Agostino Ghiglia e la villa di Meloni: Report svela l’intervento del componente del Garante Privacy per coprire le carte della premier

  • Postato il 31 ottobre 2025
  • Politica
  • Di Il Fatto Quotidiano
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“Cercatemi interrogazione onorevole Bonifazi su casa Meloni. Approfondiamo se è suo diritto avere risposta a tutte le domande in dettaglio o se qualcosa si può coprire in termini di protezione dati, al netto della trasparenza e dell’interesse pubblico”. E poi: “Urgente”. Secondo le anticipazioni del programma di Sigfrido Ranucci, Agostino Ghiglia, componente del Collegio nominato in quota Fratelli d’Italia, sarebbe intervenuto anche per tutelare la privacy della premier Giorgia Meloni su una vicenda che la riguarda direttamente: l’interrogazione parlamentare presentata da Italia Viva sui lavori di ristrutturazione della sua villa. “Di sua iniziativa – spiega Report – Ghiglia si porta avanti con i lavori e chiede di verificare se c’è possibilità di omettere più informazioni possibili ai parlamentari e chiede un approfondimento urgente”.

Un’iniziativa che, se confermata, configurerebbe un intervento di fatto politico da parte di un’autorità indipendente per proteggere la leader del partito che lo ha designato.

Un nuovo capitolo, dunque, nello scontro tra Report e il Garante della Privacy sul condizionamento dell’Autorità pubblica che il 23 ottobre scorso ha multato la trasmissione per aver diffuso l‘audio Boccia-Sangiuliano. Previo passaggio di Ghiglia in via della Scrofa e l’incontro con Arianna Meloni.

A gennaio 2025 Maria Elena Boschi e Francesco Bonifazi presentano un’interrogazione sullo scoop di Marco Lillo che sul Fatto Quotidiano aveva sollevato diverse questioni di trasparenza sull’acquisto e la ristrutturazione della villa di Meloni: 347 metri quadrati, piscina, valore dichiarato di 1,1 milioni, poi salito a 1,254 milioni di euro. Dubbi su lavori urbanistici, pagamenti e trasparenza delle forniture.

Italia Viva con l’interrogazione n. chiedeva dunque al governo di chiarire “se per la ristrutturazione della villa siano stati usati fondi pubblici o risorse per la sicurezza” e di rendere pubblico “l’elenco dei fornitori e le modalità di pagamento, bonus fiscali e detrazioni utilizzate per i lavori”, con l’obiettivo di “verificare trasparenza, coerenza fiscale e assenza di favoritismi”.

A rispondere, il 18 marzo, è il ministro Luca Ciriani di Fratelli d’Italia, che di fatto blinda la premier: spiega che Meloni “poteva ben opporsi alla richiesta”, che “atti analoghi non hanno mai trovato risposta” e che “non si ravvedono motivi per fornire un elenco dei fornitori privati di acquisti personali, perché, viceversa, verrebbe meno la relativa ordinaria aspettativa di riservatezza”.

Poi aggiunge, bontà sua, che Meloni “ha inteso soprassedere rispetto allo svolgimento di verifiche e valutazioni sulla sindacabilità dell’atto, e pertanto si forniscono le seguenti risposte”, limitandosi a negare l’impiego di fondi pubblici.

Una risposta considerata per forza “evasiva” da Boschi, che in aula si dichiara insoddisfatta: “Avevamo anche chiesto, Ministro, che ci fosse un elenco dei fornitori, in modo tale da poter conoscere quelle che erano state le spese affrontate per una ristrutturazione sicuramente imponente (…) Questa lista non è stata fornita dal Governo e a questo punto non sappiamo chi siano stati i fornitori, quanto sia stato speso e in che modo. Evidentemente, c’è qualcosa che la Presidenza del Consiglio deve tener nascosto e anche su questo continueremo a fare chiarezza.”

È su questa vicenda – e sulla gestione delle informazioni relative alla villa – che, secondo Report, Ghiglia avrebbe chiesto ai suoi uffici di trovare ogni modo per limitare la trasparenza, chiedendo “un approfondimento urgente” per capire come “omettere più informazioni possibili ai parlamentari”. Un episodio che, se accertato, aggiunge un tassello pesante alla controversia sul ruolo del Garante e sul suo possibile uso politico. Non solo per la multa record da 150mila euro inflitta a Report, ma per la possibilità che uno dei suoi membri abbia agito – ancora una volta – in difesa del proprio partito e della sua leader.

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Il Fatto Quotidiano

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