Affitti brevi, la tassa da 100 milioni spacca la maggioranza: scontro tra Giorgetti e Salvini

  • Postato il 24 ottobre 2025
  • Di Panorama
  • 2 Visualizzazioni

La manovra agita la maggioranza. L’aumento della tassa per gli affitti brevi e il contributo chiesto alle banche hanno scatenato un dibattito serrato tra Forza Italia e la Lega. Una situazione paradossale con il vicepremier, Antonio Tajani, che appena resa nota la norma sulle case, è trasecolato dicendo di non esserne stato informato. Si tratta peraltro di una misura che dovrebbe portare un gettito di appena 100 milioni, ma a quanto pare, vista la ferma posizione del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che ne ha rivendicato la paternità, contiene qualcosa in più della ricerca di far cassa. Una impuntatura che ha portato il titolare del Tesoro a scontrarsi anche con il suo stesso partito a cominciare dal vicepremier Matteo Salvini, oltre ad aprire un fronte polemico con Forza Italia. I toni sono già molto accesi e propria la ferma posizione di Giorgetti lascia intendere che non sarà facile smontare la norma durante il passaggio parlamentare. Per il ministro la revisione finale degli appartamenti turistici è un freno ai rincari del mercato delle locazioni nelle città.

Cedolare secca, cosa cambia davvero
Ricapitoliamo ad uso dei più distratti, di cosa stiamo parlando. Nella legge di Bilancio, bollinata dalla Ragioneria generale dello Stato, quindi il testo ufficiale che ora deve passare all’esame del Parlamento, il ministero dell’Economia ha inserito una norma che aumenta la cosiddetta cedolare secca sulle abitazioni locate ad uso turistico per un periodo inferiore a 30 giorni (e solo per la prima) dal 21 al 26% se il proprietario si serve di un intermediario o delle piattaforme online tipo Airbnb o Booking. L’aliquota rimane al 21% solo se non c’è il meccanismo dell’intermediazione e il proprietario si muove per conto proprio. Una situazione che, come ha riconosciuto la stessa Ragioneria, riguarda appena il 10% della platea. Chi vuole affittare sa bene che deve servirsi dei portali online.

La rivolta di Forza Italia
Tanto è bastato per mandare su tutte le furie Forza Italia, che si è sempre eretta a garante della proprietà immobiliare contro qualsiasi tentativo di aumentare le imposte, considerando anche che sul mattone già gravano svariate tasse. Tajani non ha intenzione di lasciar correre: «Decide la politica, non i grand commis del Mef», ha detto attaccando i tecnici del ministero, «qualcuno che ha voglia di punire e reintegrare le imposte». Poi ha annunciato la presentazione, in Senato, di un emendamento soppressivo.

La posizione di Salvini: “Tassa sciocca”
Sulla stessa linea è il vicepremier e ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, nella posizione scomoda di trovarsi in contrasto con il suo ministro dell’Economia. «È una tassa sciocca con gettito minimo, che lede l’iniziativa privata e la proprietà privata. È inavvertitamente per distrazione entrata in manovra, per cui il suo destino è di venire cancellata con il voto in Parlamento». La sorte della cedolare secca sugli affitti brevi resta dunque in bilico.

Banche e Irap: lo scontro dentro la maggioranza
Se sulla casa Tajani e Salvini vanno a braccetto, le loro strade si dividono sul contributo chiesto alle banche. Ieri il ministro dei Trasporti è tornato ad incalzarle: «Più si lamentano più presentiamo emendamenti per aumentare il prelievo. Ogni lamentela porterà a un 1% di Irap in più e con quei soldi faccio 6 piani casa».

L’appello di Tajani alla prudenza
Tajani, dal canto suo, ha cercato di smorzare i toni polemici: «Non bisogna spaventare i mercati e per questo io sono sempre molto prudente quando si parla di banche e assicurazioni, non perché sia amico delle banche ma perché bisogna stare attenti». Un invito alla concretezza e a guardare allo scenario internazionale. Tajani ha poi rimarcato che al momento della definizione della manovra «noi non sapevamo della tassa sugli extra profitti e anche della novità dei dividendi».

La stretta sui dividendi e le reazioni del mercato
La novità sui dividendi alla quale Tajani allude ha scatenato la reazione anche del mondo finanziario. La manovra ha infatti riscritto una regola introdotta da Giulio Tremonti nel 2003. La legge di Bilancio prevede che le holding con partecipazioni sotto il 10% in una società non debbano più pagare l’1,2% delle cedole ricevute dalle controllate, come prevede la normativa attuale, ma debbano versare il 24%.

Metro, fondi e accuse incrociate
L’ultimo fronte è poi sui tagli alle linee della metropolitana di Roma e Milano. Con Tajani che invita Salvini ad occuparsi dei «tagli alla Metro C di Roma» e la Lega che replica: «Non c’è nessun taglio ma un buon uso delle risorse». Il ministero dei Trasporti ha chiarito che «per raggiungere obiettivi contabili, la Ragioneria ha disposto unilateralmente dei definanziamenti provvisori, che prescindono da valutazioni di merito. Il Mit ha già dimostrato massima attenzione sulle metropolitane milanesi ed è già al lavoro con gli uffici del Mef per scongiurare qualunque ipotesi di definanziamento della M4 di Milano».

Autore
Panorama

Potrebbero anche piacerti