A Roma un festival in ricordo del grande Fabrizio De André 

  • Postato il 14 settembre 2025
  • Musica
  • Di Artribune
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Si tiene a Roma il 13 e 14 settembre, in Piazza Fabrizio De André, la finale della 24° edizione del PREMIO FABRIZIO DE ANDRÉ – PARLARE MUSICA, con una finalità importante: da anni infatti mira a promuovere opere innovative, originalità e la creatività delle nuove produzioni artistiche italiane nella musica, nella poesia ed anche nella pittura, concentrando la poetica artistica in temi rappresentativi.  Questo evento nel nome e nel ricordo del grande cantautore e poeta è patrocinato dalla Fondazione Fabrizio De André Onlus, sostenuto e promosso dall’Assessorato alla Cultura di Roma Capitale. In occasione di questa iniziativa abbiamo intervistato in esclusiva la direttrice artistica, Luisa Melis.  

La 24° edizione del PREMIO FABRIZIO DE ANDRÉ 

Per questa 24° edizione del Premio, sono presenti i vincitori della Targa Faber riconoscimento alla carriera e della TargaQuelli che cantano Fabrizio”, dedicata alle reinterpretazioni delle opere di De André oltre ai vincitori della sezione poesia, sezione pittura e i finalisti della sezione musica. In giuria, tra i tanti nomi, Massimiliano Smeriglio Assessore alla Cultura di Roma Capitale, Dori Ghezzi, artista a sua volta e compagna di una vita e la Direttrice Luisa Melis. Nella serata finale, saliranno sul palco artisti e ospiti speciali: Antonio Rezza, Flavia Mastrella, Andrea Rivera, Santoianni – vincitore della sezione Musica della scorsa edizione 2024 – Marcondiro e Nour Eddine, vincitori del Premio Amnesty International. Il Premio Fabrizio De André, istituito nel 2002, nasce proprio con l’obiettivo e l’intento di valorizzare nuovi talenti che si distinguano per l’originalità della loro arte e delle loro composizioni. Il Premio vuole promuovere la creatività di autori, compositori, esecutori ed interpreti emergenti della musica italiana; provando a dimenticare ogni logica di mercato, di mainstream, di classifiche Spotify.  

Premio Fabrizio De André
Premio Fabrizio De André

L’intervista alla direttrice artistica Luisa Melis 

Quando nasce il premio Fabrizio De André e con quali finalità e obiettivi? 
Il Premio De André è nato nel 2003 su iniziativa di Gianni Paris, allora Presidente del XV Municipio di Roma, che aveva intitolato a Fabrizio De André una piazza nel quartiere della Magliana con l’intento di valorizzare nuovi talenti. Nel 2004, l’organizzazione del Premio venne affidata da Dori Ghezzi a mio padre, Ennio Melis, che ne assunse anche la direzione artistica, e a me. Dopo la sua scomparsa, la direzione artistica è passata interamente a me. 
L’obiettivo del Premio, ieri come oggi, è quello di dare voce a un cantautorato che presta grande attenzione al testo, alla creatività e all’originalità: una forma d’arte che spesso trova poco spazio nei canali commerciali tradizionali, come la televisione e i media. Nonostante le difficoltà, continuiamo a portare avanti questo impegno con passione e convinzione. 

Si parla molto in questi ultimi tempi di una creatività libera svincolata dalle logiche perverse di live gonfiati, classifiche Spotify, tormentoni spazzatura, mainstream e brani scritti a tavolino dagli stessi autori, sempre per gli stessi interpreti… 
Si può osservare – almeno questo è il mio punto di vista – che a un certo punto l’attenzione si sia spostata quasi esclusivamente sull’economia e sul guadagno, trascurando la creatività, la parola, l’artista e l’arte stessa. Questo ha portato a una sorta di rottura. Fortunatamente, già quest’anno si comincia a intravedere in giro della buona musica: un segnale incoraggiante che lascia ben sperare. 

Quale eredità lascia oggi Fabrizio De André agli artisti, ai giovani cantautori e cantautrici? Perché è così attuale nel contesto sociale e politico di oggi?  
La risposta è già nella domanda: è naturale che un artista capace di affrontare temi così universali riesca sempre a unire. Per questo molti giovani lo ripropongono e lo reinterpretano. Basti pensare a Sanremo, dove nelle serate dedicate alle cover non mancano mai artisti giovanissimi che scelgono di eseguire brani di De André. 

Le sue canzoni erano (e restano) “dipinti” di parole. Cosa direbbe Faber della società liquida che viviamo, aggressiva e usa e getta? 
Non ho avuto modo di conoscerlo personalmente, ma ascoltando le sue canzoni e la sua poetica credo che si sarebbe tenuto ben lontano da certe dinamiche. 

Come si articoleranno premio e finalissima a Roma nella storica piazza dedicata? 
Sono previste le premiazioni delle sezioni Poesia e Pittura, i cui vincitori sono già stati annunciati. Per la sezione Musica, invece, la prima sera si esibiranno cinque cantautori e la seconda sera gli altri cinque: tra loro verrà decretato, attraverso il voto di una giuria qualificata presieduta da Dori Ghezzi, il vincitore assoluto. Nel corso della manifestazione saranno inoltre assegnate la Targa Faber – un riconoscimento che, pur non essendo una vera e propria targa alla carriera, premia la grande bravura dell’artista scelto – e le Targa Quelli che cantano Fabrizio, dedicate a chi ripropone e reinterpreta l’opera di De André. 

Guardando alle canzoni di De André, possiamo dire che ci troviamo davanti a un patrimonio culturale che viene tramandato ai giovani e giovanissimi? 
Direi proprio di sì: De André rappresenta un grande patrimonio culturale. Oggi è difficile trovare artisti che scrivano con la sua profondità, che intraprendano percorsi artistici come i suoi e che sappiano valorizzare le collaborazioni con altri musicisti con la stessa creatività. Non a caso, nessuno dei suoi dischi è mai stato un insuccesso: forse è l’unico grande artista che non ha mai conosciuto un vero “flop”. 

Alessandra Luna Paparelli 
 
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Autore
Artribune

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