Al via la mostra “maschera di un Vitellone” che omaggia Alberto Sordi nella Rimini di Federico Fellini, un viaggio nella commedia italiana
- Postato il 30 luglio 2025
- Cinema
- Di Blitz
- 2 Visualizzazioni

Straordinaria mostra-omaggio ad Alberto Sordi nelle sale del Grand Hotel di Rimini, il tempio laico di Federico Fellini. Mercoledì il vernissage in pompa magna, invitati Stefania Sandrelli e Carlo Vanzina. Da giovedì 31 luglio apertura al pubblico. Ingresso gratuito dalle 11 alle 21. La mostra resterà aperta fino al 28 agosto. Attese migliaia di visitatori da tutta Europa. In parete c’è di tutto: foto (molte sono inedite), bozzetti, oggetti personali, locandine, sceneggiature, costumi e contributi audiovisivi.
Titolo della rassegna: “Alberto Sordi, maschera di un Vitellone”. In pratica si tratta di un magnifico viaggio nella commedia italiana “partendo dallo stretto legame di amicizia tra Sordi e Fellini “, come ha spiegato il curatore della mostra Marco Dionisi Carducci, un noto professionista che lavora per la Corbis, l’agenzia statunitense fondata da Bill Gates,oggi leader mondiale nel settore informatico. A Rimini non hanno badato a spese.
Sordi e Fellini, la coppia d’oro nel cinema italiano
Sordi e Fellini, due protagonisti indiscussi e geniali (meglio: unici ed irripetibili, senza dubbio impareggiabili). Nati entrambi nel 1920 – 105 anni fa – a soli sei mesi di distanza, il loro legame si è sviluppato ben presto in una collaborazione artistica e in una amicizia sincera. Fellini, per primo, intuì le qualità di Sordi al punto da dirigerlo ne “Lo sceicco Bianco” (1952) e lo volle, a tutti i costi, per il film “I vitelloni” (1953), commedia che il regista decise di ambientare a Rimini, sua città natale, e dove interpretando l’Alberto “mammone”, Sordi rivelò la sua grande capacità di “maschera” cinematografica. Dopodiché è stato tratto un crescendo. E la mostra si snoda in un percorso che parte dalla gavetta in radio e prosegue nel teatro di rivista e nel doppiaggio. Esperienze che hanno reso l’attore romano, a partire dagli anni Cinquanta, l’indiscusso “Colonnello della commedia all’italiana” (150 film). Una carriera lunga 60 anni.

Albertone nel gergo del nostro Paese
Sordi ha costruito successi entrati di diritto nell’immaginario collettivo e nel gergo del Paese attraverso scene e battute diventate di dominio pubblico. Ancora oggi, a distanza di decenni, l’esclamazione “Lavoratorii!. Lavoratori della maltaaa! Prrr..”. viene ricordata spesso. Esclamazione suggeritagli proprio da Fellini nel film “I Vitelloni”. Ma altre storiche battute appartengono a memorabili pellicole . Due su tutte: “Macccarone, m’hai provocato e io te distruggo”, battuta ne “Un americano a Roma” (1954). E l’altra battuta del film “Il marchese del Grillo” (1981): “Mi dispiace, ma io so’ io, e voi non siete un ca**o”.
Riassumendo, Sordi ci ha mostrato quello che siamo e che forse avremmo preferito non essere. Ci ha messo davanti ad uno specchio e se a volte ci ha fatto ridere, molte altre ci ha fatto vergognare di noi stessi. Ed è certo che i suoi personaggi, i suoi film, sono parte essenziale di un passato che ci appartiene e che abbiamo attraversato insieme a loro.
L'articolo Al via la mostra “maschera di un Vitellone” che omaggia Alberto Sordi nella Rimini di Federico Fellini, un viaggio nella commedia italiana proviene da Blitz quotidiano.