Adesso Marinelli s'offre per il bis di M. Il figlio del secolo

  • Postato il 5 febbraio 2025
  • Di Libero Quotidiano
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Adesso Marinelli s'offre per il bis di M. Il figlio del secolo

È venerdì sera e cala il sipario: Benito Mussolini, tra un ammiccamento in camera e l'altro, furoreggia in Parlamento. Si prende la responsabilità dell'assassinio Matteotti. Signore e signori, è ufficialmente dittatura. Occhio truce, «avanti!», piccola deroga alla musica techno in favore di melodie classiche, un collage psicotico di onorevoli dai volti sconvolti, ultimissimo sguardo in camera mentre il Duce Marinelli scandisce la parola «silenzio». Fine della storia. Termina M.-Il Figlio del Secolo, la chiacchieratissima serie sul dittatore. Il punto è che probabilmente c'è un errore: nessuna fine della storia. Da un punto di vista storico ci mancherebbe altro: nella fiction siamo al 3 gennaio 1925, c'è ancora tutto il Ventennio davanti. Si poteva ipotizzare di essere arrivati alla fine dello sceneggiato, ma è qui che sta l'errore: la serie tratta dal libro di Antonio Scurati è destinata a tornare con una seconda stagione. Le cifre sono ottime, gran parte della critica anche e il Financial Times si è appena speso in un elogio iperbolico («Serie audace ed elettrizzante, un monito per le democrazie»). Una conferma relativa al ritorno arriva anche da Nils Hartman, Executive vice presidente di Sky Studios per l'Italia: «Ne stiamo parlando, stiamo discutendo diverse soluzioni. È prematuro parlare di quali idee si tratta, ma posso dire che da parte di Sky c'è tutta la volontà di dare seguito a questa meravigliosa avventura». Traete le vostre conclusioni.


Eppure se ci si ferma a riflettere, per la seconda stagione, a rigor di logica, c'è da risolvere un problema grosso come un macigno: il problema è proprio Marinelli, il «Duce sofferente». Come al gioco dell'oca, senza indulgere a ironie facilone sul passo dell'oca, siamo costretti a torna re ancora una volta al principio della vicenda: ve la ricordate la strombazzatissima sofferenza di Marinelli? La famiglia antifascista? Il lungo silenzio di nonna quando le rivelò con malcelata vergogna che avrebbe interpretato Mussolini? Il tormento nel vestire i panni del dittatore? Nonna, che poi lo avrebbe assolto, si limitò a chiedergli perché avesse deciso di farlo. «È stato un perché pesantissimo - spiegava -,avevo tante risposte, ma in realtà le ho detto che mi sarei voluto prendere una piccola parte di responsabilità nel portare avanti il messaggio del libro di Scurati». Non per lavoro, nemmeno per l'arte e neppure per l'assegno: Marinelli nei panni di Mussolini, in buona sostanza, per il bene dell'umanità. Ecco, alla luce di tale trambusto interiore, sicuri che il «Duce sofferente» sia disposto a prestarsi anche per la seconda stagione? Ma ovviamente sì! Non pronto, prontissimo. Addirittura felice. Sarà che la cinematografia è l'arma migliore, sarà che marciare è meglio di marcire, sarà un po' quello che volete ma Luca Marinelli risponde presente. Lo ha confermato senza troppi indugi in un'intervista concessa a FanPage qualche giorno fa: «Di certo la storia non è finita, siamo arrivati solo alla nascita di una dittatura», premetteva. Poi, certo, l'immancabile sofferenza: «Questa prima stagione è stata una fatica grande».

 

 

Ma chissenefrega di fatiche e tormenti! «È stata un'esperienza gigantesca. Poter rilavorare con tutte queste persone sarebbe una gioia e spero ci sarà la possibilità». La firma in calce sul contratto per la stagione numero 2. Parabola curiosa, quella di Marinelli: dalla «sofferenza» nel farlo alla «gioia» nel rifarlo. Siamo certi del fatto che non ci abbia preso gusto, nell'indossare i panni di Mussolini. Più probabile che Marinelli abbia provato un brivido di imbarazzo nel rileggere la parole di un gigante come Marcello Mastroianni, tornate attuali proprio perché indiretta risposta al “Duce sofferente”: «Fare l'attore è un mestiere bellissimo, ti pagano per giocare. Non capisco chi fa finta di essere tormentato dal personaggio». In fin dei conti anche nonna ha perdonato. E il denaro non è lo sterco del demonio.

 

 

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Libero Quotidiano

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