Abed, fisioterapista, 43 anni: il 15° operatore Msf ucciso a Gaza. “Totale disprezzo della vita”

  • Postato il 5 ottobre 2025
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Aveva 43 anni, faceva il fisioterapista e aspettava l’autobus per andare all’ospedale da campo a Deir Al-Balah. Addosso aveva, come altri colleghi, il gilet con scritto Msf per farsi identificare. Non è stato sufficiente: a Gaza niente può essere sufficiente per salvarsi la vita. Abed El Hameed Qaradaya lavorava come fisioterapista di Medici senza frontiere nella Striscia di Gaza: è morto oggi per le gravi ferite che ha riportato nell’esplosione di schegge dopo l’attacco delle forze armate israeliane di giovedì scorso: i detriti avevano investito gli operatori di Msf in attesa alla fermata del bus. Quel giorno era morto Omar Hayek. Oggi, nonostante gli sforzi per tenerlo in vita, anche Abed El Hameed Qaradaya è stato dichiarato deceduto. E’ il quindicesimo membro dello staff di Msf ucciso a Gaza dal 7 ottobre 2023, il terzo in meno di tre settimane. L’ong esprime “dolore e indignazione” e torna a chiedere “un cessate il fuoco immediato e la fine dello spargimento di sangue”. “Siamo profondamente addolorati e indignati per la perdita dei nostri colleghi – si legge in una nota – un duro promemoria del totale disprezzo per la vita dei civili e la dignità umana”.

Abed e Omar, raccontano da Msf, avevano lasciato Gaza City in seguito agli ordini di evacuazione e agli incessanti attacchi delle forze israeliane, che alla fine li hanno uccisi in quella che viene descritta come una “zona sicura”. Non esiste alcun luogo sicuro a Gaza. “I nostri pensieri – si legge ancora – vanno alla moglie e ai due figli di Abed. La sua perdita è immensa e ha un impatto devastante sui suoi cari, su Msf e sul sistema sanitario di Gaza”. Per 18 anni Abed El Hameed è stato una colonna portante del reparto di fisioterapia di MSF a Gaza. Era uno specialista unico e prezioso sia nella fisioterapia che nella terapia occupazionale, raccontano ancora da Medici Senza Frontiere.

Abed si dedicava non solo al recupero fisico dei pazienti, ma anche al ripristino della loro speranza e del loro senso di dignità. Abed ha continuato a lavorare instancabilmente nonostante le immense difficoltà, tra cui la carenza di forniture dovuta al blocco israeliano. Ha innovato e adattato gli strumenti, collaborando con sarti e logisti per creare tute compressive su misura per i pazienti ustionati e adattando i deambulatori alle esigenze specifiche dei singoli pazienti feriti e amputati durante questo genocidio. È stato la forza trainante dietro l’apertura del reparto di fisioterapia 3D, spingendo per l’introduzione di nuove tecnologie per la cura dei pazienti a Gaza. I colleghi lo ricordano come una persona sempre ottimista e profondamente compassionevole, un vero amico, sempre pronto a sostenere, incoraggiare e ispirare.

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