A via il Bonus anziani, ma la misura riguarda 25mila persone ed è un doppione dell’assegno di cura
- Postato il 3 maggio 2025
- Politica
- Di Il Fatto Quotidiano
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È stato varato con diversi mesi di ritardo il decreto attuativo che regola il cosiddetto Bonus anziani. Così è stata infatti battezzata la prestazione sperimentale che per un anno che assommerà l’indennità di accompagnamento per l’invalidità civile degli ultraottantenni (circa 530 euro al mese) e una somma di denaro (di circa 850 euro mensili) per coprire le prestazioni socio-assistenziali a domicilio con contratti regolari.
Ma non è tutto oro quel che luccica. Il bonus riguarderà una ristrettissima platea di persone, quelle con un Isee inferiore ai 6000 euro, che non dovrebbero essere più di 25mila in tutto il Paese. Non solo: proprio per il bassissimo Isee e le caratteristiche sanitarie dei beneficiari, i potenziali percettori del bonus in molte regioni d’Italia sono già coperti con assegni di cura uguali o più ricchi di 850 euro al mese. Somma che per altro non copre neanche la metà dello stipendio di una badante convivente a tempo pieno, il minimo sindacale per assistere un anziano non autosufficiente, visto che per non autosufficiente si intende una persona che non è in grado di compiere in autonomia le funzioni di base come mangiare, lavarsi, vestirsi, fare i propri bisogni, alzarsi e/o camminare. Non a caso le persone con determinate patologie e redditi vicini alla soglia di povertà sulla carta avrebbero diritto alla copertura totale della retta di ricovero in Rsa.
Nonostante le perplessità evidenziate dalle associazioni di settore e dai vari portatori di interesse che ilfattoquotidiano.it ha ampiamente documentato, il governo ha tirato dritto. Pur con qualche rallentamento. Il decreto attuativo del bonus in vigore da gennaio è stato pubblicato in Gazzetta soltanto nei giorni scorsi e la misura sarà erogata in via sperimentale fino al 31 dicembre 2026. L’assegno di 1380 euro, che assorbe integralmente l’indennità di accompagnamento ed è formalmente denominato Prestazione universale, è destinato agli ultraottantenni fragili che necessitano di assistenza continua, con un livello gravissimo di bisogno assistenziale certificato dall’Inps. Come l’indennità di accompagnamento, la somma non è soggetta a imposte e non può essere pignorata.
Il bonus è alternativo all’assegno di cura e si richiede per via telematica all’Inps, direttamente o tramite caf e patronati. Le due somme vengono erogate separatamente: l’accompagnamento tramite le solite vie e gli 850 euro aggiuntivi tramite il canale Prestazione universale. Questo secondo assegno, a differenza di altre prestazioni, non può essere utilizzato liberamente e deve essere destinato esclusivamente a due tipologie di spesa. La prima è pagare lavoratori domestici con mansioni di assistenza alla persona, titolari di un rapporto di lavoro conforme ai contratti collettivi nazionali di settore, e impiegati per almeno 15 ore a settimana, cioè poco più di due ore al giorno. La seconda è comprare dei servizi di assistenza da cooperative o imprese specializzate. L’utilizzo dei fondi sarà monitorato trimestralmente dall’Inps con il rischio, per chi non ne ha fatto un uso corretto, di perdere il beneficio e restituire le somme già percepite.
Oltre all’esiguità dell’assegno, le associazioni di categoria sottolineano come la misura copra appena lo 0,6% degli anziani non autosufficienti e il 2,3% degli over 80 con assegno di accompagnamento. Eppure al momento del varo della riforma il viceministro del Lavoro e delle Politiche sociali Maria Teresa Bellucci aveva definito la sperimentazione “una pietra miliare, perché dà il via a un nuovo welfare per le persone anziane, più inclusivo, più semplice e soprattutto più giusto”.
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