A Cuba la Spaghetti Revolución del primo supermercato italiano all’Avana. Si paga solo in dollari

  • Postato il 21 aprile 2025
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“Tutto è cominciato a gennaio, con l’apertura nella capitale del primo supermarket con pagamento solo in dollari: si accettano contanti, carte di credito o la nuova carta azzurra battezzata Clasica”, racconta Mario, nel commercio particular cubano da oltre un decennio. “È nel Barrio Miramar, in 3ra y 70, concentra i prodotti dei negozi statali MLC: café Cubita, Serrano, birra Cristal e Bucanero e merci spagnole”.

Prima a Cuba nelle tiendas si pagava solo con la tarjeta MLC, Moneda Libremente Convertible, una carta di debito prepagata emessa dallo Stato che cambia alla pari col dollaro. Una valuta virtuale che si acquista alle Casas de Cambio negli hotel o presso BFI (Banco Financiero Internacional). In queste strutture è tassativamente proibito l’utilizzo del contante, che sia divisa (dollari o euro) o moneda nacionál (peso cubano).

Spaghetti revolución – “Ma la vera rivoluzione è scoppiata due settimane fa in Galiano – continua Mario – quando ha aperto Casa Linda, un ipermercato di prodotti soprattutto italiani: qua trovi la Nutella, caffè Lavazza, le pesche sciroppate, olio extra vergine di oliva, il millefoglie, pasta De Cecco, prodotti per la pulizia della casa e igiene personale che prima vendevano nei negozi Agua y Jabón”.

Prezzi stellari: la Nutella costa 16 dollari americani, l’olio d’oliva 20 e via salendo. Un’oasi per privilegiati, che taglia fuori l’80% dei consumatori locali, privi del potere d’acquisto dato dal dollaro. Il contrasto che stride di più è la location di Casa Linda, in Centro Habana, proprio nell’Avenida Italia che i più conoscono come calle Galiano: alveari umani dove le famiglie vivono stipate, strade distrutte con marciapiedi inesistenti che rigurgitano di monnezza, dove la gente fruga alla ricerca di qualcosa di commestibile o da riciclare. Non è un quartiere abitato da stranieri o da cubani benestanti come Miramar, Playa e Vedado, ma da persone con un salario mensile di 20 dollari americani, il costo della bottiglia d’olio d’oliva. L’immondizia non raccolta e i cassonetti presi d’assalto sono piaghe inedite per Cuba, che si aggiungono alle solite dei black-out continui per la mancanza di carburante e guasti nelle unità termoelettriche.

Casa Linda appartiene all’impresa import-export Italsav S.r.l di Avezzano, il cui titolare Berto Savina fa business a Cuba da circa 30 anni, sempre in sintonia con il castrismo la cui partnership ha consentito l’apertura di Agua y Jabón, la catena storica di negozi aseo (saponi e detersivi) sparsa per tutta l’isola, adesso sostituita dal nuovo marchio; 20 container al mese di media che arrivano dall’Italia. Savina incontrò Fidel Castro la prima volta nel 1996, al congresso FAO in Italia. Quell’incontro fece la sua fortuna a Cuba. Lo ricorda così: “Era una persona che con la sua presenza incuteva timore. Non tanto per i suoi modi di fare, ma soprattutto per la sua statura. Un uomo imponente”.

Messico e braciole – La voce cibo vede lo Stato impegnato su più fronti: 5 anni fa, un imprenditore messicano Luis Alberto Hernandez aprì nella ZED (Zona Especial de Desarrollo) di Mariel, Rich Meat, una fabbrica di carni che lavora materia prima locale e importata. ”Bistecche, filetto e braciole sono destinati alla catena dei ristoratori che pagano con bonifico a Città del Messico, dopo essersi registrati con Consumimport (l’agenzia statale che si occupa dei rapporti con i fornitori esteri, ndr)”.

Così racconta Ana, caporeparto di Rich Meat: “Nella fattura del cliente compare una trattenuta dell’1,5% dal totale dell’ordine per il governo, che riceve anche donazioni di picadillos, tubi di carne tritata ricavata dagli scarti di lavorazione”. Questi vanno negli MLC per la vendita al dettaglio. Ciò che resta, per la libreta di donne gravide, malati e bambini.

Per chiudere il cerchio, Mi Pyme, (Micro, pequeñas y medianas empresas) sigla che raggruppa gli imprenditori locali i quali hanno praticamente sostituito lo Stato nel commercio all’ingrosso delle merci importate. Ancora una volta, il settore alimentare fa la parte del leone, attraverso una rete capillare di distribuzione a negozi e botteghe familiari sparse sul territorio che si occupano della vendita al dettaglio. I prezzi al consumatore di merci tutto sommato dozzinali sono proibitivi per il cubano de a pie, quello che non ce la fa.

Le sanzioni pesanti dell’embargo USA anche su aziende non statunitensi che esportano su Cuba, la speculazione praticata dagli stessi Mi Pyme, che sovente immagazzinano la merce comprata aspettando a distribuirla quando il cambio sale, e dulcis in fundo le commissioni da pagare al governo, hanno causato la svalutazione costante del peso al cambio col dollaro (oggi 1 US = 364 MN) che ha fatto impazzire il costo della vita con le conseguenze attuali per chi paga in moneta locale.

Cuba è ormai un’economia a doppio binario, che procede per linee parallele, destinate a non incontrarsi mai: da una parte, un’élite variegata, composta da funzionari del regime che lucrano sulla fusione tra pubblico e privato – alcuni titolari sottotraccia di imprese Mi Pyme – seguiti dai locali che fanno affari in patria con ristoranti e negozi (molti supportati dai familiari in Florida) ed infine aziende straniere come la Italsav che raccoglie i frutti di un lavoro durato 30 anni a braccetto con il governo cubano per rifondare un marchio ormai obsoleto, aprendo il primo di una catena di supermercati all’avanguardia che vendono prodotti italiani esclusivamente in dollari, ignorando un embargo a doppio standard.

Una rivoluzione degli spaghetti, ma in salsa cubana, fondata sul sacro totem della comida, che fa la differenza con il resto della popolazione, la quale al contrario continua a dibattersi in una indigenza cronica, a causa della mancanza di un paniere base per una corretta alimentazione. Uova, carne e verdura, oggi sempre più care e raramente reperibili nei mercati popolari, costituiscono lo status symbol che divide Cuba in due percorsi. Se il primo viaggia lungo un binario a bordo di una locomotiva a tutto vapore, il secondo giace su un binario morto.

(foto credit © F.Bacchetta)

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