«Affidopoli», Ricci interrogato per 5 ore: «Sono soddisfatto». Ma resta il nodo delle cene

  • Postato il 31 luglio 2025
  • Di Panorama
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Il 12 aprile (tenete a mente questa data) 1961, per la prima volta nella storia dell’umanità, Yuri Gagarin portò a termine un viaggio nello spazio. Il cosmonauta russo ci mise un’ora e 48 minuti per compiere un volo orbitale a bordo della capsula spaziale Vostok 1 a 320 chilometri dalla Terra. Il 30 luglio 2025 il candidato governatore delle Marche, Matteo Ricci, in via Yuri Gagarin, ci ha messo 5 ore per provare a uscire dalle secche dell’inchiesta in cui è accusato di corruzione dalla Procura di Pesaro. È entrato con la sua capsula bianca (una Jeep Renegade) dentro al comando provinciale della Guardia di finanza con il suo avvocato Lucio Monaco alle 10.36 ed è uscito alle 15.58. Fuori ad accoglierlo, anziché il festante popolo sovietico, un manipolo di cronisti sfiniti dal caldo.

Davanti ai magistrati, il procuratore Marco Mescolini e la pm Maria Letizia FucciRicci, a quanto ci risulta, si è presentato con alcuni fogli di appunti a cui si è aggrappato come a un paracadute per rilasciare spontanee dichiarazioni. Una mossa per provare a guidare il gioco. Un po’ come il lancio in avanti del Paris Saint Germain nella finale di Champions contro l’Inter. Non sappiamo se anche lui abbia segnato 5 goal, ma ne dubitiamo. E anche se alla fine del match non ci sono state dichiarazioni ufficiali sul contenuto dell’interrogatorio, è trapelato che il politico, dopo la partenza sprint, avrebbe accettato di rispondere alle domande dei pm.

All’uscita ha affrontato i giornalisti con un altro foglietto in mano e si è quasi incoronato capo degli investigatori. Camicia bianca e cravatta blu, è sceso dall’auto e sorridente ha invitato i cronisti alla calma usando parole degne di Yuri: «Arretrate tutti, sono sceso». Poi, però, si è spogliato della tuta da cosmonauta e ha indossato i panni dello studente all’uscita dall’orale della maturità: «Sono molto soddisfatto. Ho risposto a ogni domanda e ho raccontato tutto ciò che so». Sul Manzoni e sulla tragedia greca? No: «Rispetto ai fatti contestati e alla mia attività da sindaco. Ho ribadito la mia assoluta estraneità ai fatti e, anzi, ho apportato un contributo ulteriore per l’accertamento della verità». L’«ispettore» Ricci è passato, a questo punto, alle dediche: «Ringrazio quindi i magistrati per il loro lavoro, sono molto sereno e determinato e adesso torno a quello che ho sempre fatto». Qualcuno dei presenti ha iniziato a preoccuparsi, trattandosi di un indagato davanti a una caserma della Guardia di finanza. Ma Ricci ha tranquillizzato tutti, sfoderando lo slogan studiato con i suoi creativi: «Fare campagna elettorale tra la gente e per la gente». A questo punto il candidato è risalito sulla macchina sorridente, mentre i cronisti lo tempestavano di domande su Elly Schlein («Ha parlato con la segretaria?») e sollecitavano un qualche mea culpa («Non pensa che ci sia stata una carenza di controllo nella sua attività?»). Lui, isolato come in un simulatore spaziale, ha solo aggiunto: «Ci vediamo alla prossima iniziativa della campagna elettorale».

