Afghanistan, tre persone su cinque si indebitano per curarsi: il nuovo rapporto di Emergency

  • Postato il 1 luglio 2025
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In Afghanistan la popolazione continua a pagare il prezzo di 40 anni di conflitto: la metà della popolazione, quasi 23 milioni di persone, necessita di aiuti umanitari e oltre 14 milioni di assistenza sanitaria. Tre afghani su cinque non possono pagare le cure e per ottenerle spesso si indebitano chiedendo denaro in prestito o vendendo i propri beni. Una persona su quattro invece deve posticipare o annullare un intervento chirurgico perché non può pagarlo.

La fotografia emerge dal nuovo rapporto di Emergency intitolato Accesso alle cure d’urgenza, critiche e chirurgiche in Afghanistan. Prospettive del popolo afgano e degli operatori sanitari di 11 province. La ricerca è stata costruita raccogliendo le voci degli afghani, e si concentra sull’accesso della popolazione ai servizi di emergenza, intensivi e chirurgici (Emergency, Critical and Operative – ECO) che includono anche la ginecologica e l’ostetricia. Il quadro che emerge dall’analisi condotta da Emeregency e Cridemim (Centro interdipartimentale di ricerca e formazione in medicina dei disastri, assistenza umanitaria e salute globale) è quello di un Paese dove una persona su due ha bisogno di aiuti umanitari. Dove “la crisi economica e l’indebolimento del sistema sanitario dopo decenni di guerra hanno reso difficile l’accesso alle cure per la popolazione che affronta oggi nuovi bisogni sanitari tra i quali le malattie non trasmissibili, non adeguatamente affrontate”.

Tra le necessità che emergono con più forza da parte degli intervistati c’è quella di un maggior numero di strutture sanitarie e di migliore qualità. Serve inoltre una diminuzione del costo delle cure, e l’aumento del personale femminile. “Anche i fattori socioculturali, infatti, limitano l’accesso alle cure”. Essere donna è un indicatore di maggiore vulnerabilità nell’accesso alle cure in Afghanistan, soprattutto per quanto riguarda la gravidanza e l’assistenza materna. “Tra le restrizioni principali, a donne e ragazze è stato impedito di frequentare scuole secondarie e università – racconta Keren Picucci, ginecologa del Cento di maternità di Emergency ad Anabah -. Inoltre, per ragioni culturali e sociali, le donne spesso esitano a rivelare i propri problemi di salute fino a quando la situazione non diventa grave e la preferenza o l’obbligo di essere trattate da personale medico femminile riduce ulteriormente le opzioni disponibili”

La crisi economica protratta da anni aggrava ulteriormente la situazione: l’80% degli intervistati lamenta costi troppo elevati dei servizi e la conseguenza diretta è che un paziente su quattro è stato costretto a rimandare almeno una volta un intervento chirurgico, mentre uno su cinque ha mancato un appuntamento di controllo. Tre su cinque hanno chiesto denaro in prestito o venduto beni personali per permettersi il pagamento delle cure. Ciò porta spesso a peggioramenti della salute, spesso fatali: oltre il 33% degli intervistati ha riportato una disabilità o un decesso dovuti al mancato accesso alle cure.
Le barriere fisiche, poi, si rivelano una delle più difficili da superare per i pazienti: poco più del 2% degli intervistati ha dichiarato di essere in grado di utilizzare un’ambulanza pubblica per accedere ai servizi sanitari, mentre quasi la metà – la maggioranza della popolazione vive in aree rurali e montuose – ha dovuto spostarsi a piedi. Il 79% degli intervistati ha dovuto viaggiare in un’altra città, provincia o persino un altro Paese per ricevere cure chirurgiche. Due terzi delle donne intervistate sono state costrette a spostarsi per accedere ai servizi di cui hanno bisogno. Quando le strutture vengono raggiunte, poi, spesso non dispongono del personale o delle attrezzature necessarie per fornire cure in sicurezza.

“A quattro anni dall’abbandono delle forze internazionali e l’instaurazione del nuovo governo il 15 agosto 2021, l’Afghanistan non è più una priorità della comunità internazionale – sottolinea Dejan Panic, direttore programma Emergency in Afghanistan –. Emergency resta al fianco della popolazione afgana perché i bisogni di cure di base e specialistiche persistono e sono i pazienti e i colleghi a chiederlo ancora, 30 anni dopo l’inizio del suo impegno nel Paese. Ma è fondamentale per garantire un futuro alla popolazione che la comunità internazionale e il governo afghano facciano la propria parte, come sottolineato nelle raccomandazioni finali di questo report la cui voce è la voce degli afghani”

L’ong fondata da Gino Strada è impegnata in Afghanistan dal 1999, dove offre gratuitamente cure e assistenza sanitaria alla popolazione. Lavora in due centri chirurgici a Kabul e a Lashkar-gah, gestisce un Centro chirurgico e un Centro maternità ad Anabah, nella valle del Panshir.

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