Addio weekend mordi e fuggi: ecco perché nel 2026 voleremo dall’altra parte del mondo
- Postato il 5 novembre 2025
- Di Panorama
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Ci sono viaggi che si prenotano e viaggi che si immaginano. Quelli che iniziano da una ricerca su un sito e quelli che nascono dal bisogno di staccarsi dal mondo. Gli italiani, almeno secondo il nuovo report A Year in Travel 2025 di eDreams ODIGEO, sembrano appartenere a entrambe le categorie: pragmatici e sognatori, con la valigia pronta e la testa già oltre il mare.
Il 2026, dice lo studio, sarà un anno di voli lunghi e destini lontani. New York, Tokyo e Bangkok guidano le classifiche delle mete più cercate, e già ora milioni di connazionali hanno prenotato un posto su un aereo diretto altrove. È la conferma di un trend che parla chiaro: l’Europa resta il cuore, ma l’Oriente e l’America tornano a essere il respiro.
Parigi, Barcellona e Londra continuano a brillare come fari del vecchio continente, ma accanto a loro si accendono mete che evocano altrove, tra profumi di spezie e skyline di vetro. Sharm el-Sheikh, Marsa Alam e Larnaca sono le nuove rotte del Mediterraneo, luoghi dove l’inverno si piega al sole e i ritmi tornano lenti. E in Italia? Spunta Verona, la città di Romeo e Giulietta, che cresce del 42% nelle prenotazioni: un piccolo miracolo romantico che racconta la voglia di riscoprire l’amore — per l’altro e per sé.
Le nuove rotte del mondo
Il viaggio del futuro, secondo eDreams ODIGEO, non è più un semplice spostamento. È una forma di rinascita collettiva, un rito di passaggio che unisce il desiderio di scoperta al bisogno di appartenenza. Gli eventi globali diventano punti cardinali in una mappa emotiva che unisce passioni, musica, sport e cultura.
Le Olimpiadi di Milano Cortina 2026 non rappresentano solo un appuntamento sportivo, ma un simbolo di riscatto e orgoglio nazionale. L’interesse verso il capoluogo lombardo è aumentato del 24% nel periodo dei Giochi, a testimonianza di come il viaggio possa diventare anche un modo per sentirsi parte di un racconto collettivo. Allo stesso modo, l’Eurovision Song Contest di Vienna (+166% di ricerche) segna il ritorno dei grandi pellegrinaggi musicali, dove il pubblico non va solo ad ascoltare ma a condividere un’energia.
E poi ci sono i riti del mondo, quelli che si ripetono ogni anno come stagioni dell’anima. Il Sapporo Snow Festival in Giappone (+12% di ricerche) trasforma la neve in arte e silenzio, mentre il Carnevale di Rio (+7%) ribalta ogni certezza con la sua esplosione di vita. L’itinerario del 2026 sarà fatto di emozioni globali, dove i viaggiatori si muovono come satelliti intorno a passioni comuni.
A muovere i flussi non è più la geografia ma la curiosità. Non si viaggia per vedere, ma per sentire. E in questo senso, la tournée mondiale di The Weeknd diventa l’emblema del viaggio moderno: le città si accendono al ritmo di un concerto, e il turismo si trasforma in esperienza collettiva. Viaggiare non è più andare da un punto A a un punto B, ma cercare un punto C: connessione.
Benessere, consapevolezza e nuove abitudini
Il nuovo viaggiatore non parte per fuggire, ma per ritrovarsi. I dati di eDreams ODIGEO parlano di un’Italia che si muove con consapevolezza crescente: il 92% dei viaggiatori riconosce l’impatto positivo delle vacanze sul benessere mentale, e la ricerca di equilibrio diventa la bussola del viaggio moderno.
