Abbiamo trovato un alieno neolitico?

  • Postato il 20 dicembre 2024
  • Di Focus.it
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Gli archeologi impegnati negli scavi denominati Bahra 1, nel nord del Kuwait, hanno portato alla luce una statuetta d'argilla risalente a 7.000 anni fa, che richiama in modo sorprendente le raffigurazioni moderne di alieni. Nonostante il suo aspetto apparentemente ultraterreno, lo stile della statuetta si rifà a tradizioni artistiche comuni nell'antica Mesopotamia, rendendola comunque un ritrovamento eccezionale, perché il primo del suo genere nell'intera area del Golfo Persico. La testa finemente lavorata, con occhi a mandorla, naso piatto e cranio allungato, secondo gli archeologi doveva essere dotata anche di una "parrucca" realizzta con un materiale diverso. Queste figure potevano rappresentare sia uomini sia donne, ma questa non presenta caratteristiche di genere.. Il contesto. La statuetta è stata ritrovata da un gruppo di ricerca kuwaitiano-polacco che sta scavando nel sito dal 2009. Bahra 1 era uno degli insediamenti più antichi della penisola arabica, con un'occupazione durata dal 5500 al 4900 a.C. In quel periodo, Bahra 1 fu colonizzata dagli Ubaid, una cultura originaria della Mesopotamia che si è poi diffusa lungo l'Eufrate per arrivare nel sud dell'Anatolia. Questa civiltà è nota per i suoi manufatti, tra cui spiccano queste "statuette aliene". «Gli Ubaid si intrecciarono con le varie società del Neolitico (8.000-3.500 a.C.) o dell'Età della Pietra Nuova nel Golfo Arabico nel sesto millennio a.C., trasformarmando l'area in un antico crogiolo di culture e dando origine a un incrocio preistorico di scambi culturali», sottolinea l'archeologa dell'Università di Varsavia Agnieszka Szymczak.. Un ritrovamento unico. «La scoperta di questa statuetta è stata una sorpresa per l'intero team di archeologi, perché è la prima del genere, non solo tra gli oltre 1.500 piccoli reperti scavati nel sito di Bahra 1, ma anche nell'intera regione del Golfo Persico», ha ricordato Szymczak. Inoltre, è stata realizzata in argilla mesopotamica, e non con la ceramica rossa tipica del Golfo Persico, segno che gli Ubaidi importavano le loro tradizioni autoctone nella regione. «La statuetta appena scoperta ha un significato simbolico, anche se è stata scoperta in un'area dedicata alla vita quotidiana, non in un luogo religioso», sottolinea Szymczak. «Inoltre questa scoperta», conclude Aurelie Daems, archeologa del Vicino Oriente presso l'Università di Ghent in Belgio, autrice di lavori sulle statuette ofidiane degli Ubaid, ma non coinvolta nello studio attuale, «aiuta a  chiarire questioni di ricerca relative alle pratiche rituali e sociali tra gli Ubaid e le relazioni tra la regione preistorica del Golfo e la Mesopotamia».. Perché "aliene". Varie ipotesi hanno tentato di spiegare le insolite caratteristiche di queste statuette. Un'idea suggerisce che le sculture mostrino una deformazione cranica artificiale, anche nota come "modellatura della testa", una pratica seguita nella società Ubaid e testimoniata nei resti scheletrici scavati in Mesopotamia. Questo effetto, ottenuto avvolgendo alcune bende intorno al cranio malleabile di un neonato, potrebbe essere stato utilizzata dagli Ubaid come simbolo di appartenenza a una classe sociale o a un gruppo speciale all'interno del loro insediamento. Gli Ubaid potrebbero aver acquisito questa pratica in quello che oggi è l'Iran nell'ottavo e settimo millennio a.C. e la modellatura della testa raggiunse il suo apice nella società Ubaid durante il quinto millennio a.C..
Autore
Focus.it

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