A Leca d’Albenga chiude l’alimentari Benedetto, Ciangherotti (FI): “Il declino di una città che non ascolta”
- Postato il 8 agosto 2025
- Politica
- Di Il Vostro Giornale
- 1 Visualizzazioni


Albenga. “Questa mattina mi sono concesso un attimo per tornare in un luogo a me caro. Sono andato a Leca, frazione di Albenga, all’angolo tra via Piemonte e via Carducci, per salutare la signora Salvatrice dell’alimentari Benedetto, storica bottega che da anni resisteva con dignità in un mondo che pare aver dimenticato il valore del piccolo commercio”.
Lo ha affermato Eraldo Ciangherotti di Forza Italia, annunciando la notizia della prossima chiusura dell’attività, prevista tra tre mesi.
“Ad accogliermi, però, non è stato il solito profumo di focaccia calda o il sorriso gentile della titolare, ma una notizia che mi ha lasciato l’amaro in bocca: il negozio chiude, – ha proseguito l’ex consigliere comunale di Albenga. – Sì, avete capito bene. Dopo anni di servizio, di pane fresco ogni mattina, di salumi tagliati con la cura che solo chi ama il proprio lavoro sa mettere, la famiglia Benedetto ha deciso di abbassare per sempre la serranda”.
“Non per fallimento, attenzione. Non per incapacità. Ma per il coraggio – che definirei tragico – di fermarsi prima di finire con l’acqua alla gola. ‘Abbiamo deciso di chiudere quando ancora riuscivamo a stare in piedi, in pareggio, perché andare avanti voleva dire solo scavare un buco di debiti da cui non saremmo più usciti’, mi ha detto la signora con la voce rotta.”
“E io, che quella famiglia la conosco da sempre, non ho potuto far altro che stringerle la mano in silenzio, con una stretta vera, come quelle di una volta, come si fa quando non si trovano le parole. La verità è che questo piccolo alimentari, come tanti altri, non è stato solo un negozio. Era un punto di riferimento per la comunità. Un luogo dove ci si fermava due minuti per un pezzo di pane, magari, ma anche per una chiacchiera, un sorriso, un consiglio su quale salume scegliere per la merenda dei figli”, ha aggiunto ancora.
“Negli ultimi anni, però, tutto è peggiorato. E una delle cause, mi duole dirlo, ha un nome e un cognome: quel maledetto senso unico imposto dall’amministrazione comunale all’incrocio per andare verso il Camposanto. Una scelta miope, assurda, imposta da chi guarda le strade solo sulle carte e non vive davvero i quartieri.
Il risultato? Meno macchine che passano, meno clienti che si fermano, meno vita attorno a quella porta”.
“E mentre qualcuno in Comune si riempie la bocca con parole come ‘riqualificazione’ e ‘mobilità sostenibile’, i negozi di Albenga chiudono. Le saracinesche si abbassano. Le famiglie restano sole. Io non riesco ad abituarmi a questa strage di partite IVA. Non riesco a restare indifferente quando una piccola impresa muore. Perché ogni volta che succede, perdiamo un pezzo della nostra identità, della nostra economia, della nostra umanità”.
“Lì dentro, adesso, restano un banco frigo, un banco del pane, scaffali pieni e dignitosi come soldati che aspettano il congedo. La famiglia Benedetto li cederà, mi dicono, a fronte di un compenso per oggetti usati, a chiunque voglia acquistarli prima di lasciare, tra tre mesi, la struttura. Mi fa male vedere che chi governa abbassa gli occhi, fa spallucce e finge di non vedere”.
“Ma io non ci sto. Perché Leca è parte di me. I miei genitori avevano la loro attività proprio alle porte di questa frazione, e da adolescente ho respirato l’aria di chi lavorava duro per vivere. È anche grazie a quella terra, a quelle persone, che sono diventato l’uomo che sono”.
“E allora oggi, in punta di piedi, voglio dire grazie a questa famiglia. Grazie per ogni pezzo di focaccia, per ogni gesto gentile, per ogni giorno passato a servire con dignità. Chi non sa cosa perde una comunità quando chiude un negozio di quartiere, probabilmente non ha mai avuto un quartiere”, ha concluso Ciangherotti.