A marzo 26esimo calo consecutivo della produzione industriale: -1,8% anno su anno. Crollano abbigliamento e auto
- Postato il 9 maggio 2025
- Economia
- Di Il Fatto Quotidiano
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È proseguito anche a marzo, ventiseiesimo mese consecutivo, il calo tendenziale della produzione industriale italiana. L’Istat ha rilevato una riduzione dell’1,8% dell’indice generale rispetto allo stesso mese di un anno prima. Mese su mese invece si registra un debole aumento dello 0,1% e nella media del primo trimestre il livello della produzione aumenta dello 0,4% rispetto ai tre mesi precedenti. Su base annua dà segni di vita solo l’energia (+4,5%) mentre mostrano cali i beni intermedi (-1,7%), i beni strumentali (-2,7%) e quelli di consumo (-2,9%). Le flessioni più ampie riguardano fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (-17,2%), industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-12%) e ancora una volta la fabbricazione di mezzi di trasporto (-8,3%). Bene invece la fornitura di energia elettrica, gas, vapore ed aria (+12,2%), la fabbricazione di apparecchiature elettriche (+5,1%) e le altre industrie manifatturiere (+2%).
“Un vero e proprio disastro”, commenta il segretario confederale della Cgil Pino Gesmundo. “La crisi della produzione industriale, iniziata ormai da 26 mesi, prosegue senza sosta e si configura come un tunnel senza uscita visibile, soprattutto considerando l’incertezza economica globale che potrebbe ulteriormente aggravare la tempesta perfetta sulle nostre industrie. Ma il Ministro Urso continua a raccontare imperterrito che tutto va bene, nonostante le sue quotidiane rassicurazioni siano smentite dai dati”. “Oltre due anni di discesa costante della produzione, più di 115mila lavoratori a rischio coinvolti nei tavoli di crisi del Mimit, calo del fatturato con perdite superiori ai 40 miliardi di euro e aumento vertiginoso del ricorso agli ammortizzatori sociali e ai fondi di solidarietà, con il picco di Cigs nell’industria che a marzo ha segnato un +147,71% rispetto a marzo 2024. Cosa altro si deve aggiungere a questo quadro – chiede Gesmundo – per far sì che il Governo prenda atto dell’inefficace azione politica del proprio Ministro dell’Industria?”.
Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, parla di “disastro” perché “prosegue lo tsunami che si è abbattuto sulle nostre industrie a partire dal febbraio 2023. Unico spiraglio di luce, molto fioco, si intravede solo per i beni di consumo durevoli che salgono sia su base congiunturale che tendenziale, ma non così tanto da far andare in territorio positivo i beni di consumo nel loro complesso, visto che quelli non durevoli precipitano, rispettivamente, dell’1,8% e del 3,9%. Urge una politica industriale da parte del Governo oltre che un rilancio della capacità di spesa delle famiglie, dato che se gli italiani non consumano le industrie o esportano o non si salvano”.
I parlamentari M5S delle Commissioni bilancio e finanze di Camera e Senato attaccano: “Il governo Meloni passerà alla storia per il più disastroso ‘industricidio‘ della storia economica italiana. La distruzione della nostra industria, messa in atto da Meloni, Giorgetti e Urso, è drammatica”. Per la senatrice di Italia Viva Silvia Fregolent “di fronte ai dati diffusi dall’Istat è ancora più urgente capire se il Governo abbia una strategia o stia semplicemente navigando a vista”.
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