A Genova c’è un festival di teatro diffuso. Ecco come sta andando 

Vento e acqua a Genova nei nostri giorni di permanenza, ma Teatro Akropolis ha attraversato indenne ben altre tempeste. Regione, Comune, realtà economiche locali e nazionali hanno permesso ciò che il Ministero avrebbe tagliato. Così sta andando in scena la XVI edizione del festival Testimonianze ricerca zioni, senza che il pubblico avverta lo sforzo e la fatica della sopravvivenza: trentacinque spettacoli, di cui otto in prima assoluta. E poi, trasversalmente, gli incontri, le proiezioni, i seminari. Cinquanta appuntamenti di ricerca, sperimentazione, indagine, dislocati, diffusi, disseminati sul territorio. 

Il cortometraggio “Sado” di Davide Palella a Genova 

Abbiamo potuto vedere, per esempio, Sado il cortometraggio di Davide Palella (Novi Ligure, 1996) per la sezione Dissolvenza in nero. Il titolo è un’isola del Giappone, l’isola dell’esilio per senza fissa dimora, artisti costretti a lavorare in miniera per estrarre oro. Uno sprofondamento onirico e dantesco nelle viscere della terra galleggiante tra mare e cielo, Sado condanna quegli spiriti che abitano il tempo dei giapponesi a essere prigionieri di involucri meccanici, marionette del sottosuolo, Calibano senza un Prospero a cui ribellarsi. 

C&C Company,
C&C Company, “Strangers in the night”. Ph: Monia Pavoni

Lo spettacolo “Voodoo” di Masque Teatro al festival Testimonianze ricerca azioni 

A Genova ritornano i Masque Teatro. Stessa polvere di ruggine del lavoro visto all’Akropolis lo scorso anno. Anche in questo Voodoo la dialettica tra attore e corpo non si risolve ma si fa iniziazione, inciampo del ricominciamento, mancata performance. Corpo attraversato da scosse artaudiane che deviano e distraggono la funzione del movimento, la sua direzione e la sua intenzione. C’è un albero beckettiano, ma è inutile approdo; l’attore involve in istinto e si denuda per piegarsi vinto alla forza stessa che lo anima di vita. La fatica dell’attrice Eleonora Sedioli è quella di uscire dallo stereotipo dell’eseguire, dell’agire, del rifare. Il furor non concede riposo, la trance non concede involucri, dalla marionetta di Gordon Craig non si esce che con una catarsi dolorosa. Fragilità del corpo che si crepa come la campana raccontata dal video di Lorenzo Bazzocchi (Bertinoro, 1953) quando una comunità di attori a Santarcangelo tentò di fonderla in un rito comunitario. 

La prima regionale di “Strangers in the Night” di C&C Company 

Era una prima regionale il lavoro Strangers in the Night di Jos Baker, Linus Jansner e Carlo Massari prodotto da C&C Company / SpaCCa. Tolta la parte centrale con fumi e suono ad alto volume – a nostro avviso poco comprensibile e scollegata dal resto – lo spettacolo indaga l’eterno e conflittuale rapporto tra verità e finzione autorizzate e concesse dall’evento teatrale. Processi di metamorfosi che da Kafka coinvolgono l’involucro del personaggio, penetrando nel corpo dell’attore. Stereotipie, ossessioni formali danzano lungo una traccia ironica e auto-ironica che triplica la persona in Ego, Super Ego ed Es generando – tra le componenti – dialettiche di sopruso, affetto, schizofrenia. 

Il dialogo con Marco Valerio Amico di Gruppo Nanou 

Ogni spettacolo, per volontà dei direttori Clemente Tafuri e Veronica Righetti, era preceduto da una ICONA, momento di riflessione, indagine e approfondimento del lavoro sulla scena. In questa immagine senza cornice e soluzione di continuità, abbiamo parlato con Marco Valerio Amico di Gruppo Nanou in un dialogo intitolato Specie di Spazi e successivo alla performance Arsura. Ha spiegato che “lo spettacolo che ci stiamo immaginando è iniziato nei momenti in cui voi avete deciso di venire qua, ed è già questo. E mi piace sempre di più erodere i bordi, i limiti, le differenze tra una chiacchierata e un’immagine, tra una danza, un suono e un conoscere persone nuove, cercando proprio di passare il più agilmente possibile da una cosa all’altra, cercando di smussare degli angoli, a far vedere che attraverso la consapevolezza della finzione si può credere ancora di più a quello che sta succedendo.” 

L’inaugurazione della sede dell’archivio “Heliopolis” 

L’anno scorso Teatro Akropolis presentò l’archivio digitale Heliopolis mentre quest’anno ne ha inaugurato la sede “fisica” a Villa Bombrini, diventando un punto di riferimento stabile per la ricerca e la consultazione. Si tratta di un archivio dedicato agli studi sulla performance e le arti per la scena, con particolare attenzione alle pratiche del Novecento. Ad arricchire il fondo libraio, 1800 volumi donati da Antonio Attisani. “Il possesso delle cose non mi ha mai interessato”, ha detto lo studioso, “così ho donato la parte di saggistica a chi potesse usarla e farla rivivere.

Simone Azzoni 

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Autore
Artribune

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