Aeroporto, pressing per la privatizzazione: si lavora per allungare la nuova concessione

  • Postato il 17 marzo 2025
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Aeroporto di Genova, inaugurata la nuova ala est

Genova. Tutti d’accordo sulla privatizzazione dell’aeroporto di Genova, che al momento però resta saldamente in mano ad Autorità portuale e Camera di commercio, rispettivamente 60% e 40%, in attesa di trovare un socio industriale puntando ancora sulle crociere. E adesso spunta l’ipotesi di un’estensione della nuova concessione (quella attuale è in scadenza nel 2029) per consentire alla futura compagine azionaria di elaborare un piano industriale di lungo respiro.

“Come società abbiamo fatto tutti i passaggi tecnici che andavano fatti, abbiamo preso contatti con gli advisor, sappiamo tutto quello che c’è da fare – spiega il presidente della società di gestione Enrico Musso a margine dell’inaugurazione della nuova ala est, passo avanti che permette di estendere la capacità potenziale dello scalo a 3 milioni di passeggeri all’anno -. Ora si tratta di decidere qual è la strada da percorrere tra l’aumento di capitale e la cessione di quota da soci esistenti“.

Bisogna andare avanti con l’idea della privatizzazione ma anche dell’integrazione intermodale – dichiara Pierluigi Di Palma, presidente di Enac -. Noi abbiamo lanciato l’idea di un’integrazione area-nave, spero che lo sviluppo dell’aeroporto possa concretizzarsi in questo percorso rilanciando anche l’idea di un’estensione della concessione con una procedura di gara e nello stesso tempo poter confidare su un piano industriale di lungo periodo”. “La proroga non è possibile, sarebbe un provvedimento amministrativo – precisa Di Palma -. C’è un’estensione da fare con una procedura a evidenza pubblica garantita da Enac a cui la compagine attuale può partecipare, ma anche altre compagini. L’idea è che ci sia uno spazio temporale più lungo per sviluppare un piano industriale completo”.

Il cammino verso la privatizzazione aveva subito un’accelerata durante la presidenza di Alfonso Lavarello con l’entrata in scena di Msc pronta a rilevare il 15% di Aeroporti di Roma (Benetton), ma poi la mossa della Camera di commercio, che ha fatto valere il suo diritto di prelazione, ha riportato il Cristoforo Colombo totalmente in mano pubblica e ha fatto pure saltare il Cda. Adesso, una volta limato il rosso il bilancio sotto la guida di Musso – scongiurando così la necessità immediata di un aumento di capitale – il tema è tornato di prepotente attualità.

Il Comune non è socio ma non vuole stare a guardare, quindi cercherà di incoraggiare il più possibile l’intervento di soggetti privati che possano avere esperienza e know-how nella gestione dell’aeroporto. Una società interamente pubblica che gestisce un aeroporto è un’anomalia. La concessione scade nel 2029, andrà fatto un lavoro importante per creare le condizioni per l’attrazione di un partner solido”, interviene il vicesindaco reggente Pietro Piciocchi, che poi conferma la linea di Bucci su una possibile quota in mano a Tursi: “Certamente il Comune ha manifestato il suo interesse a entrare nella compagine azionaria, credo che sia necessario anche con una piccola quota per garantire la sintonia con lo sviluppo della città. Se guardiamo all’azionariato degli aeroporti delle grandi città italiane, più o meno c’è sempre una presenza dei Comuni”.

E pure la sua sfidante, la candidata del centrosinistra Silvia Salis, è dello stesso avviso: “La privatizzazione è la strada giusta, come tutto quello che può agevolare per portare alla privatizzazione e, soprattutto, all’aumento di traffico di questo aeroporto, che è una grandissima risorsa per tutta la città”.

