A Torino la radio pro Askatasuna usa spazi pubblici e canone agevolato
- Postato il 22 dicembre 2025
- Di Panorama
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Se c’è una cosa a cui il Partito democratico e la sinistra istituzionale si sono dimostrati allergici in questi anni è il dissenso. Tra richieste di censura, commissioni di sorveglianza e demonizzazioni feroci nei riguardi di presunti razzisti, no vax e putiniani assortiti, hanno condotto una battaglia senza quartiere contro la libertà di espressione. Curiosamente, tuttavia, in qualche occasione i sinceri democratici si riscoprono tolleranti e inclusivi, e si ergono addirittura a baluardo delle posizioni dissenzienti. Emblematico in tal senso è il caso della torinese Radio Blackout, emittente dell’antagonismo piemontese, che si è distinta negli ultimi tempi per il grande sostegno offerto ad Askatasuna, con cui condivide per lo meno la cultura politica e forse pure qualche militante. Piccolo esempio. Una delle voci di Radio Blackout, Cibele, ha concesso il 3 dicembre una intervista a Radio Onda d’urto per commentare il noto attacco alla sede della Stampa. Ha sostenuto che l’azione fosse «formalmente non violenta» e che «si è parlato molto impropriamente di un assalto squadrista». Sono opinioni personali e persino legittime pure queste, per carità, ma fanno capire quale sia l’ambiente e quale l’ideologia.
In questi giorni l’emittente ha seguito con estrema attenzione le vicende del centro sociale, mobilitandosi sin dai momenti appena successivi allo sgombero. «Nella giornata del 18 dicembre abbiamo assistito a un’ingente operazione di polizia che ha portato allo sgombero del centro sociale Askatasuna», si legge sul sito della radio. «Un’operazione che riguarda l’attacco allo spazio sociale e allo stesso tempo alle lotte sociali del capoluogo piemontese e non solo». Blackout ha molto sponsorizzato anche il corteo di sabato, di cui ha dato conto con attenzione, in parte agendo come facevano le radio antagoniste degli anni Settanta, cioè dando indicazioni ai militanti su come muoversi e fornendo un puntuale resoconto degli scontri e dell’andamento del corteo.
Per carità, tutto già visto e nemmeno troppo sconvolgente. C’è però un piccolo particolare non trascurabile. La radio degli antagonisti, aperta dal 1992, si trova in via Cecchi, in un edificio pubblico di cui è responsabile la circoscrizione 7. Tutto questo grazie a una concessione che le giunte comunali di sinistra hanno sempre rinnovato. Nel 2023 Fratelli d’Italia chiese di cancellare la concessione all’emittente dei centri sociali per destinare gli spazi occupati dalla radio alla Casa del quartiere. Richiesta comprensibile: si trattava di restituire ai cittadini spazi gestiti a piacimento dalla sinistra radicale. Michela Favaro, vice del sindaco dem Stefano Lorusso, si mostrò fortemente contraria. «Questa concessione è stata costituta nel 1995 con finalità sociali e di comunicazione radiofonica, audiovisiva e informatica», disse. La Favaro fornì anche alcuni dati. Un contratto di concessione, disse, è stato firmato il 6 settembre 2016 per quattro anni (scadenza il 30 giugno 2019). È stato poi siglato un ulteriore contratto il 29 settembre 2019 a un canone di 6.965 euro all’anno (valore di mercato del canone: 14.075 euro), per ulteriori quattro anni (scadenza: 31 ottobre 2025). A quanto risulta, dunque, il contratto sarebbe pure scaduto. Ma la radio rimane al suo posto.
«Radio Blackout trasmette su una frequenza riconosciuta dal ministero ed è iscritta come testata giornalistica al tribunale», disse ancora la Favaro. «Le considerazioni per cui non è opportuno dare i locali comunali della circoscrizione 7 a canone ridotto, sono politiche. Non mi sento di sospendere questa concessione, diventerebbe una sorta di censura: non ritengo che sia una cosa che un’amministrazione possa fare. In democrazia si può anche contestare». Ma pensa, in qualche caso in democrazia si può anche contestare. Ebbe a ribadirlo pure Lorenza Patriarca, consigliere del Pd: «Il contratto può essere revocato per giusta causa, non per motivazioni politiche». Già: una concessione si può dare per motivi politici, ma non revocare. Dubitiamo infatti che il Comune avrebbe agito allo stesso modo con una radio di estrema destra.
Del resto il Pd è lo stesso partito che, almeno sul territorio torinese, ha decisamente criticato lo sgombero di Askatasuna. «Scelta fatta per superficialità o, peggio, per volontà di consegnare la città al disagio», l’hanno definita Gianna Pentenero e Nadia Conticelli. I dem sono appena più moderati di Avs, i cui consiglieri hanno partecipato ai cortei di protesta degli antagonisti, compreso quello di sabato finito con scontri, botte e feriti.
«L’ambiguità politica del centrosinistra con gli antagonisti di Askatasuna ha radici profonde nella concessione in affitto a canone politico dei locali dove ha sede la radio che gli autonomi torinesi condividono con gli anarchici, Radio Blackout», dice l’assessore regionale di Fdi Maurizio Marrone, che dopo lo sgombero è stato destinatario di minacce e intimidazioni da parte degli antagonisti. «Anche qui dietro alle frottole sulla libertà di dissenso si nasconde un’emittente che dà istruzioni pratiche durante i cortei su come attaccare o aggirare le forze dell’ordine, agli immigrati clandestini e spacciatori come evitare retate e controlli, ai tossicodipendenti come continuare a drogarsi in sicurezza. Uno schifo che ora deve essere messo fuori dal centro civico frequentato anche da famiglie e bambini».
A quanto pare, a Torino si gioca alla rivoluzione negli spazi concessi dal Comune, che ha interrotto il patto con Askatasuna malvolentieri (il sindaco Lorusso ha spiegato che lo sgombero non è dipeso da lui) e che continua a dare agli antagonisti supporto per le loro attività di «controinformazione». Con tutta evidenza, ai dem piace il dissenso quando porta qualche frutto politico. Tanto se esplode il caos in strada a rimetterci sono sempre altri.