabilità più basso e vanno tolte il prima possibile) ma anche in classe C o addirittura B: “Se una pianta è ridotta a un palo, anche se è stabile non ha prospettiva di vita”.
Ma perché gli alberi genovesi sono malati? Non è solo una questione di vecchiaia: “Non dobbiamo sottovalutare i danni provocati dal traffico e dagli scavi. A questo dobbiamo aggiungere i cambiamenti climatici che provocano improvvise mutazioni alle piante. Abbiamo avuto due estati molto calde e moltissimi alberi sono andati in sofferenza e sono stati attaccati dai parassiti. Inoltre ci sono periodi di piovosità intensa e questo porta a problemi di asfissia radicale per le piante”, prosegue Costa.
Nel mirino ci sono anche gli scavi, spesso all’origine delle malattie che compromettono gli apparati radicali degli alberi e ne causano il cedimento nel tempo: “In città ci sono molti utenti che hanno necessità effettuare scavi – commenta il vicesindaco reggente -. Quello che ci proponiamo è imporre a chi chiede un’autorizzazione di mostrarci la necessità scavo, anzitutto a tutela dell’integrità del manto stradale, ma soprattutto per attestare che non ci siano interferenze negative sugli alberi, e se quegli scavi sono indispensabili, chi procede dovrà sostituire gli alberi o assicurare all’amministrazione le risorse per farlo. È una situazione caotica in cui abbiamo provato a mettere ordine”.
Dopo la tragedia della Foce continuano le polemiche
Dunque, col “cambio di approccio” annunciato oggi, la palma di piazza Paolo da Novi sarebbe stata abbattuta? Nessuno si avvale del “senno del poi” per rispondere. “Rispetto alle conoscenze che avevamo in quel momento, per le nostre conoscenze documentali, quel crollo è stato del tutto inaspettato – conferma Aleo -. Nelle condizioni in cui eravamo, quella pianta non l’avremmo potuta abbattere“. Poi parla a titolo personale: “Mio figlio va a scuola in piazza Paolo da Novi, io da ignorante l’ho vista più volte e mi sono domandata se fosse pericolosa. Mi hanno spiegato che l’inclinazione di per sé non è un fattore di rischio“, affermazione su cui non tutti i tecnici sono d’accordo. “In realtà – prosegue la numero uno di Aster – anche coi nuovi criteri la classificazione non cambierebbe perché proviene da protocolli nazionali condivisi. È ovvio che prendiamo atto che la situazione climatica impatta pesantemente anche sulle alberature e quindi non ci fermiamo di fronte a una mera classificazione, andiamo un po’ oltre: adesso abbiamo le risorse per farlo”. Per il resto nessun commento sulla possibile dinamica dei fatti: “C’è un’indagine in corso”.

Piciocchi, dopo la lettera al Secolo XIX che ha sollevato un prevedibile fiume di polemiche, non fa retromarcia e parla di una “forte pressione” arrivata da “certi esponenti dell’opinione pubblica” per impedire gli abbattimenti considerati necessari. “L’esperienza dei pini a Brignole è stata faticosa, siamo stati costretti ad agire di notte, c’era un clima inaccettabile, con addebito di responsabilità morali nei confronti di chi stava agendo a tutela dell’incolumità pubblica. Mi metto in ascolto di chi vorrà suggerire opinioni contrarie”. Poi però puntualizza che questo atteggiamento “non ha avuto conseguenze sul piano delle scelte”.
Anche la Ceo di Aster si toglie qualche sassolino: “Abbiamo professionalità vere, le stesse che appartenevano alla direzione Giardini e foreste del Comune di Genova. Non c’è nessun improvvisato e nessun incompetente. I miei dipendenti in questo momento sono oggetto non solo delle più disparate critiche, che si accettano e si accolgono, ma anche di insulti e minacce, che invece iniziano a diventare preoccupanti“.
Dopo il crollo della Foce c’è chi ha proposto di istituire zone off limits o soluzioni per evitare la caduta, come puntelli e tiranti. “Da sempre abbiamo moltissime perplessità su questi metodi – replica Costa -. Se parliamo di alberi monumentali è lecito immaginare qualsiasi forma di messa in sicurezza, anche se una struttura di metallo in giro è brutta da vedere. Ma in ambienti molto frequentati spesso non c’è la possibilità di prevedere puntelli e tiranti, non sappiamo dove attaccarci. In gioco ci sono forze enormi, e la palma purtroppo lo ha dimostrato, ma soprattutto vengono meno meccanismi naturali che alberi hanno per tenersi in piedi. Ci sono pochissimi casi in cui queste soluzioni si possono applicare”.
I numeri degli alberi da controllare
Ad oggi, secondo i dati diffusi dal Comune, ci sono 1.852 piante con vulnerabilità arancione così distribuite sul territorio:
Municipio 1 Centro est: 757
Municipio 2 Centro Ovest: 179
Municipio 3 Bassa Val Bisagno: 144
Municipio 4 Media Val Bisagno: 100
Municipio 5 Val Polcevera: 50
Municipio 6 Medio Ponente: 50
Municipio 7 Ponente: 150
Municipio 8 Medio Levante: 392
Municipio 9 Levante: 30
Mercoledì prossimo verranno tagliati due pini in corso Firenze, a rischio crollo in base alle analisi compiute lungo tutta la Circonvallazione, ma si tratta di un intervento deciso diverse settimane prima del drammatico incidente in piazza Paolo da Novi. Al momento non sono previsti altri abbattimenti a stretto giro, ma è prevedibile che le motoseghe si metteranno in azione non appena Aster inizierà la nuova campagna di controlli, che dovrà partire “immediatamente” su indicazione di Piciocchi.

Nei prossimi giorni si valuterà se rendere pubblico il database con l’indicazione delle vie: “Non sono così numerose e sono molto disperse”, precisa Costa. I controlli verranno pubblicizzati via via tramite comunicati stampa. “Sulla comunicazione dobbiamo migliorare”, ammette Aleo che apre alla possibilità di indicare con un sistema di cartelli quali sono le zone con alberi ritenuti a rischio crollo o comunque da sottoporre ad attenzione.