Aggressione fascista inventata, chiuse le indagini: per il sindacalista sospeso l’accusa è simulazione di reato
- Postato il 4 giugno 2025
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- Di Genova24
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Genova. Il sostituto procuratore Federico Manotti ha chiuso le indagini sull’aggressione fascista ai danni di un sindacalista della Cgil denunciata a metà aprile e rivelatasi completamente falsa. Così a finire sotto accusa è stato proprio Fabiano Mura, segretario della Fillea (il sindacato degli edili della Cgil) poi sospeso e infine indagato per simulazione di reato, che prevede una condanna da 1 a 3 anni di carcere.
Adesso Fabiano Mura avrà 20 giorni di tempo per chiedere – se lo riterrà – di essere nuovamente interrogato dal pm, che lo aveva già convocato lo scorso 24 aprile subito prima di indagarlo dopo le prime ammissioni. Poi il pm chiederà il giudizio immediato. Una soluzione per Mura potrebbe essere quella di chiedere la messa alla prova che prevede una serie di obblighi tra cui un certo numero di ore da svolgere presso enti o associazioni e che consente, alla fine del percorso, di ottenere l’estinzione del reato.
La denuncia dell’aggressione, le incongruenze e poi l’ammissione: “Era una bugia”
Come Genova24 aveva spiegato in questo articolo, i dubbi sul racconto del sindacalista Fabiano Mura che aveva denunciato di aver subito un’aggressione fascista pochi giorni prima delle celebrazioni del 25 aprile erano sorti subito tra gli investigatori della Digos. Troppi particolari in quel racconto non collimavano con quanto emerso dalle indagini tecniche e in particolare dalle telecamere della zona. Poi quei dubbi erano diventati certezza per ammissione dello stesso sindacalista davanti al pm. Mura, messo alle strette, aveva ammesso la bugia.
La denuncia e le incongruenze
Nella denuncia presentata alla polizia il sindacalista aveva raccontato di essere uscito di casa per prendere l’auto in dotazione dal sindacato (di cui ha indicato modello e targa) intorno alle 7.15 del mattino. Ha detto di aver attaccato alcuni volantini pro referendum sulle fiancate e spiegato di aver notato un’auto che lo seguiva. Quando si era fermato da quel mezzo erano scesi in due che l’avrebbero aggredito con sputi e poi fisicamente con un colpo al costato dopo aver fatto il saluto romano e avergli urlato “comunista di merda”. I medici del pronto soccorso del Villa Scassi non gli hanno riscontrato lesioni evidenti ma lo hanno visitato e dimesso con 5 giorni di prognosi.
Dall’analisi delle telecamere era però emerso che quella mattina il sindacalista non era uscito da casa alle 7.15 ma alle 7.45 e non da solo bensì in compagnia di alcuni famigliari. Poi alle 8 si era diretto alla sede della Cgil in via San Giovanni D’Acri e più tardi, al pronto soccorso dell’ospedale Villa Scassi. Prima di quell’ora e dalla sera precedente l’auto era sempre rimasta parcheggiata vicino a casa sua. Nel racconto c’erano poi altri aspetti poco chiari come quello relativo ai volantini sulla fiancata dell’auto di cui non è stata trovata traccia o la destinazione lavorativa di Mura al momento dell’aggressione, che non aveva mai voluto spiegare in dettaglio.
L’aggressione denunciata aveva provocato un certo allarme sociale in città e un presidio lanciato dalla Cgil a Sestri Ponente a cui avevano partecipato centinaia di persone. Poi le incongruenze sul racconto avevano scatenato furenti polemiche provenienti soprattutto dal centrodestra. Mura aveva ritirato la denuncia presentata alla polizia, poi convocato in Procura aveva ammesso che quell’aggressione non era mai esistita.