A Parigi con Serge Gainsbourg

  • Postato il 25 giugno 2025
  • Di Il Foglio
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A Parigi con Serge Gainsbourg

In questo libro Flavia Capitani prende per mano Serge Gainsbourg e lo fa attraversando la Parigi del celebre chansonnier francese e della sua compagna storica Jane Birkin, il tutto con uno sguardo appassionato e partecipe. La giornalista e scrittrice prova infatti una totale fascinazione verso Gainsbourg e Parigi, tanto da specificare nella prefazione che la capitale francese è diventata sopra ogni altra cosa per lei una sorta di “nevrosi ossessiva” – ma di certo un’“ossessione” positiva che l’ha spinta ad abitarvi per certi periodi e ora a scrivere questo agile saggio, dove i cambiamenti della società parigina seguono la colonna sonora dell’intero arco d’esistenza di Serge Gainsbourg. Dai primi anni Venti allora sino ai nostri giorni, Parigi viene intaccata da mutevoli cambiamenti, sia per quanto riguarda l’agglomerato sociale dei suoi venti arrondissement, sia nella sua vena più profonda di capitale delle arti e della musica, che ha visto nascere i movimenti di avanguardia più disparati così come le contestazioni più accese del maggio ’68. Ma nonostante questo – scrive Capitani – “Parigi è inafferrabile, non si fa ingabbiare, resta fuori dalla banalità dei cliché in cui qualcuno vuole rilegarla. E’ una città che riesce a rimanere fedele a se stessa anche quando si trasforma”. Anche per Gainsbourg avviene la stessa cosa: di origini ebree russe, la sua parabola di vita e di artista a grandi tratti maudite sarà costellata dalla riservatezza da una parte, dalla provocazione e dalle sregolatezze dall’altra, come l’abuso di alcol nonché del fumo delle sue amate Gitanes, senza le quali non uscirà mai dalla sua casa di rue de Verneuil. Detto ciò, egli – figlio di esuli che hanno trovato casa nella parte est della città, in quel XX arrondissement “popolare, buio, insalubre, terra d’asilo di operai venuti a lavorare nelle fabbriche di candele, mobili, strumenti musicali, giocattoli” –, malgrado le trasformazioni che subirà la sua musica, rimarrà sempre lo stesso chansonnier dei tempi del Poinçonneur des Lilas, ossia il cantore di una certa Parigi emarginata e “nascosta”, la Parigi di Pigalle e dei club in cui era solito risuonare il jazz a ritmi forsennati. Malinconico e innamorato della sua Jane, Gainsbourg diventerà  ben presto un’icona pop, all’indomani dell’uscita della hit “Je t’aime… Moi non plus”, il cui video, trasgressivo e sprezzante dei costumi dell’epoca (è il ’68), diventerà un disco da cinque milioni di copie vendute in tutto il mondo. Su Libération del 4 marzo 1991, cioè due giorni dopo la sua morte, Gainsbourg dirà che “il visionario porta necessariamente al suicidio”: sarà la fine di colui che ha contribuito a rendere l’amore per la vita e per il bello la sua folle ossessione.

   

Flavia Capitani
A Parigi con Serge Gainsbourg
Perrone, 104 pp., 16 euro

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Autore
Il Foglio

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