Non bastano più hotel di lusso e spiagge esclusive. Ciò che conta è tornare migliori. Si cercano esperienze che nutrano, itinerari che curano: dal silenzio dei templi giapponesi al profumo delle spezie in un mercato di Marrakech, fino alla lentezza di una passeggiata tra i vigneti italiani. Il turismo del futuro si fa terapia: l’arte di viaggiare coincide con l’arte di respirare.
Allo stesso tempo, cresce una nuova forma di responsabilità. Il viaggiatore contemporaneo è anche custode dei luoghi che attraversa: riduce l’impatto, rispetta i ritmi locali, sceglie strutture sostenibili. È un modo di viaggiare che non ha più a che fare con la distanza ma con la coscienza.
A cambiare è anche il modo di organizzare. Il 75% degli italiani utilizza l’intelligenza artificiale per progettare le proprie partenze. Ma non per fretta: per precisione, per ottimizzare il tempo e personalizzare l’esperienza. Gli algoritmi diventano bussola, non padrone.
E poi c’è la parola d’ordine che definisce l’epoca: flessibilità. Il 54% degli italiani la considera fondamentale, perché il viaggio oggi è uno spazio da modellare, non una cornice rigida. È la libertà di partire, tornare, cambiare idea. Un nuovo modo di vivere la mobilità, più vicino alla vita che alla vacanza.
L’Italia vista da fuori
Mentre gli italiani guardano lontano, il mondo guarda a noi come a un miraggio di bellezza. L’Italia continua a essere la destinazione del desiderio, ma sta cambiando il modo in cui viene raccontata e vissuta.
Le città d’arte — Roma, Milano, Venezia, Napoli, Firenze — restano intramontabili, ma stanno emergendo nuovi poli dell’immaginario: Palermo, Catania, Bari, le città del Sud che mescolano storia, mare e quotidianità. Qui il turismo diventa incontro, e i visitatori cercano autenticità più che cartoline.
Il 2025 ha visto una crescita significativa delle prenotazioni straniere, con i francesi in testa (25%), seguiti da spagnoli, tedeschi e britannici. Ma più dei numeri colpisce l’atmosfera: l’Italia, agli occhi del mondo, è un luogo dove si guarisce dal tempo. Ogni città è un capitolo di un romanzo in cui si entra senza fretta. Roma resta un mito, Venezia un sogno, Firenze un poema. Milano sorprende, Napoli commuove. E nel frattempo la nostra accoglienza si reinventa, fondendo tradizione e modernità, arte e tecnologia.
È la nuova dolce vita, in cui la bellezza non si mostra ma si lascia scoprire, come un segreto raccontato sottovoce.
Il viaggio come linguaggio
In un mondo che parla attraverso algoritmi e traduttori simultanei, il viaggio resta l’unico linguaggio universale. È un modo di dire “io ci sono” senza bisogno di parole, un gesto poetico che attraversa i secoli.
Ogni viaggio è una dichiarazione d’amore: per un luogo, per un profumo, per un sé che ancora non conosciamo. È un lessico fatto di valigie e sguardi, di cieli che cambiano e di aeroporti che diventano confessionali. Il viaggio, come la letteratura, serve a dare un nome alle emozioni.
Dana Dunne, CEO di eDreams ODIGEO, lo riassume perfettamente: «I viaggiatori non si limitano più a prenotare vacanze: creano percorsi che riflettono i loro valori, le loro passioni e il desiderio di crescita personale». È il trionfo del viaggio narrativo, quello che non si misura in chilometri ma in intensità.
E forse è proprio questo il nuovo modo di viaggiare: non collezionare luoghi, ma collezionare versioni di sé. Il viaggio non come fuga, ma come forma d’arte. Come atto di libertà, come meditazione in movimento.
Alla fine, ciò che conta non è la meta, ma la direzione. E se il futuro del viaggio è fatto di intelligenza artificiale, sostenibilità e consapevolezza, la sua anima resta la stessa di sempre: un passo avanti verso l’ignoto con il cuore pieno di curiosità.




















