A Goma scorre sangue: oltre 100 morti nei combattimenti tra l’esercito congolese e i ribelli M23

  • Postato il 29 gennaio 2025
  • Di Panorama
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A Goma scorre sangue: oltre 100 morti nei combattimenti tra l’esercito congolese e i ribelli M23



La situazione nell’est della Repubblica Democratica del Congo è ormai precipitata in una spirale di violenza che pare inarrestabile. Più di 100 persone sono state uccise e quasi 1.000 ferite nei violenti scontri a Goma tra le forze armate congolesi e i ribelli dell’M23, un gruppo terroristico sostenuto dal Ruanda. Le cifre sono state confermate all’Associated Press dagli ospedali della zona. Come vi abbiamo già raccontato negli scorsi giorni i combattenti dell’M23, affiancati da soldati ruandesi, domenica sera sono entrati nella principale città della regione, scatenando scontri con l’esercito congolese e le forze regionali e dell’ONU schierate in difesa di Kinshasa. Il governo congolese ha chiesto sanzioni internazionali contro Kigali, denunciando il supporto ruandese ai ribelli come «una dichiarazione di guerra». La situazione è gravissima al punto che la Croce Rossa Internazionale ha lanciato l’allarme per il laboratorio di ricerca sull’Ebola a Goma, temendo che i combattimenti possano portare alla fuga di campioni del virus e di altri agenti patogeni, con conseguenze potenzialmente devastanti che nessuno sarebbe in grado di gestire.

Intanto, l’escalation del conflitto ha scatenato proteste nella capitale Kinshasa. Migliaia di manifestanti hanno attaccato le ambasciate di Francia, Belgio, Uganda, Ruanda e Kenya. La sede diplomatica italiana non è stata presa di mira, e la Farnesina ha confermato di monitorare la situazione, restando in contatto con i 15 connazionali ancora nel Paese. L’UE ha condannato la nuova offensiva dell’M23, ribadendo la necessità di proteggere i diplomatici, in linea con la Convenzione di Vienna. Anche la comunità internazionale ha condannato quanto sta accadendo. L’ONU ha denunciato «il palese disprezzo per la sovranità del Congo» ,mentre il segretario di Stato americano Marco Rubio ha espresso sostegno al governo congolese in una telefonata con il presidente Félix Tshisekedi. Ma le condanne e le dichiarazioni di sostegno non fanno certo paura ai ribelli, che sono avanzati tanto da prendere il controllo dell’aeroporto di Goma.

Vista la grave situazione il Programma Alimentare Mondiale (PAM) ha sospeso la distribuzione di aiuti, aggravando ulteriormente la crisi umanitaria. La Commissione Europea ha annunciato un pacchetto di 60 milioni di euro in aiuti umanitari per il 2025, ma senza stabilità politica, il sostegno rischia di essere insufficiente: solo quest’anno, oltre 400.000 persone sono state costrette a fuggire dalle loro case e le prospettive per un loro ritorno sono bassissime.

In un vertice d’emergenza, il Consiglio della Pace e della Sicurezza dell’Unione Africana ha esortato l’M23 a deporre le armi e a cercare una soluzione diplomatica. Anche il presidente del Kenya e della Comunità dell’Africa Orientale, William Ruto, ha invitato Tshisekedi e il leader ruandese Paul Kagame ad ascoltare l’appello alla pace lanciato dalla regione e dalla comunità internazionale.

Ricca di risorse minerarie che sono ormai diventate una maledizione piu’ che un beneficio della popolazione, l’area orientale del Congo è da anni teatro di conflitti tra oltre cento gruppi armati, tra cui l’M23, che ha ripreso le sue operazioni nel Nord Kivu a fine 2021. Ma cosa c’è di tanto ambito nel sottosuolo nell’est della Repubblica Democratica del Congo? Lo chiediamo a Giovanni Brussato Ingegnere minerario e saggista che sul tema ha pubblicato libri e decine di articoli scientifici.


Che interessi hanno i ribelli?

«In gioco ci sono oro, coltan, stagno e altre risorse per un valore di miliardi di dollari che vengono contrabbandate attraverso i confini del Congo.La regione mineraria di Rubaya, dove si trova la miniera di coltan di Bibatama, è nel territorio di Masisi, nella provincia del Nord Kivu. Bibatama da sola rappresenta oltre il 15% della fornitura globale di tantalio. Le miniere della regione complessivamente producono circa 1.000 tonnellate di coltan all'anno rappresentano circa la metà della produzione totale della RDC. La principale esportazione dalle miniere è un concentrato di minerale che oltre a contenere circa il 33% di ossido di tantalio e il 5% di ossido di niobio in peso contiene anche circa lo 0,14% di uranio e lo 0,02% di torio, che è abbastanza materiale radioattivo da comportare complicazioni significative nella manipolazione».

Ovviamente parliamo di contrabbando

« Si,i ribelli hanno contrabbandato almeno 150 tonnellate di coltan in Ruanda lo scorso anno, provocando la più grande contaminazione della catena di approvvigionamento minerario della regione dei Grandi Laghi mai registrata. Nel dicembre 2023, l'ITSCI, ha sospeso le operazioni minerarie nel territorio di Masisi in seguito alla presa di controllo da parte dei ribelli dell'M23 della rotta di trasporto dei minerali tra Masisi e Goma. La Société Miniere de Bisunzu (SMB) che formalmente controlla le concessioni della miniera di Bibatama aveva avviato con RCS Global, una società di Berlino che controlla le catene di approvvigionamento, un progetto che prevedeva la tracciabilità, attraverso codici a barre, dei sacchi di tantalio. Con un dispositivo portatile collegato a un server nel cloud, la scansione del codice a barre, caricava nel database dati tra cui il peso della busta sigillata, quando è stata etichettata e da chi. Un modo per ostacolare i contrabbandieri».

Ora i ribelli a quali miniere puntano?

«Recentemente è stata catturata la città mineraria di Lumbishi, nella provincia del Sud Kivu ed anche Numbi, un'area mineraria orientale nel Sud Kivu ricca di oro, tormalina e stagno, tantalio e tungsteno. A rischio la miniera di Bisie di Alphamin Resources, che nel 2023 rappresentava il 4,5% della produzione globale di stagno, si trova a circa 180 km a ovest di Goma. È probabile che Lumbishi nel Sud Kivu con le sue miniere d'oro sia una fonte significativa di entrate per l'M23, perché l'oro è molto più facile da monetizzare rispetto al coltan e allo stagno. Attraverso gli Emirati Arabi Uniti, a Dubai, il metallo giallo viene fuso e integrato in operazioni di vendita di oro legale, rendendolo irrintracciabile e pronto per i mercati in Europa, negli Stati Uniti». Infine, va ricordato che parliamo di un territorio tristemente noto anche alla cronaca italiana: il 22 febbraio 2021, proprio in questa regione, furono uccisi l’ambasciatore italiano Luca Attanasio, il carabiniere Vittorio Iacovacci e il loro autista Mustapha Milambo in un attacco a un convoglio dell’ONU. Una vicenda mai chiarita che si è pero’ chiusa con un accordo economico extragiudiziale tra le parti.

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Panorama

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