A Corigliano-Rossano, pronto soccorso da trincea

  • Postato il 29 aprile 2025
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A Corigliano-Rossano, pronto soccorso da trincea

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Il quadro generale, sulla situazione dei pronto soccorso negli spoke di Corigliano-Rossano tracciato dal direttore Asp di Cosenza, Martino Rizzo


Pronto soccorso al collasso, lo spoke di Corigliano e di Rossano in trincea. La fotografia scattata dal direttore sanitario dell’Azienda sanitaria di Cosenza, Martino Rizzo, sul sovraffollamento dei pronto soccorso parla chiaro: la situazione è critica e, senza una programmazione seria, il rischio è che diventi del tutto ingestibile.

PRONTO SOCCORSO AL COLLASSO


Una riflessione che investe in pieno anche lo spoke di Corigliano-Rossano, che, dopo l’hub dell’Annunziata di Cosenza, è di fatto l’ospedale di riferimento non solo per la vasta area della Sibaritide, ma anche per i piccoli centri dell’entroterra jonico. Dal quadro tracciato da Rizzo emerge che nei primi mesi del 2024 si sono registrati quasi 200mila accessi ai Pronto Soccorso della provincia, di cui 65.000 solo all’Annunziata di Cosenza.

PRONTO SOCCORSO DI RIFERIMENTO DELLA SIBARITIDE


Gli altri 132.584 si sono distribuiti tra gli ospedali dell’Asp, con un dato particolarmente allarmante: il 59% degli accessi riguardava codici bianchi e verdi, dunque casi che non avrebbero richiesto un intervento d’emergenza. A Corigliano-Rossano, lo spoke ha assorbito il 20,4% degli accessi totali della rete ospedaliera provinciale, posizionandosi saldamente al secondo posto dopo il grande hub cosentino. In media, ogni giorno, sono circa 107 i pazienti che si presentano nei Pronto Soccorso di Rossano (56) e Corigliano (51). Numeri che testimoniano come lo spoke jonico sia ormai una colonna portante del sistema sanitario provinciale, chiamato a sostenere carichi assistenziali sempre più elevati.

RETE TERRITORIALE


Tuttavia, il problema che si riflette sui pronto soccorso sono quelli della rete territoriale, fortemente indebolita da anni di scelte discutibili e dalla chiusura di ospedali strategici come quelli di Cariati e Trebisacce. In molte aree della provincia, compresa la fascia jonica, le guardie mediche sono insufficienti, spesso del tutto assenti, e anche i medici di base, a causa delle nuove regole di appropriatezza prescrittiva e della burocrazia sanitaria, si trovano limitati nella loro azione.

PRONTO SOCCORSO, SOVRAFFOLLAMENTO E CARENZE STRUTTURALI


Per il direttore sanitario, il sovraffollamento nasce da una somma di carenze strutturali: troppi pochi medici di famiglia, mancanza di medici del 118, assenza di percorsi post-emergenza per i pazienti cronici. È stato da poco bandito un avviso per 60 nuovi medici di medicina generale e 75 medici dell’emergenza territoriale, ma resta il dubbio se queste figure professionali arriveranno davvero a colmare i vuoti, considerando che la “coperta” – come la definisce lo stesso Rizzo – è ormai cortissima. Una parte della soluzione passa attraverso il Pnrr, con la creazione di strutture intermedie tra ospedale e territorio, capaci di ospitare pazienti cronici che oggi sovraccaricano impropriamente i reparti di emergenza.

LA SFIDA CULTURALE

Ma la vera sfida resta quella culturale: «I Pronto soccorso – ammonisce Rizzo – devono essere utilizzati solo per l’emergenza-urgenza. Però questo potrà accadere solo quando ci saranno alternative adeguate sui territori». Senza un potenziamento serio della medicina territoriale, senza il rilancio dei servizi di base, senza il completamento delle opere previste dal Pnrr (come l’Ospedale unico della Sibaritide), il Pronto Soccorso continuerà a essere l’unico punto di riferimento per ogni tipo di problema sanitario, inadeguato però a reggere l’urto di una domanda così vasta e variegata.

La speranza, conclude Rizzo, è tutta nella determinazione a non rassegnarsi. «Siamo calabresi e se vogliamo, insieme, possiamo migliorare le cose. La rassegnazione la lasciamo ad altri».

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