Abuso d’ufficio abolito, la Consulta dà ragione al Governo
- Postato il 8 maggio 2025
- Di Panorama
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Con una sentenza attesa da mesi, la Corte Costituzionale ha stabilito che l’eliminazione del reato di abuso d’ufficio, voluta dal governo con la riforma Nordio, non viola la Costituzione. Il pronunciamento chiude un capitolo delicato della giustizia italiana, su cui si erano espresse ben quattordici procure e anche la Corte di Cassazione, sollevando dubbi sull’allineamento della norma con gli obblighi internazionali dell’Italia. Il nodo centrale riguardava la Convenzione di Merida, trattato dell’ONU contro la corruzione. Secondo la Consulta, però, il testo internazionale non impone agli Stati di introdurre il reato di abuso d’ufficio in modo obbligatorio. La sua abrogazione, dunque, non infrange gli impegni internazionali.
Perché la Consulta ha detto sì all’abrogazione
La Corte ha sottolineato che il legislatore gode di discrezionalità nel definire i reati, purché resti entro i limiti costituzionali. La decisione di cancellare l’abuso d’ufficio è stata quindi considerata una scelta politica legittima, non una violazione della legalità internazionale o interna. Una parte importante della sentenza chiarisce che, sebbene il reato fosse previsto dalla Convenzione ONU come “raccomandato”, non è vincolante né il suo contenuto è determinato con precisione. Ciò lascia spazio agli Stati per adottare misure alternative.
Soddisfazione del governo, critiche dalla magistratura
Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha espresso piena soddisfazione, definendo la sentenza un riconoscimento della necessità di «alleggerire il sistema giudiziario da reati vaghi e difficili da dimostrare». Secondo l’esecutivo, l’abuso d’ufficio generava incertezza e scoraggiava l’azione degli amministratori pubblici, contribuendo alla cosiddetta “paura della firma”. Ma il mondo giudiziario non è dello stesso avviso. Diversi magistrati temono che l’abrogazione lasci scoperte aree grigie in cui comportamenti illeciti resteranno impuniti. Il rischio, secondo alcuni, è quello di ridurre gli strumenti a disposizione per prevenire abusi di potere e pratiche clientelari nella pubblica amministrazione.
Cosa succede ora: dubbi e nuove ipotesi normative
Il vuoto lasciato dalla norma abolita potrebbe essere in parte colmato da nuove figure di reato introdotte di recente, come quello sulla destinazione illecita di fondi pubblici. Tuttavia, molti giuristi segnalano che queste nuove norme coprono scenari specifici e non offrono la stessa portata dell’abuso d’ufficio, che era applicabile in situazioni più ampie e complesse. In Parlamento c’è già chi parla della necessità di una nuova legge che consenta comunque di perseguire condotte gravi, pur evitando gli abusi interpretativi del passato. Intanto, la sentenza rafforza la linea del governo e rappresenta una vittoria simbolica per il ministro Nordio.
Una svolta giuridica che fa discutere
L’abrogazione del reato di abuso d’ufficio segna una svolta importante nel rapporto tra potere politico e magistratura. La decisione della Consulta rafforza l’impianto voluto dal governo, ma lascia aperti interrogativi seri sull’efficacia del sistema nel contrastare il malcostume amministrativo. La discussione è tutt’altro che chiusa: nei prossimi mesi, le forze politiche e la comunità giuridica saranno chiamate a confrontarsi su come garantire legalità e trasparenza, senza compromettere l’azione amministrativa.