Agli “esperti” il caldo ha fritto il cervello

  • Postato il 16 luglio 2025
  • Di Panorama
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Da sempre sono affascinato dall’origine delle notizie. Nel senso che mi appassiona scoprire come nascano certi titoli e come sia facile alimentare l’allarmismo partendo da notizie false. Prendete a esempio il caldo-killer (i giornali hanno il gusto macabro di affibbiare responsabilità criminali sia all’aumento di temperatura che all’abbassamento, fenomeni naturali che però di volta in volta vengono trasformati in assassini seriali). È bastato che un anziano con pregresse patologie morisse sulla spiaggia e nelle redazioni è scattata la caccia ai decessi dovuti alla calura. Nel mondo per le cause più disparate passano a miglior vita ogni giorno 150 mila persone, ma è sufficiente che d’estate ce ne sia una che si accasci sotto il sole perché in prima pagina e nel tg della sera si inizi a parlare delle vittime dell’afa. In capo a pochi giorni, ecco uscire la notizia che, nella settimana più calda dell’anno, tra Milano e Roma sono decedute 500 persone, un numero di trapassi che sarebbe triplicato rispetto alla media. Peccato che, come hanno ricostruito i colleghi della Verità, nel periodo considerato non ci sia stata alcuna variazione rispetto al passato. Ogni giorno nel capoluogo lombardo muoiono 40 persone e così è stato anche nei dieci giorni che secondo i quotidiani sono stati «roventi».

E a proposito di temperature che «sciolgono l’asfalto», la scorsa settimana mi ha molto divertito lo sfogo del meteorologo Paolo Sottocorona, che quotidianamente si occupa delle previsioni del tempo su La7. Dopo aver letto i giornali sull’emergenza caldo, l’esperto se l’è presa con certi titoli sparati a capocchia. «Qualcuno dà i numeri. Abbiamo una giornata con valori elevati, ma non ci sono 40 gradi». E ancora: «Quello che sta scritto sui giornali spesso non è vero: 40 gradi in Italia non ci sono. Il grande caldo sull’Europa riguarda una parte dell’Ue, quella settentrionale ha delle massime tra i 18 e 20 gradi. Quindi è al freddo». Sottocorona non è un negazionista, come ormai vengono chiamati tutti quelli che nutrono dubbi sul surriscaldamento climatico. Semplicemente, è un signore che da mezzo secolo si occupa di previsioni del tempo e pur senza essere uno scienziato conosce abbastanza bene i fenomeni atmosferici. E riguardo agli allarmi che spesso vengono lanciati, ha un’opinione ben precisa. Sulla cosiddetta temperatura percepita, con cui si tende a dire che fa più caldo di quanto indichi la colonnina di mercurio, lui spiega che «è un’assoluta stupidaggine. Non esiste, è solo la constatazione che a parità di temperatura l’organismo umano soffre di più se l’aria è più umida. Ma non è che sente una temperatura più elevata. C’è un disagio maggiore, ma è un fatto individuale. Ogni organismo soffre in modo diverso. Tu a 35 gradi e con l’umidità alta stai male, io no».

Chiaro? Ma se qualcuno scrive che la temperatura percepita è di 42 gradi, tutti raccontano che in Italia si è toccato il picco della calura estiva e ogni volta c’è la rincorsa a dire che è peggio dell’anno precedente, anche se poi non è sempre vero.

Le modalità con cui si denuncia il troppo caldo sono le stesse con cui poi si affronta il tema della pioggia. Mi ha colpito una notizia uscita sulle pagine interne del Corriere della Sera dopo gli acquazzoni della scorsa settimana. Per spiegare come mai ci fossero stati allagamenti in varie zone di Milano, il quotidiano di via Solferino spiegava che il terreno è «impermeabile» e dunque la pioggia scivola via. Premesso che, se questo fosse vero, il sindaco del capoluogo lombardo dovrebbe fare una riflessione: invece di lastricare le piazze, come sta facendo, farebbe bene a lasciar crescere l’erba, così sarebbe davvero un amministratore verde e non solo un ambientalista a parole. Ma a parte questo, leggendo l’articolo ho scoperto che un secolo fa nel capoluogo lombardo pioveva per 95 giorni all’anno, mentre oggi solo 79. In media, si è perso un giorno ogni sei anni spiega l’Osservatorio meteorologico cittadino. Tutto ciò trarrebbe origine dal famoso surriscaldamento globale, ma poi nel rapporto si scopre che la quantità d’acqua che cade sulla città è la stessa da cent’anni a questa parte. Piove meno giorni l’anno, ma piove uguale. E questa è la grande differenza di una natura in evoluzione. Certo, se le precipitazioni sono concentrate si rischia l’allagamento, ma se si evita di piastrellare le piazze e si consente al suolo di drenare l’acqua forse si può evitare qualche disagio.

Sempre a patto che, con questa storia del caldo killer, a qualcuno non si sia surriscaldato il cervello.

Autore
Panorama

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