Il governatore Marco Bucci non nasconde l’impazienza: “La gara pubblica? Per quanto mi riguarda può partire anche domani. Abbiamo tantissimi abboccamenti da privati interessati, però devono passare attraverso una gara pubblica. Non vedo l’ora che si cominci a farla”. Possibile che torni ad affacciarsi Msc? “Io non faccio i conti di Msc, dovete chiedere a loro. Mi auguro ci sia molta partecipazione e interesse per questo aeroporto”.

“Nel 2029 scade la concessione, oggi non c’è un socio industriale nella compagine. Questi due elementi devono essere affrontati rapidamente  insiste il viceministro Edoardo Rixi -. La privatizzazione la sosteniamo assolutamente. Il traffico aereo in questo Paese cresce come non mai, l’aeroporto di Genova fa fatica se non trova una vocazione e se non investe su collegamenti”. Con quali soci? “Ovviamente se si parla di operatori a Genova ci sono Msc e Costa Crociere, però poi ci sono altri soggetti sul mercato privato che possono dire la loro”.

Oggi l’aeroporto fa 1,2 milioni di passeggeri, possiamo tranquillamente superare i 2 milioni, sta però alla capacità manageriale. È evidente che non aiuta avere una visione da qua al 2029, ci vuole un piano industriale con un piano di investimenti ventennale o trentennale per avere una concessione in grado di soddisfare le previsioni sulle destinazioni – continua Rixi -. L’importante è non chiudersi, se il concetto è avere i voli per Roma diventa una fermata di autobus. Il problema è che i voli devono stare sul mercato, bisogna riuscire ad avere accordi con grandi operatori”.

A proposito di voli per Roma, sembra complicarsi l’ipotesi di istituire la continuità territoriale per Genova, votata all’unanimità dal consiglio comunale e oggetto di un disegno di legge del senatore dem Lorenzo Basso. “Per le regole che ci sono, Genova difficilmente la otterrà mai perché in un’ora e mezza si va a Linate e si è collegati con tutto il mondo – spiega il viceministro -. Tendenzialmente la continuità si dà agli scali sopra le tre ore di distanza su un altro scalo. L’altro elemento è che si dà normalmente per gli scali che non hanno appetibilità di traffico: sarebbe un controsenso rispetto a uno scalo che invece si vuole rilanciare. Il rilancio industriale vuol dire invece fare accordi con le compagnie di crociera e i vettori aerei per portare traffico”.

Anche Di Palma vede meglio soluzioni alternative: “Sono favorevole non tanto alla continuità territoriale quanto agli aiuti ai vettori che sono più in linea col diritto comunitario. È evidente che deve esserci uno sforzo del pubblico per sostenere determinati voli per poter fare massa critica e sostenere la crescita di un aeroporto che effettivamente, rispetto al resto del panorama italiano, stenta un po’ a crescere, eppure ci sono condizioni favorevoli”.

In altre parole, come sottolinea Bucci, “quello che conta è il costo totale sostenuto dalla compagnia, è quello che dobbiamo abbassare”. Un’ipotesi è quella di tagliare le tasse alle compagnie, ma non è l’unico fattore. Sulla continuità territoriale anche il presidente ligure sceglie la cautela: “Ci sono fattori positivi e negativi, bisogna parlarne”.

Intanto il 2025 segna l’arrivo di alcuni nuovi collegamenti (Budapest, Varsavia e Cracovia) ma anche il ritorno dei charter a servizio delle crociere con sei compagnie. “Confidiamo, a giudicare dall’andamento dei primi due mesi, che sia anche l’anno del record storico di passeggeri, che parlando di Genova comunque non è granché – commenta Musso -. Avremo nuovi collegamenti e nuove compagnie: al momento sono 8 per complessivi 24 collegamenti. C’è un maggiore interesse, ci sono contatti commerciali in corso, come sapete queste programmazioni vanno con un decalage di circa un anno, quindi si sta lavorando sulla stagione 2026. Le compagnie scelgono in base alla domanda e ai costi per loro, l’Aeroporto di Genova ha margini ormai tendenti a zero, che è giusto perché gli aeroporti non devono fare utili ma devono servire il territorio”.

Autore
Genova24

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