A Padova una mostra sul fenomeno della contraffazione di opere d’arte antica
- Postato il 19 aprile 2025
- Archeologia & Arte Antica
- Di Artribune
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Secondo i dati forniti dal Comando dei Carabinieri Tutela del Patrimonio Culturale, negli ultimi 10 anni in Italia sono state denunciate oltre 2.500 persone per il reato di contraffazione delle opere d’arte, permettendo il sequestro di circa 70mila oggetti imitanti i beni archeologici, artistici, antiquariali o da collezione che, se immessi sul mercato, avrebbero comportato un danno stimato di oltre 5 miliardi di euro (senza considerare le implicazioni etiche). Per fronteggiare questo problema, il Dipartimento dei Beni Culturali dell’Università di Padova – assieme alla collaborazione della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo – ha dato forma al progetto scientifico Cultural Legal Lab (uno spazio per lo studio e l’approfondimento delle buone pratiche per la salvaguardia dei beni culturali) a cui si affianca un importante lascito da parte dell’avvocato Bruno Marchetti che, assieme ad altre collezioni, arricchiscono il patrimonio culturale dell’ateneo. L’unione tra la ricerca scientifica e la formazione accademica ha portato a Verità rubate. L’arte della contraffazione, il progetto didattico ed espositivo ospitato a Palazzo del Monte di Pietà a Padova e ideato da Luca Zamparo, Monica Baggio e Monica Salvadori, che mette in dialogo manufatti autentici e imitazioni dell’antico (visibile sino al 31 maggio).
La mostra “Verità rubate” a Palazzo del Monte di Pietà a Padova
La mostra riunisce reperti archeologici provenienti dalla Collezione Intesa Sanpaolo, oggi conservata alle Gallerie d’Italia di Napoli, e dalla Collezione Merlin, uno dei nuclei principali del Museo di Scienze Archeologiche e d’Arte di Palazzo Liviano, oltre a diverse imitazioni moderne e contemporanee di vasi antichi provenienti dalla Collezione didattica del Dipartimento dei Beni Culturali.

Una mostra che indaga il “vero” e il “falso” nell’arte attraverso l’allestimento
“La sfida maggiore è stata quella di realizzare uno spazio idoneo per accogliere le numerose classi di studentesse e studenti di ogni età, con le loro specifiche esigenze, che stanno visitando questo progetto espositivo proprio per il tema particolare scelto dai curatori, argomento che rientra nei programmi scolastici e che dovevamo cercare di narrare con un lessico scientifico ma al contempo accessibile”, racconta ad Artribune Andrea Isola, exhibition designer che ha curato l’allestimento della mostra. “Abbiamo lavorato sulle prospettive al fine di permettere a tutti di imparare e ‘giocare’ con i manufatti esposti (veri o falsi), sui colori per richiamare il materiale utilizzato e creare un’atmosfera accogliente, sulle grafiche (realizzate da Claudia Cimaglia) affinché fossero complete ma, al contempo, non invadenti e, ovviamente, l’illuminazione ha avuto un ruolo particolare in modo tale da far cogliere tutte le peculiarità di un fenomeno meno conosciuto di quanto in realtà si pensi“.
I rischi a cui è soggetto il nostro patrimonio culturale
“Il nostro obiettivo? Avvicinare le visitatrici e i visitatori ai temi dell’archeologia con una attenzione particolare sui rischi a cui è soggetto il nostro patrimonio culturale: parliamo di archeologia e, al contempo, di contemporaneità, di legalità, di ricerca e tutela”, spiega Luca Zamparo, tra gli ideatori della mostra Verità rubate. “Abbiamo cercato di rendere tutto questo grazie al coinvolgimento diretto dei pubblici e attraverso il gioco (nelle teche sono esposti vasi autentici e imitazioni contemporanee ma non vi sono didascalie), al fine di rompere alcuni schemi mentali e indagare insieme il fenomeno della falsificazione, più attuale di quanto si possa percepire”.
Valentina Muzi
Verità rubate. L’arte della contraffazione
Palazzo del Monte di Pietà
Piazza Duomo, 14
Padova
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