A Gaza tregua sul filo, a Kiev si muore, a Milano trame anti Schlein, la paura per Repubblica fa 90
- Postato il 24 ottobre 2025
- Politica
- Di Blitz
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Siamo punto e da capo: a Gaza, la tregua vacilla ogni giorno di più nonostante l’impegno degli Stati Uniti.
Israele minacciava, con la destra in prima fila, di volersi annettere la Cisgiordania: questo significava il precipitarsi di una situazione difficilmente recuperabile.
Lo sottolineava pure il segretario di Stato americano Marco Antonio Rubio: la mossa avrebbe potuto mettere a repentaglio il piano di Trump per Gaza. Per fortuna Netanyahu ha fatto marcia indietro, ma il pericolo di una ripresa della guerra è sempre dietro l’angolo.
In Ucraina, se possibile, questo pericolo è ancora più vicino perché Putin minaccia “una risposta schiacciante” nel caso in cui i missili a lungo raggio, i Tomahawk, inviati da Trump a Zelensky dovessero essere usati da Kiev.
Che cosa succede? Avviene che i grandi continuano a “giocare” con la guerra: ognuno vuole dimostrare di essere più forte dell’altro. Così, si susseguono minacce, sanzioni che colpiscono la Russia, Putin che alza la voce dicendo:”Non sono io a non volere la pace”. Comunque sia, sembra di essere nuovamente in alto mare con il mondo che trema e spera in un ravvedimento che per ora non c’è.
Tranne alcune sporadiche violazioni in Medio Oriente le armi tacciono, ma la gente ha paura e continua a morire di fame perchè gli aiuti umanitari arrivano a singhiozzo. Alcune porte sono sempre chiuse e centinaia di camion fermi alle frontiere perchè è vietato entrare. Fino a quando si potrà continuare a resistere? Possibile che potenze come la Russia e gli Stati Uniti non si accorgano che siamo ad un passo dal burrone che vorrebbe dire guerra con la bomba atomica a far da protagonista?
Sarebbe necessaria una preghiera storica come quella che Papa Leone XIV e re Carlo III hanno fatto ieri in Vaticano. Un “miracolo” dopo 500 anni dallo scisma di Enrico VIII.
Papa Leone prega per Gaza

La Chiesa continua a invocare la pace. Un giorno si e l’altro pure il Papa si rivolge a quanti potrebbero trovare un accordo e li incita ad andare avanti per impedire che il pericolo di un conflitto possa sconvolgere il mondo.
Come insegnava Einstein “non si può fare sempre la stessa cosa aspettando risultati differenti”. È una lezione che Trump, Putin e anche Netanyahu e Zelensky dovrebbero imparare a memoria recitandola un paio di volte al giorno.
In attesa di tempi migliori studiamo e suggeriamo ai grandi le mosse che si potrebbero fare per placare gli animi e rinunciare ad un potere che si vuole raggiungere a tutti i costi.
Mentre a Kiev e a Gaza si invoca il buon senso, in Europa i capi di stato e di governo si riuniscono per decidere le sanzioni contro il Cremlino. Putin reagisce ricordando che queste sono “mosse contro la pace”, però è anche vero che il, vecchio continente non può rimanere con le mani in mano quando c’è una guerra che minaccia da vicino i Paesi che sono a due passi dal conflitto. Putin ritiene che i territori occupati sono ormai della Russia; Zelensky ribatte affermando che i confini non possono essere stabiliti dalle armi.
Riformisti in azione nel Pd
In Italia, la campagna elettorale in vista delle elezioni di fine novembre non ha un attimo di tregua: il dibattito usa un linguaggio violento, i colpi e i contraccolpi si susseguono di continuo e la situazione non migliora, anzi si fa sempre più inquietante.
A sinistra, con il campo largo che tentenna, si cerca di correre ai ripari, di cambiare registro visto che l’attuale non va. Elly Schlein ce la mette tutta per evitare che le grane aumentino e chi non è con lei si schiera contro di lei.
Stavolta i riformisti del Pd si impegnano al massimo perché, stando così le cose, “la sinistra rimarrà all’opposizione anche dopo il voto del 2027”. I sindaci di grandi città come Roma, Napoli e Genova aprono le ostilità per una riforma che renda il partito più moderato e meno aggressivo. “Urlare senza avere un progetto non serve a nulla”, sostengono.
Oggi, a Milano va in scena il secondo atto di questa contro rivoluzione. Guidati dall’ex ministro Lorenzo Guerini, spalleggiato dall’intelligenza dell’onorevole Lia Quartapelle, i riformisti si incontrano a Milano per studiare il da farsi, ma non c’è dubbio che nel mirino c’è costantemente la segretaria la quale non riesce (almeno per il momento) a rintuzzare i colpi di una maggioranza che continua a crescere nei sondaggi.
In via del Nazareno si ha paura di tutto anche di una ventilata cessione del quotidiano “La Repubblica”. “Se avvenisse davvero”, ritiene la Schlein “sarebbe un colpo per la sinistra”. Insomma, si inseguono le piccole vittorie o sconfitte invece di pensare ai tanti mali che affliggono il Paese.
A Montecitorio e a Palazzo Madama è vero che non si sta più bene? Lo ribadiscono i commessi della Camera e del Senato una volta reputati impiegati fortunatissimi per lo stipendio e altri privilegi. Oggi, questo posto non è più “gradito” come una volta. Il 93 per cento dei giovani (e non giovani) vorrebbero cambiare aria, perché quella del Parlamento non è più la stessa. Una opinione che serpeggia anche tra gli italiani.
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