Alaska, il più vasto Stato Usa venduto dallo zar nel 1867
- Postato il 14 agosto 2025
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Il Quotidiano del Sud
Alaska, il più vasto Stato Usa venduto dallo zar nel 1867
Roma, 14 ago. (askanews) – Domani quando in Italia saranno le 21.30 circa, il presidente Usa Donald Trump e il presidente russo Vladimir Putin si incontreranno in Alaska, il più vasto stato americano, con un passato relativamente recente da territorio russo: Mosca lo ha ceduto agli Stati Uniti con una transazione commerciale nel 1867.
PROFONDI LEGAMI STORICI RUSSIA-ALASKA
I legami storici sono profondi, data l’estrema vicinanza territoriale: nello Stretto di Bering – largo circa 85 chilometri – le isole Piccola Diomede (Usa) e Grande Diomede (Russia) distano meno di 5 chilometri l’una dall’altra. Dalla Russia arrivarono i cacciatori di pellicce siberiani nel XVIII secolo e il commercio delle pelli di lontra era la principale ricchezza dell’Alaska, prima che venissero scoperti giacimenti di petrolio e di minerali. Restano tracce culturali come chiese ortodosse e cognomi russi tra le popolazioni native.
Dopo l’invasione russa dell’Ucraina nel 2022, diverse città dell’Alaska hanno interrotto gemellaggi con città russe.
E’ stata anche criticata la scelta dell’Alaska come sede per il vertice Trump-Putin. Alcuni osservatori ritengono che offra a Putin un simbolismo strumentalizzabile per giustificare scambi territoriali, paragonando la vendita dell’Alaska alla richiesta russa di territori ucraini.
LA ‘SCOPERTA’ DELL’ALASKA
Vitus Bering, esploratore danese al servizio dell’Impero Russo, fu il primo europeo a mappare e documentare ufficialmente parte della costa occidentale dell’Alaska, dove le popolazioni native abitavano da lungo tempo.
Nel 1741, durante la Seconda spedizione in Kamchatka, raggiunse l’isola di Kayak, al largo della costa sud-orientale dell’Alaska, confermando che Eurasia e America erano separate da uno stretto.
Tornò indietro a causa del maltempo e dello scorbuto tra il suo equipaggio, morì lo stesso anno sull’isola che sarebbe poi stata battezzata Isola di Bering, nel mare che oggi porta il suo nome, durante il viaggio di ritorno verso la Siberia.
LA VENDITA AGLI USA
Nel 1867 la Russia, indebolita finanziariamente dopo la sconfitta
nella guerra di Crimea, consapevole di non poter difendere
l’Alaska in caso di conflitto con Usa o Gran Bretagna e con le
lontre quasi estinte (crollo del commercio di pellicce), vendette
il territorio per 7,2 milioni di dollari, circa 125 milioni di
dollari oggi: 2 centesimi l’acro. Concordato con il segretario di
Stato americano William H. Seward, l’acquisto fu inizialmente
liquidato come “Seward’s Folly” (“la follia di Seward”) per il
presunto scarso valore del territorio, che in realtà si rivelò
poi ricchissimo e fu rivalutato già con la corsa all’oro del
Klondike (1896).
IMPORTANZA STRATEGICA
Durante la Seconda guerra mondiale l’isola di Attu fu occupata
dai giapponesi e riconquistata dagli Usa nel 1943. Durante la
Guerra fredda l’Alaska fu avamposto radar e missilistico contro
un possibile attacco sovietico dal Polo Nord.
Il Pentagono ha di recente rafforzato la presenza militare e
tecnologica nell’Artico per contrastare Russia e Cina, inviando
soldati nelle Aleutine in risposta alle maggiori attività
militari russe.
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