Adesso bisognerà capire se sino alle urne Ricci schiverà le tagliole delle indagini giudiziarie e delle inchieste giornalistiche. Riuscirà l’eurodeputato a tenere tutto sotto controllo e a mettere la mordacchia a co-indagati e cronisti? Oggi sarà sentito in Procura il suo vecchio capo di gabinetto, Franco Arceci, indagato per alcuni degli episodi contestati dai pm. In particolare un gruppo di determine di spesa sospette di cui sarebbe stato a conoscenza, tra cui quella relativa al murale dedicato a Liliana Segre. Gli inquirenti hanno scoperto che l’«affidatario» era stato individuato ancora prima dell’«emissione della determinazione di spesa […] così come rilevato dal contenuto della mail inviata» dall’addetto agli eventi dell’ufficio di gabinetto di RicciMassimiliano Santini, al dirigente firmatario dell’atto e «per conoscenza ad Arceci, richiamato nel corpo della suddetta mail come soggetto che avrebbe dato Indicazioni sull’esecuzione del progetto».

Arceci, difeso dagli avvocati Maurizio Terenzi e Alberto Bordoni, ha già annunciato che intende rispondere a tutte le domande e che il suo è stato un effettivo lavoro da capo di gabinetto. In sostanza, è certo di poter dimostrare che non si è mai occupato di gare, fornitori e pagamenti.

Da Arceci non si attendono dichiarazioni rischiose per Ricci. I due si stimano. L’ex sindaco ha definito il suo vecchio collaboratore una specie di CR7 del suo settore e Arceci ha ricambiato le belle parole. Dunque la stima reciproca è confermata e non dovrebbe essere messa a rischio dall’inchiesta.

Dopo l’ultimo interrogatorio chiave la Procura dovrebbe fare il punto su questo giro di dichiarazioni. Il procuratore potrebbe diramare un comunicato o potrebbe essere convocata una conferenza stampa per consentire all’opinione pubblica di farsi un’idea un po’ più precisa di quanto stia accadendo. Ma se Ricci si dichiara sereno, il cena-gate scoperto dalla Verità potrebbe creargli qualche grattacapo. Ed eccoci di nuovo al 12 aprile, ma del 2024. In questo giorno non c’è stato il giro della Terra di Gagarin, ma la «cena popolare» (anche questa un po’ sovietica) di Ricci.

La Verità, nei giorni scorsi, ha svelato che la società di catering che ha organizzato l’evento, Giusto gusto, aveva presentato un preventivo da 13 euro a coperto. I partecipanti avrebbero dovuto essere circa 1.600, il che portava il conto sopra ai 20.000 euro. In realtà, alla fine, a mangiare sarebbero state circa 1.400 persone e il costo sarebbe oscillato tra i 18.000 e i 19.000 euro, anche se gli organizzatori hanno dovuto procurare all’ultimo anche un’«antipasto primavera» (salumi e formaggi).

In realtà alla fine l’associazione di Ricci, «Un gran bel po’» avrebbe spuntato un prezzo stracciato: 16.000 euro. Di questi, l’associazione avrebbe pagato solo 11.000 euro e 5.000 sarebbero dovuti arrivare dalla Fondazione Pescheria, controllata al 100 per cento dal Comune, ma non in contanti, bensì attraverso altri catering.

Il direttore generale della Pescheria, Silvano Straccini (che sarà sentito oggi dai pm), ha smentito questa ricostruzione e minacciato querele. Però, noi abbiamo trovato un’importante conferma del racconto dei responsabili di Giusto gusto. Sul sito della Pescheria abbiamo trovato l’avviso pubblico per la costituzione di un elenco degli operatori economici interessati all’affidamento di contratti di servizio e forniture. Ebbene, nella sezione delle commesse con importi inferiori ai 40.000 euro, compare anche Giusto gusto (numero di protocollo 112/2024).

Ma quando è stata presentata l’istanza e quando è stata accettata? Alla Pescheria, né il presidente Daniele Vimini, né il direttore generale Straccini ci hanno voluto rispondere. Da Giusto gusto hanno replicato che la richiesta sarebbe partita il 7 maggio 2024 (quindi a 25 giorni dalla cena) e, dopo l’inserimento nell’albo, avrebbero fatto alcuni «piccoli eventi». Ora qualcuno dovrà dimostrare che si tratti solo di coincidenze.

Autore
Panorama

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