Aerospazio e difesa | Viaggio tra caccia, droni e satelliti negli stand del settore che si fa ricco con la guerra: “Gli affari crescono rapidamente”

  • Postato il 4 dicembre 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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È un modello in scala uno a uno di un cacciabombardiere a dare il benvenuto ai visitatori della decima edizione dell’Aerospace & Defense Meetings di Torino, la più importante convention internazionale dedicata all’industria aerospaziale e della difesa. Per gli organizzatori è un’edizione da record. Rispetto al 2023, ci sono oltre 3mila partecipanti (+50%) da 35 Paesi, più di 800 aziende (+35%) e oltre 300 buyer (+10%). E gli stand occupano tutto lo spazio dell’Oval coprendo oltre 17mila quadri, il 35 per cento in più rispetto alla scorsa edizione. Numeri che rispecchiano la crescita di un settore che con l’aumentare delle tensioni internazionali degli ultimi anni sembra non conoscere crisi.

Lo sa bene il presidente del cda di Leonardo Stefano Pontecorvo che prima del suo “key note speech” ringrazia tra i sorrisiil capo della divisione aeronautica della sua azienda “al quale voglio molto bene perché mi fattura oltre 4 miliardi di euro quindi l’affetto del presidente è commisurato”. E lo sanno bene i tanti produttori di componenti che riforniscono le grandi aziende del settore aerospaziale e della difesa. Anche se, a detta di un rappresentante di un’azienda che produce macchine per la lavorazione di metalli leggeri per satelliti e pesanti per carri armati: “Nell’ambito del mercato aerospazio e difesa, la difesa rappresenta il ‘main business”. Che fine ha fatto dunque l’aerospace? “In realtà è integratoperché qualsiasi elemento della difesa che voli è aerospace e dunque anche i satelliti rientrano in ambito aerospace”.

E tra gli stand della fiera, i produttori di componenti puntano la loro comunicazione su immagini legate all’ambito militare. Ci sono le aziende che producono cavi per le navi militari e per gli Eurofighter. E poi c’è un’azienda lettone che ha portato il suo “prodotto di punta”. Un modello di drone per esercitazioni militari. “L’Ucraina ci ha mostrato che questi strumenti stanno diventando sempre più importanti – racconta un rappresentante lettone – tutto si evolve molto rapidamente in questo settore, la domanda non manca e sta crescendo molto rapidamente”. Poco più in là un rappresentante del “corridoio dell’industria della difesa” della regione indiana del Tamil Nadu racconta di come nel suo territorio si producano “molte componenti per i missili destinate anche al mercato europeo”. E quando gli si chiede se ci siano anche aziende israeliane risponde così: “Sì, abbiamo anche alcune aziende israeliane che prendono le loro componenti dall’India”.

Un evento che ha attirato anche la protesta del movimento Extinction Rebellion. Mercoledì mattina decine di attiviste e attivisti del movimento si sono incatenati agli ingressi del Meeting. “Ogni due anni, per tre giorni le principali aziende dell’industria militare, tra cui Leonardo, Thales, Safran, Avio, si incontrano per stringere accordi e consolidare investimenti – scrive in una nota Extinction Rebellion – aziende che producono armi o tecnologie militari e che fondano profitti e potere economico su attività che causano perdita di vite umane e devastazione di territori ed ecosistemi. In un mondo segnato dall’intensificarsi di conflitti per il controllo dei confini, bloccare eventi come l’ADM è un atto di resistenza a un’aggressione – ormai istituzionalizzata – alla vita e alla Terra. Un atto necessario, fatto di amore e rabbia, che ribadisce che l’unica Difesa su cui investire è quella della Terra, non dei confini.

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Il Fatto Quotidiano

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