A luglio 7 persone indagate dai carabinieri per maltrattamenti in famiglia e atti persecutori: casi in tutta la provincia
- Postato il 30 luglio 2025
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- Di Il Vostro Giornale
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Savona. Un marito colpito con il manico di una scopa, una figlia che perseguita i genitori, una donna aggredita a calci e pugni dal convivente, un ex fidanzato ossessionato, un’aggressione tra ex, un marito violento davanti alla figlia. Non è il riassunto di un film, ma il bilancio (purtroppo parziale) delle denunce raccolte nel mese di luglio dai carabinieri del comando provinciale di Savona.
Nel mese di luglio, infatti, i militari delle stazioni e delle sezioni Radiomobile delle compagnie della provincia hanno condotto numerosi interventi e indagini che hanno portato alla denuncia di più persone per episodi di maltrattamenti in famiglia, lesioni aggravate e atti persecutori.
Episodi diversi per contesto, età, legame tra le persone coinvolte e gravità, ma accomunati da una costante: il riserbo con cui troppo spesso le vittime convivono con il proprio malessere, convinte che “non si possa o debba fare nulla”. È proprio per infrangere questo silenzio che l’Arma ha deciso di condividere una sintesi delle attività svolte nelle ultime settimane, invitando chi si trovi in situazioni simili a non esitare a rivolgersi alle istituzioni.
L’inizio del mese è stato segnato da un episodio che ha visto coinvolto un cittadino romeno già destinatario di un ammonimento del questore per fatti analoghi. La sera del 6 luglio, a seguito di numerose minacce telefoniche e passaggi insistenti nei pressi dell’abitazione dell’attuale compagno della sua ex, i carabinieri dell’Aliquota Radiomobile di Cairo Montenotte sono intervenuti in un comune della Val Bormida, dove hanno individuato e denunciato il soggetto, sorpreso nei pressi dell’abitazione in cui si trovavano i due figli minori dello stalker e della donna.
Il 9 luglio due anziani coniugi della Val Bormida si sono rivolti ai militari della stazione di Cairo Montenotte per denunciare la figlia non convivente, con già all’attivo precedenti di polizia, che da tempo li tormentava con insulti, pretese economiche, minacce e aggressioni fisiche. Nonostante il dolore per essere stati costretti a denunciare la propria stessa figlia, l’attivazione del “codice rosso” ha permesso di avviare una proposta di misura cautelare con divieto di avvicinamento alla locale autorità giudiziaria, affinché la coppia potesse ritrovare serenità e protezione.
Sempre la sera del 9 luglio, un ulteriore intervento dei carabinieri della Val Bormida si è concluso alcuni giorni dopo con la denuncia, da parte della stazione di Millesimo, di una donna anziana per maltrattamenti in famiglia. Durante una lite per futili motivi, la stessa avrebbe colpito il marito al volto con il manico di una scopa. Gli accertamenti successivi hanno fatto emergere una condizione di violenza verbale e fisica reiterata e taciuta per vergogna. È stata richiesta l’emissione di un ammonimento per violenza domestica.
Il 17 luglio, di nuovo in Val Bormida, i militari della stazione Carabinieri hanno raccolto la denuncia di un giovane aggredito da un ex fidanzato all’uscita di un locale. Il diverbio, scoppiato per gelosia, è degenerato in violenza fisica, con calci e pugni che hanno costretto la vittima a ricorrere alle cure del pronto soccorso, dove gli sono state diagnosticate ferite guaribili in quindici giorni. L’aggressore è stato dunque identificato e denunciato per lesioni personali.
Lo stesso 17 luglio, i carabinieri di Loano hanno denunciato un ventenne egiziano reo di aver perpetrato condotte persecutorie nei confronti della ex fidanzata, al fine di poter riallacciare il rapporto ormai concluso da mesi.
Il 18 luglio, una donna albanese si è presentata presso una stazione carabinieri di Cairo Montenotte per denunciare il coniuge che, quattro giorni prima, nella loro abitazione e alla presenza di una figlia, l’aveva aggredita procurandole la frattura del setto nasale. Anche in questo caso è stato attivato il “codice rosso” per maltrattamenti in famiglia.
Il 21 luglio, i carabinieri di Albenga hanno denunciato un trentenne marocchino che, nel corso della notte precedente, aveva ripetutamente percosso la compagna con calci e pugni, procurandole lesioni che i sanitari hanno giudicato guaribili in 30 giorni.
Il 22 luglio, militari della stazione carabinieri di Celle Ligure sono intervenuti presso un’abitazione della riviera, denunciando un uomo che, al termine di un acceso diverbio con la convivente, le afferrava violentemente il braccio e la strattonava provocandole evidenti ecchimosi.
Nella medesima giornata del 22 luglio, militari della stazione di Andora, dopo un’articolata serie di mirati accertamenti, hanno denunciato un savonese ottantenne reo di aver maltrattato ripetutamente due anziane donne con lui conviventi. L’attività dei militari ha permesso di ricostruire numerose condotte violente, minacciose e vessatorie, poste in essere nei confronti delle due signore, protrattesi per ben quattro anni.
Il 24 luglio i carabinieri di Carcare hanno concluso gli accertamenti relativi a un grave episodio di violenza domestica risalente alla sera precedente. Una giovane donna della Val Bormida, più volte vittima di percosse, minacce e insulti da parte del convivente, ha trovato il coraggio di denunciare dopo l’ennesima aggressione, durante la quale è stata colpita con calci e pugni, riportando varie lesioni. La prognosi dei sanitari è stata di trenta giorni. L’indagato, con precedenti, è stato denunciato, e la vittima ha trovato riparo presso l’abitazione della madre.
Infine, il 26 luglio, a seguito di un intervento presso il domicilio di una coppia savonese, personale della stazione carabinieri di Savona denunciava un quarantacinquenne rumeno per maltrattamenti nei confronti della moglie, la quale intimorita decideva di andare a vivere a casa della sorella, residente in provincia.
L’Arma dei Carabinieri è quotidianamente impegnata, spesso lontano dai riflettori, in interventi a tutela delle persone più fragili all’interno delle mura domestiche o nei legami affettivi disfunzionali. Questi interventi permettono ai militari dell’Arma e alla magistratura di applicare misure concrete per prevenire violenze future, dalla collocazione in centri antiviolenza fino all’arresto o all’applicazione di braccialetti elettronici, a seconda della gravità della situazione. In ogni caso, è bene ricordare che il silenzio non è mai una soluzione e, spesso, non fa che rinforzare l’illusione d’impunità dei violenti e la loro determinazione ad accanirsi contro l’oggetto della loro rabbia.
Rivolgersi alle forze dell’ordine non solo è possibile, ma spesso è l’unica strada per uscire dalla spirale della violenza. Le misure di tutela esistono, i procedimenti di urgenza sono attivabili, il supporto c’è – ogni giorno, 24 ore su 24, in ogni caserma dell’Arma o tramite numero i di emergenza 112 e 1522.